Anime oneste
- Autore: Grazia Deledda
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Raccontare l’anima delle persone, cioè la loro intimità, la parte più nascosta e che quindi rappresenta la loro dimensione più autentica, è ciò che spesso gli scrittori tentano di fare nei romanzi e nei racconti dal carattere introspettivo e intimista. Difficile però è farlo senza cadere nella tentazione di descriverne solo ed esclusivamente le imperfezioni, con la giustificazione che l’essere umano non è perfetto ma finendo con il rendere i difetti, i peccati e le debolezze il nucleo della storia, soprattutto al giorno d’oggi.
Grazia Deledda racconta in una novella lunga, così come veniva definita all’epoca, ma in quello che di fatto è un romanzo breve dal titolo Anime oneste (pubblicato recentemente dall’editore Il Maestrale, 2024), esattamente la realtà opposta da quella descritta in molte moderne storie familiari e non solo. Il suo infatti è un romanzo "buonista" dove la bontà, l’onestà e la purezza dei sentimenti sono il motore principale della vicenda, pur nei problemi e nelle vicissitudini familiari che i personaggi in esso descritti vivono in prima persona.
Va detto innanzitutto che questa è un’opera giovanile della grande autrice sarda, scritta a soli 23 anni e che si sarebbe rivelata una sorta di splendido biglietto da visita per la sua futura e luminosa carriera letteraria, che raggiunse il suo apice con il conferimento appunto del Premio Nobel del 1926.
Colpisce fin dalle prime pagine, nonostante la giovane età di Grazia Deledda, la maturità stilistica, la capacità di strutturare con efficacia il racconto e la capacità di creare una forte e indiscutibile empatia tra il lettore e i personaggi descritti nel libro. Pubblicato per la prima volta nel 1895 dalla casa editrice Cogliati, questo libro è stato rivisto e corretto in alcune parti, rendendolo anche più moderno nel linguaggio nella seconda edizione del 1910 pubblicata dall’editore Treves, che viene riportata fedelmente in questa nuova versione proposta nel 2024 da una piccola ma interessante casa editrice sarda, "Il Maestrale", che ha sede proprio nella città natale di Grazia Deledda, Nuoro.
Viene riproposta in apertura di questa edizione la lettera di accompagnamento originale di Ruggero Bonghi del 1895, quella che oggi potremmo definire una sorta di prefazione, davvero bella e commovente e che introduce il romanzo e tesse le lodi dell’autrice, ritenuta brava e già matura nello stile pur delicato e "buonista". La stessa Grazia Deledda definirà in seguito, a suo giudizio, migliore questo suo romanzo breve rispetto a La via del male del 1896, di fatto complementare ad Anime oneste.
La storia racconta la vicenda dei Velena, famiglia benestante di possidenti terrieri e coltivatori, che decide per volontà del suo capofamiglia, Paolo, di adottare la piccola Anna, detta Annicca, figlia di una delle sue sorelle che vive in un paesino vicino e che è rimasta orfana fin da bambina, portandola a Orolà, piccolo comune della provincia di Sassari dove appunto egli vive insieme alla sua numerosa famiglia, composta da sua moglie Maria Farà e dai suoi sette figli: in ordine d’età Sebastiano, Cesario, Lucia, Angela, Caterina, Antonino e Emanuele, soprannominato Nennele.
Anna si colloca per età dietro ai primi quattro suoi cugini ed è poco più grande di Caterina. La bambina cresce e si inserisce a poco a poco ma bene nel nuovo contesto familiare, dove viene trattata con rispetto e amore fin da subito, come se fosse una figlia naturale di Paolo e Maria Farà Velena. I problemi legati al lavoro nei campi, dell’allevamento e di tutto le attività che si svolgono nella casa e nelle terre di proprietà della famiglia Velena si intrecciano con le relazioni interpersonali e le vicende amorose che diventano uno dei temi principali di quello che di fatto è un romanzo familiare, ma del quale Anna in particolare diventa la protagonista, anche se la narrazione avviene in terza persona come nella maggioranza delle opere di narrativa scritte in quel periodo storico. Questo non rende tuttavia la narrazione pesante e poco coinvolgente, perché l’autrice è brava a far parlare i suoi personaggi, a entrare nella loro mente e nel loro cuore, a saper carpire i segreti delle loro anime e a tessere con abilità una storia dove, nonostante ambizioni, passioni e sogni coltivate da coloro che animano la vicenda, non c’è spazio per perversioni e cattiverie ma al limite per un po’ di egoismo, debolezze e fragilità umane, tutti elementi che conferiscono un carattere realistico e verosimile all’intera vicenda e ai suoi protagonisti.
Su tutti dominano le personalità di Anna e Sebastiano che si riveleranno a poco a poco essere le "anime oneste" a cui il titolo fa riferimento. Anna, intelligente, gentile, sensibile e generosa, mostra un grande amore per la vita e un profondo senso di gratitudine tanto da non soffrire più di tanto, se non in qualche breve momento di sconforto, il cambiamento di vita che avviene con il trasferimento a casa degli zii intorno ai nove o dieci anni circa di età.
Con il passare del tempo i figli dei Velena crescono e ognuno cerca di prendere la propria strada. Angela è la prima a sposarsi e a lasciare casa per andare a vivere in continente al Nord, mentre Cesario il più studioso ma anche snob, pigro e viziato dei figli va a studiare a Roma all’Università per diventare avvocato. Scelte che poi comporteranno difficoltà e in parte ripensamenti che causeranno preoccupazioni alla famiglia. Anna invece, cresciuta e diventata un’adolescente sempre timida ma un po’ più sicura di se stessa rimane a lavorare presso la proprietà di famiglia, specializzandosi nel ricamo, nella cucitura e in altri lavori manuali. Oltretutto ha un’eredità di una terra da poter riscattare raggiunta l’età adulta. Anche il maggiore Sebastiano, che di fatto diventa il braccio destro del padre nel lavoro dei campi e nella gestione delle terre, rimane a casa, salvo in seguito allontanarsi per andare a cercare di rendere coltivabile una terra abbandonata e incolta sempre di proprietà familiare, distante qualche chilometro da casa, per poter realizzare il suo sogno di avere un suo terreno coltivabile di nuovo valorizzato con piante, animali e natura rigogliosa che possano crescere su un di territorio prima dedito al pascolo selvaggio del bestiame.
Tra Anna e Sebastiano, nonostante siano parenti, ben presto nasce un sentimento sopito, che inizialmente solo lui prova nei confronti di lei e mai del tutto confessato. Anna infatti è innamorata inizialmente di Gonario, amico di Cesario e che frequenta casa Velena. Ma in seguito all’atteggiamento ambiguo di Gonario nei confronti della protagonista, dato che non si capisce se sia davvero interessato ad Anna, e anche all’avvicinamento tra lui e Caterina, decide di farsi da parte per il bene della sorella, che è davvero innamorata del giovane. Anna si chiude così in un momentaneo isolamento delusa e stupita dell’improvvisa partenza di Sebastiano ,che si allontana per realizzare il suo sogno professionale, evitando così di dichiararsi anche per non complicare la situazione in famiglia, ritenendo Anna ancora innamorata di Gonario. In seguito al matrimonio di Gonario e Caterina le cose cambiano, Anna cresce e matura a poco a poco e in lei cresce un sentimento per Sebastiano.
Il finale è tutto da vivere, pur non giocando su clamorosi colpi di scena, in quanto l’autrice punta alla costruzione di un romanzo dal carattere introspettivo e intimista, dove essendo presenti delle vicende che si susseguono al suo interno e animano la storia, la parte sentimentale si sviluppa più nel cuore e nell’anima dei personaggi che non in accadimenti e fatti eclatanti. La grazia, la delicatezza e la maestria con cui vengono descritti i paesaggi di una meravigliosa Sardegna un po’ selvaggia sia per la collocazione geografica del romanzo che si svolge interamente nel piccolo paese di provincia lontana dal grandi centri urbani e un po’ per l’epoca in cui è ambientato, rendono davvero intensa, edificante e realistica la narrazione.
Per quanto riguarda il registro linguistico, Grazia Deledda sceglie di non far parlare in dialetto i suoi personaggi e anche la lingua, per essere un romanzo scritto a fine Ottocento, è nel complesso sorprendentemente moderna con vocaboli ancora di uso corrente e una notevole fluidità nella narrazione, tanto da risultare gradevole ancora oggi per lettori di qualsiasi età. Un italiano ottimo e scorrevole e, se non fosse per la rara presenza di alcune parole scritte con una grafia più antiquata (vedi ad esempio “noja” e altri simili) che peraltro non disturba la scorrevolezza e l’armonia del testo, sembrerebbe un libro scritto molti decenni dopo rispetto alla reale data di pubblicazione.
Grazia Deledda è nata a Nuoro nel 1871 e scomparsa a Roma nel 1936 , città dove si era trasferita dopo il matrimonio e nella quale avrebbe vissuto fino alla fine della sua vita. Nella sua precoce, prolifica e brillante produzione letteraria figurano tantissimi romanzi e anche racconti, molti dei quali poco conosciuti o dimenticati. Il suo romanzo più famoso invece è considerato il suo capolavoro, ovvero Canne al vento.
Davvero meritevole il lavoro della casa editrice Il Maestrale che ha recuperato gran parte della sua produzione, oltre a raccogliere tantissime opere poco note al grande pubblico, quasi tutte di autori sardi o comunque soprattutto di libri che parlano di Sardegna. Anime oneste fa parte della collana Tascabili Narrativa.
Grazia Deledda è stata la seconda donna in ordine di tempo a vincere il Premio Nobel per la Letteratura e la prima e finora unica donna italiana. La sua vita intensa fatta anche di impegno civile, oltre che culturale e artistico, meriterebbe un approfondimento specifico ,ma tra le curiosità è doveroso ricordare che è stata la prima donna candidata al Parlamento Italiano nel 1909 nella lista del Partito Radicale Italiano, in un’epoca dove le donne non avevano ancora diritto al voto nel nostro paese. Non venne però eletta.
Questo libro parla quindi della bontà e della purezza dell’animo umano che è presente in alcuni individui e che ci insegna che l’amore è anteporre la felicità dell’altro al proprio interesse personale e ciò permette di vivere in armonia con tutti coloro che vivono intorno a noi e con i quali condividiamo la straordinaria avventura della vita. Un libro delicato ma non banale, di un grande valore letterario e mai didascalico o retorico, ma denso di poesia, umanità ed emozione come solo un ottimo romanzo sa essere.
Questa la motivazione dell’Accademia di Svezia per l’assegnazione del Premio Nobel che le venne assegnato nel 1927, ma relativo all’anno 1926, a questa grande autrice:
Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta temi di generale interesse umano.
In una bellissima registrazione della sua voce ancora disponibile in rete, racconta in pochi secondi la sua vita in reazione all’assegnazione del Premio Nobel e tra le altre cose dice:
Avevo un irresistibile miraggio del mondo. Ho avuto tutte le cose che una donna può chiedere al suo destino. Ma grande sopra ogni fortuna la fede nella vita e in Dio.
Un’autrice forse un po’ dimenticata in Italia tranne che nella sua amata Sardegna, ma da riscoprire per la profondità della sua scrittura, il suo spessore umano e culturale e la sua limpida, intensa e positiva visione della vita, nella sua dimensione realistica e terrena ma anche immaginaria e spirituale. Grazia Deledda è un’autrice straordinaria e una meravigliosa donna, come la sua terra, la Sardegna, regione splendida e autentico patrimonio mondiale e italiano da preservare e amare.
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