Potenza e bellezza. Cronache da Roma e da Parigi (1796-1819)
- Autore: Elido Fazi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2021
Fazi pubblica nella collana “Le strade” Potenza e bellezza. Cronache da Roma e da Parigi (1796-1819) (2021) dell’economista, editore e scrittore Elido Fazi, dove viene ricostruito un periodo decisivo per la storia dell’Italia e dell’Europa.
“Lei che ha letto tanto, avrà letto anche dello scontro tra vecchi e nuovi titani, e dell’imporsi di una nuova legge, dettata dalla Bellezza. Per questa legge, chi è primo in Bellezza alla fine lo sarà anche in Potenza. E presto i conquistatori di oggi saranno costretti a piangere, come ieri abbiamo pianto noi”.
La smania di grandezza del corso Napoleone Bonaparte, la cui unica passione per tutta la sua esistenza fu la sete di comando, il bisogno di conquista e la Potenza.
La Bellezza delle Arti, delle Lettere e del creato, luce guida di Monaldo Leopardi e di suo figlio Giacomino, rappresentata dalla biblioteca privata del conte, contenente diecimila volumi e sterminate parole, cellule vitali della vita di suo figlio maggiore.
“Più è grande il potere degli uomini, più dolorosi sono i tradimenti”: Potenza e Bellezza, protagoniste degli ultimi anni del Secolo dei Lumi, dei primi anni dell’Ottocento, e finché esisterà il genere umano, continueranno a essere entrambe padrone del cuore degli uomini, sono anche protagoniste del nuovo romanzo dell’autore, che conquista il lettore fin dalle prime pagine.
“Questa è la storia di Monaldo e Costantino, Giacomo e Giacomino, dell’ascesa e del declino di Napoleone I e Gioacchino”.
Alla fine del Settecento il nostro Paese ancora una volta si trovava a essere terra di conquiste delle grandi potenze europee, infatti era in corso l’ennesima guerra tra Tedeschi e Francesi, e lo scontro aveva luogo nelle terre d’Italia. Il giovane conte Monaldo, di soli vent’anni, era a conoscenza delle prodezze di un giovane generale francese di soli sei anni più grande di lui, un certo Bonaparte, che aveva facilmente sconfitto l’esercito piemontese e quello austriaco entrando dalla Liguria, incuneandosi tra i due schieramenti.
“Il generalino” adesso si trovava a Bologna, e Recanati, appartenente alla Stato Pontificio e luogo di origine del conte Leopardi non era poi così distante. L’idea del parvenu Napoleone era di attaccare l’Austria partendo da quell’espressione geografica chiamata Italia, governata da dodici Stati, che si dividevano in reami, ducati, granducati e repubbliche. Con una rapidità che aveva dell’incredibile, le liberateur de l’Italie!, era sceso lungo la Penisola, mettendo in risalto divisioni e rivalità, sventolando la bandiera della Libertà, ma era una libertà apparente quella che la Francia aveva concesso all’Italia.
I francesi avevano instillato nella popolazione italiana l’idea di Libertà, ma non c’era altra via per i patrioti italiani che lottare con le proprie forze, senza l’auto di francesi e austriaci, che pensavano solo ai loro interessi. L’altruismo e non l’interesse dovrebbe guidare gli uomini — regola che dovrebbe valere sia ieri sia oggi. Ma non è così, perché da sempre il tasso di interesse è al centro del mondo. Del resto “Quanto può valere un uomo che vende Venezia?”.
Recanati, “natio borgo selvaggio” (Le ricordanze) dove l’antica famiglia Leopardi abitava nella casa in fondo alla cittadina circondata dal bellissimo giardino, luogo amatissimo del futuro “grande marchigiano”, e il panorama che lo circonda: il profilo dei Monti Sibillini, che si vedono in lontananza, e il mare, che si riesce a scorgere dal terrazzo.
Monaldo, filosofo, politico, letterato, ma pessimo amministratore dei propri beni al contrario di sua moglie, la marchesa Adelaide Antici, “ottima amministratrice”, madre dei suoi dieci figli, ma quelli che sarebbero arrivati all’età adulta furono Giacomino, bambino precoce, che si distingueva per la sua intelligenza e sensibilità, Carlo e Paolina. Monaldo, più mater familias che pater familias, perché passava la maggior parte del tempo leggendo libri o giocando con i bambini.
Parigi, dove gli anni passano in fretta, teatro della febbrile scalata al Potere di Napoleone Bonaparte, inseguendo Potenza e Bellezza, soprattutto quando depredava i tesori italici e che per sete di Gloria avrebbe finito i suoi giorni in una sperduta isola vulcanica dell’Atlantico meridionale.
È straordinario come, a soli 17 anni, Giacomino Leopardi avesse già compreso tutto:
“Ma supponiamo che questa supposizione – e cioè che un Paese potente è anche il più felice – non sia vera, e che la vera felicità dei popoli fosse riposta non nella Potenza ma nella pace necessaria alla creazione di cose belle, alle arti più utili, alle lettere, alle scienze, nella prosperità del commercio e dell’agricoltura, fonti della ricchezza delle nazioni. Se questo fosse vero, e cioè che il paradigma per valutare la felicità degli Stati è la Bellezza e non la Potenza, probabilmente non esisterebbe al mondo un popolo più felice di quello degli Italiani”. (Orazione per la liberazione del Piceno).
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