Piccolo mondo perfetto
- Autore: Kevin Wilson
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2018
Izzy Poole, una diciottenne neodiplomata, è ad una profonda svolta della propria vita: da tempo orfana di madre e con un padre quasi assente, pensa di aver trovato l’amore in Hal, il suo insegnante di Arte. Dopo un anno insieme, lei è incinta e vuole stare con il suo uomo per crescere il bambino che nascerà. Non tutto, però, va come previsto e Izzy si ritroverà sempre più sola fino a diventarlo definitivamente. Sola, senza il proprio uomo, però decisa, determinata a far nascere il proprio bambino.
Così ha inizio il romanzo “Piccolo mondo perfetto” (Fazi, 2018) di Kevin Wilson.
La storia della giovane va ad incontrare quella di nove coppie, che, nello stesso periodo danno alla luce un figlio. I bambini e i loro genitori saranno scelti per uno strano progetto psico-pedagogico della durata di ben dieci anni. Izzy, protagonista del romanzo, viene contattata, unica madre single, dal dottor Preston Grind che invita lei e il suo piccolo a partecipare al progetto PFI, “Piccola famiglia infinita”, una sorta di “comunità” in cui i dieci nuovi nati cresceranno insieme così come anche i loro genitori. Da cosa scaturisce l’idea? Dal volere di una ricca e anziana donna d’affari (Brenda Acklen) e soprattutto dalla sua esperienza di vita. Lei, come racconta al dottor Grind, aveva avuto un’infanzia non facile.
Quando avevo quattro anni mio padre morì d’infarto. Uno shock violento . Venuto a mancare lui, mia madre fu costretta a trovare un lavoro per mantenerci. I miei nonni erano morti da tempo, mia madre era figlia unica. Era completamente sola. Fece del suo meglio per tirare su me e il mio fratello maggiore ma i tempi erano duri e alla fine capì che non ce la faceva. Ci portò all’orfanotrofio della Chiesa di Dio di Knoxville. Il punto, Preston, era che specialmente a quell’epoca, secondo l’opinione prevalente, gli orfanotrofi erano luoghi dove i bambini venivano trascurati e maltrattati. Ora, anche se non ho dubbi che in certi casi fosse assolutamente vero, per me il periodo trascorso all’orfanotrofio è stato, in tutta sincerità, un dono. Mia madre aveva problemi mentali e ci sottoponeva a un gran numero di abusi psicologici. Non era in grado di occuparsi di noi. Ma l’orfanotrofio, sì.
Da questa visione così singolare di un luogo e di un periodo di vita nasce il desiderio della donna cui il destino, durante la lunga esistenza, aveva poi sorriso, permettendo di ricreare una famiglia più grande di quella nucleare fatta da lei, dal marito e dai figli. Proprio in virtù di quei ricordi nasce il progetto.
…di una rete più grande, per assicurarsi che ogni singolo bambino sia amato e accudito.
Anche la scelta del dottor Preston Grind non è casuale: figlio di due tra i più famosi psicologi dell’infanzia fra gli anni Ottanta e Novanta, Preston era stato il maggior oggetto di studi da parte dei genitori che avevano applicato su di lui tecniche educative oltremodo bizzarre. Lo si poteva definire in credito con la vita: dopo un’infanzia singolare, il destino, con un incidente stradale, gli aveva portato via moglie e figlio, i suoi unici veri beni.
Così Izzy e altre nove famiglie s’incontrano: dieci figli e i loro genitori vivranno insieme in una comune, mentre alcuni psicologi li osservano. I bambini, per i primi anni di vita, non sanno chi siano i loro genitori biologici e ne saranno a conoscenza solo al quinto anno di età.
Strano progetto che, però, nonostante alcune difficoltà pare davvero funzionare. Le dinamiche dei singoli o di gruppo non sono mai troppo forti ma comunque risultano coinvolgenti. Qualche episodio va a minare la quiete della comunità, ma in generale tutto pare filare abbastanza bene, fin troppo per dieci differenti famiglie che, da un momento all’altro, hanno condiviso la vita con altre persone mai conosciute prima. Nonostante, se narrato in breve, il racconto paia idilliaco, il romanzo non ha nulla di fiabesco. Le vicende si leggono con interesse soprattutto per le positive figure del dottore, di Izzy e di suo figlio Cap.
Kevin Wilson sa dosare gli eventi fortunati e non: il progetto di cui si lascia ai lettori il piacere di leggere, all’improvviso, non sarà più lo stesso e la vita riserberà ai protagonisti e a chi aveva condiviso la comune un destino non come quello previsto. C’è, in parte, un lieto fine che potrebbe rendere il romanzo un po’ “troppo dolce” ma, in fondo, a chi fra noi, la vita, almeno una volta, non ha sorriso?
“Piccolo mondo perfetto” è un romanzo che, nonostante le quasi quattrocento pagine, si lascia facilmente leggere per la delicatezza e la sensibilità con cui l’autore racconta di personaggi comuni e di eventi singolari.
Piccolo mondo perfetto
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