Pietre. Poesie in quattro lingue
- Autore: Rita Branca
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2018
Cominciamo dal titolo di questa bella raccolta di oltre cento poesie di Rita Branca "Pietre. Poesie in quattro lingue" che già subito campeggiano in copertina. Si tratta di una composizione artisticamente organizzata, un ovale sghembo in cui le singole pietre sono disposte dalle più piccole in basso a sinistra alle più grandi in alto a destra, quasi frammenti di un reperto archeologico.
Perché dunque il titolo "Pietre"? Nel senso di una montaliana riduzione della poesia a “scarnificati ossi di seppia”, metafora di un incomunicabile male di vivere? No, perché Rita Branca si apre esuberantemente alla vita e alla bellezza del reale. La risposta è nella poesia eponima (pag. 199, ma con foto-immagine diversa dalla copertina):
Dal cuore acceso della terra saettate l’eterno, palline di fuoco in viaggio solenne e giocoso.
Le pietre sono, dunque, parti di rocce originarie della terra, non segni inorganici ma forme primordiali, magmatiche, che affiorano dal profondo della Grande Madre (creatrice e nutrice non matrigna) e che nella Branca producono parole per dire le emozioni del vivere.
L’emozione del vivere struttura l’intera raccolta, una sorta di canzoniere personale che si apre con l’emblematica “Quercia sarda” e con la stessa immagine - simbolo circolarmente si chiude nella bellissima poesia Oltre dove “la flessuosa quercia sarda” incontra “l’imperturbabile ulivo pugliese”, nel più ampio contesto “della culle mediterranee”.
Sì, Rita Branca è una poetessa mediterranea che, partita dal luogo di nascita sassarese-logudorese-sardo, arriva alla nuova residenza di elezione barese-pugliese-adriatica sull’altro versante del mediterraneo. Questa moderna Penelope non rimane nella sua isola a tessere la tela per disfarla di notte in attesa del suo Ulisse (v. Prigioniera pag. 20), ma parte ella stessa in un suo periplo sempre più ampio di cui si fa cantatrice.
Sono tutti paesaggi esotici in genere caldi e solari (Casablanca, Istanbul, Zanzibar, Dubai, Sahara,) con mete sempre più lontane e misteriose come il Nepal, ma sempre debordando “oltre” il dato naturalistico e facendosi paesaggio interiore.
In questo particolare e personalissimo canzoniere è assente la storia ed ogni riferimento ad altro che non siano le emozioni e le sensazioni vive di chi scrive. Anche nelle due poesie datate con precisione Autunno 2014 e Inverno 2014, l’io dell’autrice è al centro di tutto con le sue storie, ricordi, idee, incontri, desideri, amori, malinconie, affetti familiari e persino gusti alimentari.
L’apertura al mondo per allargare la propria esperienza al più largo numero di lettori (evidente già nel sottotitolo Poesie in quattro lingue) si rivela maggiormente nelle (auto)traduzioni in inglese, francese e logudorese, che è la grande novità del volume e su cui andrebbe elaborato un articolo a parte.
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La recensione di Lucia Fiorentino coglie nel segno, si parla infatti di un approccio ottimista verso tutto e tutti nonostante numerose tempeste (le pietre del titolo, ovvero le difficoltà della vita). La poesia di Rita Branca è come uno specchio che riflette ciò che giace nel profondo della sua anima, ciò che non tutti riescono a cogliere anche dopo una breve conversazione. Dietro il suo piglio energico e determinato, si trova uno spirito sensibile che attinge continuamente da una fonte inesauribile di ispirazione, ovvero la vita, e la plasma come fa un artigiano nel suo laboratorio.
Ella è una profonda innovatrice della poesia, perché dai suoi versi traspare una sperimentazione coraggiosa, sia nella forma che nei contenuti. Dietro la calma apparente dei paesaggi, dei ricordi, si nasconde un magma sempre attivo di creatività.
Chi scrive più in quattro lingue diverse? Non credo vi siano altri autori.
Solo i versi aiutano a conoscere le mille sfaccettature della sua anima.
La recensione di Lucia Fiorentino coglie nel segno, si parla infatti di un approccio ottimista verso tutto e tutti nonostante numerose tempeste (le pietre del titolo, ovvero le difficoltà della vita). La poesia di Rita Branca è come uno specchio che riflette ciò che giace nel profondo della sua anima, ciò che non tutti riescono a cogliere anche dopo una breve conversazione. Dietro il suo piglio energico e determinato, si trova uno spirito sensibile che attinge continuamente da una fonte inesauribile di ispirazione, ovvero la vita, e la plasma come fa un artigiano nel suo laboratorio.
Ella è una profonda innovatrice della poesia, perché dai suoi versi traspare una sperimentazione coraggiosa, sia nella forma che nei contenuti. Dietro la calma apparente dei paesaggi, dei ricordi, si nasconde un magma sempre attivo di creatività.
Chi scrive più in quattro lingue diverse? Non credo vi siano altri autori.
Solo i versi aiutano a conoscere le mille sfaccettature della sua anima.
Come dice la preziosa recensione di Lucia Fiorentino, il mondo poetico espresso in registro plurilingue di Pietre, il volume di poesie in quattro lingue di Rita Branca, meriterebbe solo per questo uno spazio a parte. La lingua madre, il Sardo Logudorese, fa dell’opera un’insolita quanto importante incursione nei meandri più autorevoli e reconditi della produzione, di ogni produzione che voglia dirsi Poetica.
I temi versati si appropriano di tutto l’ universo vita: la terra e il mare della terra d’origine si addolcisce dei ritorni, l’amore si declina dagli sguardi all’ amplesso, l’amicizia dall’ omaggio alla delusione. I viaggi sono le persone e le lenzuola stropicciate da altri, le spezie, la sobria e pungente vita... Al Boqala della Marsa affida le striature delle sedimentazioni dei giorni e a quelle rocce altri messaggi...
Leggere Oltre è necessario prprio per capire La Signora della sera, per camminare veloce o soffermarsi con il respiro di Rita Branca.
“Pietre”, Rita Branca’s lovely book of poems, with its beautiful accompanying pictures, is unique in many ways.
Being gifted at birth with two mother tongues (together with the very different cultures of side-by-side Italy and Sardinia) this lucky poet received a running start.
She later developed this gift by studying other languages and cultures. Indeed, writing this book in her retirement has triggered her expertise and teaching experience in English and French to explore further - and to discuss her work in depth with other mother tongue speakers.
Rita Branca continues to live a rich life, discretely conveying her observations right into her heart - and out, to share with others through her writing.
Learning Arabic - as one of the poems in “Pietre” informs us - is Rita Branca’s next, already beloved, linguistic adventure into unknown territory. Her explorations are by no means at an end. Her work has courage, as well as beauty.
These little poetic gems are not translations, but entries into other perspectives of seeing, feeling and being; transpositions in a way. They range from being just a single thought which drifts across a sight line on butterfly wings and a mere breath of wind, through many short verses, long ponderings on such as the romantic history of bed sheets whose touchingly embroidered red initials rise up from generations past - still lovingly tended, to entrance a visitor staying awhile; they can be a coveted memory which shifted a life sideways – or directed a way ahead.
The hugely varied moods of the sea are ever present, caressing the sensitive body beneath a warming sun - or powering a full-blown explosion of rage.
These poems enter other languages with confidence, daring and caring.
They are a delight to read aloud; over and over again.
Very few people in the educational world understand how this makes them – together with well-chosen (or specially written) songs – the very best material for a mother tongue teacher to share with adult students; or, of course, for other solo adventurers to sail into new territory.
“Pietre” needs to be accompanied by a disc of readings by top class mother tongue readers. Thus provided, it could easily become a best seller.