Philip K. Dick. L’uomo che ricordava il futuro
- Autore: Anthony Peake
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2017
Philip Dick vedeva raggi di luce rosa e scrutava nel futuro. In condizioni alterate di coscienza (pre)vide persino la sua morte. La descrisse nel poscritto di una lettera indirizzata a Claudia Krenz il 25 febbraio 1975:
“Ieri notte sono stato in piedi fino alle cinque. Ho fatto qualcosa che non avevo mai fatto prima: ho ordinato all’entità di mostrarsi per me…l’entità che mi guida interiormente da marzo. Poi è trascorso un periodo come in sogno, immagini ipnagogiche di una città sommersa molto graziosa, e poi un’unica, cruda scena orripilante, inerte ma non immobile: un uomo giaceva morto a faccia in giù in un soggiorno, fra il tavolino e il divano” (p. 180).
Il 18 febbraio del 1982 lo troveranno così. Per terra, nel minuscolo appartamento del quartiere messicano di Santa Ana, dove viveva. Stando a quanto scrive Anthony Peake nella sua poderosa biografia dedicata allo scrittore “Philip K. Dick. L’uomo che ricordava il futuro” (Gremese, 2017)
“(…) la figura piuttosto alta, tarchiata, barbuta e stempiata di Philip K. Dick giaceva sul pavimento priva di sensi, incastrata tra un divano rotto e un tavolino che i suoi due gatti, Harvey e Mrs Mabel M. Tubbs, usavano per rifarsi le unghie. Aveva avuto un ictus e sarebbero trascorse ore prima che giungessero i soccorsi” (p. 13).
Comincia dalla fine il libro di Peake. Dalla naturale chiusura del cerchio di un uomo ininquadrabile, controverso. Un genio (di certo), un veggente (forse), uno schizofrenico funzionale (anche). Profeta, istrione, depresso, commesso in un negozio di musica, tossicodipendente, innamorato dell’idea di innamorarsi (ebbe cinque mogli), scrittore di successo che vive alla giornata per decenni, gigante della fantascienza, vetero-orwelliano. Un paranoico, visionario di universi fuori sesto, teofanie, virtualità, reincarnazioni, e poteri assoluti.
In “Philip K. Dick. L’uomo che ricordava il futuro” c’è tutto questo e c’è tanto altro (i romanzi, in primis): la vita di Philip Dick declinata in luci e ombre. minuto per minuto. E persino la sua possibile “traduzione” in termini esoterici (p. 183) o neurologici (p. 245). Un libro muscolare e fiammeggiante, rimando all’anima dell’uomo e dello scrittore di cui rincorre le orme.
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