Piazza Fontana. Il primo atto dell’ultima guerra italiana
- Autore: Gianni Barbacetto
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2019
La bomba esplosa nel salone della Banca dell’Agricoltura di Milano, alle 16.37 di venerdì 12 dicembre 1969, è stata per decenni uno dei misteri della guerra asimmetrica ai civili che ha insanguinato l’Italia dal 1969 al 1980, scatenata dalla destra eversiva e da pezzi deviati dello Stato per frenare l’ascesa del Partito Comunista. Tutto ha avuto inizio da una strage in piazza Fontana, nei pressi del Duomo, “la strage” che dopo cinquantadue anni non ha colpevoli, ma nemmeno segreti.
“Io so. Noi sappiamo. Basta con la retorica dei ’misteri d’Italia’. Abbiamo indizi e anche prove che ci dicono chi mise le bombe”, dichiara Barbacetto, chiosando Paolini nel presentare l’ultima e forse definitiva edizione di un lavoro di ricerca storica, politica e giornalismo avviato a vent’anni dai fatti, quando mancavano elementi e certezze, per una catena interminabile di depistaggi e delegittimazioni. Il saggio si intitola Piazza Fontana. Il primo atto dell’ultima guerra italiana ed è stato pubblicato per Garzanti nel 2019.
Settantenne milanese di radici carniche, con studi e laurea in filosofia, ha cominciato la professione nelle radio libere (trasmettevano musica ribelle e politica), ha fondato con Nando Dalla Chiesa e diretto il mensile Società civile, è una delle firme di punta del Fatto Quotidiano. La prima edizione di questa indagine risale al 1993 (il titolo era Il grande vecchio), quando sembrava che la fine della Guerra Fredda nel mondo e del pentapartito in Italia potesse schiudere gli archivi e fare chiarezza. Non è andata così. Nel 2009, la seconda edizione segnò qualche progresso, ma nonostante il tempo trascorso la verità su piazza Fontana restava “indicibile”. Ora sappiamo, sostiene, “malgrado manchino le sentenze definitive di condanna e i nomi dei responsabili penali individuali”.
Un lungo elenco, all’inizio del nuovo testo. Ordine Nuovo, gruppo fascista e filonazista collegato a servizi e apparati statali e stranieri. Gli editori padovani Franco Freda e Giovanni Ventura (deceduto nel 2010), responsabili secondo una sentenza della Cassazione, ma non condannabili perché assolti definitivamente per lo stesso reato nel 1987. Carlo Digilio, militante di Ordine nuovo e informatore dei servizi USA, che ha confessato il suo ruolo nella preparazione e indicato complici, fornendo elementi insufficienti però a condannarli. Resta l’unico di cui è stata riconosciuta la responsabilità processuale.
Altri, noti alle cronache, sono entrati e usciti dalle inchieste o assolti: il fondatore di Ordine Nuovo Pino Rauti, il referente nel Triveneto Carlo Maria Maggi, gli aderenti Delfo Zorzi, Martino Siciliano, Massimiliano Fachini, Marcello Soffiati e Stefano Delle Chiaie, capo di un altro gruppo eversivo neofascista, Avanguardia nazionale, accusato degli attentati contemporanei a Roma.
Barbacetto elenca i responsabili degli apparati dello Stato negli anni della strage e delle indagini successive, oltre ai politici che hanno rivestito cariche istituzionali nello stesso periodo, quello “dell’ultima guerra italiana”. Un conflitto “non ortodosso”, “psicologico”, una “guerra asimmetrica”, combattuta da “un esercito segreto, senza divise e senza bandiere, che riteneva di combattere il male, il comunismo” e ha fatto vittime tra cittadini inermi. Si sono trovati al momento sbagliato nel luogo sbagliato, una banca, un treno, una piazza, una stazione.
Otto stragi politiche in quindici anni, tra il 1969 e il 1984: piazza Fontana (12 dicembre 1969), stazione di Gioia Tauro (22 luglio 1970), Peteano (31 maggio 1972), Questura di Milano (17 maggio 1973), piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974), treno Italicus (4 agosto 1974), stazione di Bologna (2 agosto 1980), treno di Natale 904 (23 dicembre 1984).
Centocinquanta morti, oltre seicento feriti. Tutte le stragi (con qualche differenza solo per quella del 1984, che una sentenza definitiva ha giudicato promossa da Cosa Nostra) hanno caratteristiche comuni: responsabili cercati nei gruppi dell’estrema destra; indagini inquinate da protezioni, coperture, depistaggi e occultamenti di prove; scopi terroristici senza spiegazioni accertate. Quasi tutte sono ancora oggi senza colpevoli, esecutori, mandanti.
Altri episodi ascrivibili al terrorismo nero hanno aggiunto morti e feriti: omicidi eccellenti, colpi di Stato tentati o minacciati, piani eversivi, bombe su treni e impianti. Depotenziate anche le indagini su alcune organizzazioni segrete: dalla loggia P2 alla rete Stay Behind in Italia (Gladio).
Una soluzione processuale definitiva l’ha ottenuta la strage di Peteano nel Goriziano: tre carabinieri morti, due feriti, attirati da una telefonata anonima presso una 500-bomba. L’innesco era collegato allo sportello. Sono stati condannati alcuni dei responsabili di Brescia e dell’ordigno nella stazione di Bologna. Sentenze definitive, ma incomplete: mancano i mandanti, alcuni degli esecutori, molti dei complici.
Generazioni di magistrati si sono misurati con i misteri dell’eversione. Barbacetto cita Libero Mancuso: “ci avete sconfitti, ma sappiamo chi siete” e conclude: “non abbiamo, in molti casi, i nomi dei colpevoli, ma il disegno è chiaro”.
leggi anche
Strage di Piazza Fontana: i libri da leggere
Piazza Fontana. Il primo atto dell'ultima guerra italiana
Amazon.it: 14,25 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Piazza Fontana. Il primo atto dell’ultima guerra italiana
Lascia il tuo commento