Portella della Ginestra. Primo maggio 1947
- Autore: Mario Calivà
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
“Sedici sopravvissuti raccontano la strage”, così recita il sottotitolo del libro di Mario Calivà, "Portella della Ginestra. Primo maggio 1947", giunto alla seconda edizione, arricchito di sette nuove testimonianze e con la prefazione di Susanna Camusso, già segretario generale della CGIL.
La ricostruzione del contesto storico dell’avvenimento è opera di Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro mentre chiudono il volume, due contributi di Alessandro Pontremoli e Nicola Tranfaglia.
È un libro che parla in modo chiaro ed eloquente di un momento tragico della storia di Sicilia, raccontato attraverso il racconto dei testimoni ancora viventi. L’autore ha chiesto ai sopravvissuti alla strage di Portella della Ginestra di raccontare quello che ancora ricordano di quell’infausto giorno del primo maggio 1947.
Quella di Portella, si deve considerare a tutti gli effetti la prima strage di Stato della storia della Repubblica che ebbe come vittima gente inerte, operai e contadini con le loro famiglie che si erano radunati per la prima volta dopo il triste periodo della guerra e della dittatura fascista.
Lo scopo primario di questo libro è quello di preservare la memoria dall’oblio, facendo narrare gli eventi dagli stessi protagonisti, dagli stessi individui presenti quel giorno. Questo è il taglio che l’autore ha voluto dare al suo lavoro che si distingue dagli altri per questa prospettiva in soggettiva, narrando gli accadimenti attraverso riscontri diretti, con i diretti ricordi, sentimenti e passioni.
In esergo dell’introduzione viene citata una significativa frase del noto storico Francesco Renda:
E poiché non si è data verità e non è stata fatta giustizia, la questione è rimasta e rimane una ferita aperta non solo per quanti allora subirono quella inenarrabile violenza ma anche per coloro che hanno atteso ed ancora attendono verità e giustizia.
La memoria va preservata e supportata con tutti i mezzi a disposizione ed in questo caso sulle pagine di un libro che tratta di avvenimenti che non devono essere rimossi. La memoria del passato è determinante per dare dei giudizi, fare dei bilanci, prendere delle decisioni rompendo il velo di indifferenza sui caduti di tutte le stragi.
Vi è nel libro uno sguardo al passato, non in maniera superficiale, ma ricercando aspetti meno noti ed è una memoria viva quella che emerge dalle interviste.
A Portella si era andato in un clima di festa, per chiedere il diritto sacrosanto ad un lavoro e l’applicazione del decreto Gullo del 1944 con cui finalmente si stabiliva che i prodotti della terra dovevano essere divisi in parti uguali tra il contadino e l’agrario. In passato il contadino era costretto ad accettare una percentuale intorno al venti per cento facendogli però carico delle altre spese tra cui quelle della semina, per cui ci si era costretti ad indebitarsi per sfamare la famiglia.
Ovviamente sia i latifondisti che la Mafia, si opposero a questa normativa, considerata un’insidia ai loro introiti che sarebbero scesi dall’ottanta al cinquanta per cento con le conseguenze di cui sono testimonianza gli accadimenti che ne scaturirono.
Il libro si legge come un racconto di un passato che serve a dare un significato anche al presente ed ha il grande merito di non fare parlare solo gli storici, ma di far sentire la voce di chi realmente era sui luoghi ed ha visto morire al proprio fianco gli amici e i propri cari.
Portella della Ginestra. Primo maggio 1947. Sedici sopravvissuti raccontano la strage. Nuova ediz.
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