Blu quasi trasparente
- Autore: Ryu Murakami
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Rizzoli
Siamo nel Giappone più vero, più profondo, quello del grande cambiamento sociale e culturale, quello della ribellione sconvolgente.
Ryū, un ragazzo giapponese di diciannove anni, è un disincantato, un bambino stregato. Il suo modo di guardare, di osservare il mondo è diverso: “Ryū, non devi guardare le cose come se fossi appena venuto al mondo!”
Il mondo in cui vive insieme a tanti ragazze e ragazzi è catastrofico.
Sono una nuova generazione dissipata, come degli zombie si aggirano per strada nella speranza di attaccarsi a qualcosa. Ma nulla può salvarli: sperano allora nelle visioni, nelle allucinazione di cui sono vittime frequenti, non per lo sviluppo fantasioso della propria indole, ma a causa dello smodato consumo di droghe, pasticche ed alcool.
La descrizione degli intrugli di allucinogeni e whisky rende tragica la loro vita.
Non esiste una misura. Non esiste un limite. Se hanno lo stomaco dolorante si rinuncia al latte e si prendono delle bevande alcoliche.
E’ una specie assoluta e senza limite.
Se i padri hanno combattuto una guerra sconfinata, loro non possono, sono già sconfitti quando sono nati e per sempre lo saranno.
Sono senza pace, gli unici momenti tranquilli sono quanto il cervello è annebbiato, offuscato. Nei momento di pausa possono solo provare a raggiungere un altro limite al decadimento morale e spirituale (quello fisico è già andato).
Il libro è affascinante perché la scrittura di Murakami è corporea, solida e riempie tutti i sensi.
Oltre ad una lettura soffocante, annusiamo anche gli odori nauseabondi, lanciamo sguardi su corpi disfatti e consumati.
E’ una lettura tridimensionale e ultra sensoriale.
I corpi dei ragazzi sono di fronte a noi, spesso senza vestiti, sporchi, puzzolenti, piedi neri.
Se non bevono e non si drogano, stanno a vomitare, camminando con i residui del rigetto sui sandali.
Sentiamo l’odore acre del vomito, del cibo rancido e guasto; vere leccornie per gli scarafaggi dei loro appartamenti.
La casa è sporca, nessuno si interessa a pulirla, si gettono i rifiuti organici dove ci si trova.
La mente è andata.
Questi ragazzi lerci, sudici, drogati sentono un solo impulso: quello del sesso.
Il sesso, oltre la droga, riempie inutilmente le loro vite.
Le orge per soddisfare i soldati neri americani sono il massimo della degradazione per le ragazze. Sono trattate con disprezzo e utilizzate per i loro giochi erotici.
Non solo le ragazze ma anche Ryū è oggetto delle loro pulsioni sessuali depravate.
E Ryū, come le ragazze, accetta passivamente la sua sorte.
Non ci pensa neppure di rivoltarsi. La loro è una ribellione passiva ed estrema nella forma.
Se negli stessi anni in Europa i giovani si suicidavano nelle organizzazioni terroristiche, in Giappone la ribellione è umana.
La violenza è terribile, ma fine a se stessa e rivolta contro la propria persona.
Non c’è neppure una parvenza di giustificazione. C’è solo la stanchezza a destare la crudeltà:
«Uhm, ti viene voglia di ammazzarla, no? Più che di scoparla…» e «Dài, Ryū, ammazzami! …».
E’ la continuazione di una guerra persa, è la continuazione della gioventù di Yukio Mishima.
Una violenza scatenante e ingiustificata, nonché una prevaricazione della loro gioventù.
La differenza fra i due scrittori è nelle prospettive future. In Murakami è una generazione persa, vinta.
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