Poema della fine
- Autore: Vasilisk Gnedov
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2020
A me la pagina bianca fa paura
Ennio Flaiano, 1972
Anima,
blanca como la pagina,
se levanta la palabra
Octavio Paz, La palabra dicha
(da Dìas habiles, 1958-1961)
Nessuna paura sottesa, nessuna similitudine metafisica, nella pagina bianca di Vasily Ivanovich (Vasilisk) Gdenov. La sua è l’apoteosi della sfida che ogni giorno l’uomo intenta con l’arte e l’arte con l’uomo. Qualche decennio dopo il Poema della fine (Terra d’ulivi edizioni, 2020, trad. M. Tarantino), John Cage ha "scritto" lo spartito di 4’ 33", che ordina agli strumenti una pari frazione temporale di silenzio. Ma mentre Gdenov crea per sempre, con un atto di volontà preciso, una pagina bianca dove in ogni momento si potrà iniziare a leggere il poema, Cage ha dovuto creare intorno al suo silenzio una cornice nel tempo, un inizio e una fine, presupporne gli esecutori - immobili e silenziosi, con lo strumento accanto - e dargli una costante possibilità d’esecuzione, una ripetibilità nel tempo storico.
Poema della fine è perciò più autenticamente rivoluzionario della provocazione di John Cage, che tradisce un ghigno, un discorso politico, lontanissimi invece dall’opera del russo. La pagina bianca di Gdenov è scelta per sempre, non può essere né contestata né riempita né circondata da qualcos’altro - si erge definitivamente, insormontabile, davanti agli assunti e alle pretese di qualsiasi idea dell’arte, di qualsiasi canone, passato, presente e futuro. E sfugge anche alla storia, in primis alla storia dell’arte.
Gli ex-ergo che ho scelto, tra i tanti possibili, ci riportano invece al più noto scenario dello scrittore davanti al foglio bianco, sgomento o meditabondo. Per il futurista russo il libro invece è già scritto - o potrà comunque scriversi - ma non è stato trasposto sulla pagina, restando illeggibile per una infinita momentaneità.
Il lettore di Gdenov, alla fine, è sfidato a diventare scrittore, a immaginare lui il poema della fine, verso per verso, immaginare di scriverlo e leggerlo; ma sarà un lettore mutevole, insoddisfatto, autocritico, che s’arrende alla perpetua pagina bianca lasciata da Gdenov o sarà invece capace d’un salto inatteso e sorprendente sedendosi alla scrivania?
Ecco, a scrivere realmente il Poema della fine potremmo essere noi, ciascuno di noi (ed è quello che forse s’augurava l’autore) ma la sua pagina, quella del suo Poema, resterà bianca per sempre.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Poema della fine
Lascia il tuo commento