Piercing di Ryu Murakami

Kawashima Masayuki è un ventinovenne graphic designer di successo, felicemente sposato e padre di una bellissima neonata. Ma l’armonia familiare cessa bruscamente dopo poche pagine. Kawashima, osservando la sua dolce bambina dormire nella culla, è attraversato da un pensiero tremendo: vuole perforarle lo stomaco con un punteruolo da ghiaccio.
Sconvolto, scappa da casa, ma le sue voci interiori lo tormentano. Non ha altra scelta: per salvare la sua famiglia deve proiettare i suoi impulsi omicidi su Chiaki, una giovane prostituta esperta di pratiche sadomasochistiche.

Leggendo la quarta di copertina del romanzo Piercing, pubblicato dalla casa editrice Atmospherelibri nel 2021 e tradotto da Gianluca Coci, ci sembra di essere davanti a un romanzo dalle tinte horror. Murakami però utilizza gli stilemi del genere per lanciare dei messaggi sociali molto precisi.
Ryu Murakami non vuole caratterizzare Kawashima solamente come uno spietato e brutale assassino. Per lo scrittore, Kawashima non è un mostro, ma è una persona che ha alle spalle un passato fatto di abusi e violenze perpetrati dalla madre, a causa dei quali ha maturato i suoi impulsi omicidi.
Nelle prime pagine del romanzo il flusso dei suoi terribili pensieri si alterna a dolci momenti di vita familiare. Egli è un ragazzo ordinario che ama sinceramente la moglie e la figlia. Ma il male oscuro, che per molto tempo ha tenuto a freno, emerge prepotentemente e sconvolge il quadretto familiare. Il desiderio di sfogare i suoi impulsi violenti su una prostituta non ha altro scopo se non quello di salvare le due persone più importanti della sua vita.
Ma Kawashima non è il solo personaggio del romanzo perseguitato dal suo passato. La prostituta Chiki, il secondo protagonista del romanzo, durante la sua infanzia è stata vittima di abusi da parte del padre e per questo ha sviluppato tendenze suicide e autolesioniste. La sua impetuosa energia sessuale è la sola cosa che le permette di sopire i sui impulsi autodistruttivi.

Ciò che più impressiona del romanzo è la capacità di Murakami, maestro della sintesi formale, di cambiare registro narrativo senza soluzione di continuità.
Dalle pagine introspettive tipiche dei thriller psicologici, da cui strabordano i pensieri omicidi di Kawashima e quelli autolesionisti di Chiaki, si passa a pagine erotiche intrise di sessualità sadomasochistica, fino a giungere al momento dell’incontro tra i due protagonisti. Ed è proprio mentre la violenza sembra esplodere che le attese del lettore vengono disilluse: da qui in avanti il tono cambia e inizia ad assumere le caratteristiche di una “commedia nera” che, attraverso una serie di equivoci, vede l’alternarsi di violenza e ironia.
Ma è attraverso questa struttura anticlimatica che lo scrittore lascia presagire una speranza per i due protagonisti, simboleggiata da Chiaki che si buca il secondo capezzolo per farsi un altro piercing.
Questo gesto, che aveva già compiuto in passato quando aveva toccato il fondo la prima volta, rappresenta il desiderio di dare inizio a una nuova vita, la sua sola certezza oltre il dolore e le consuetudini.