Potrei avere l’orticaria
- Autore: Annalisa Perini
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Annalisa Perini è giornalista e scrittrice decisamente originale, ironica e istrionica, capace di sedurre con una prosa pirotecnica e fantasiosa. Il suo testo Potrei avere l’orticaria (edizioni Battello Stampatore, 2019, pp. 112), con prefazione di Elvio Guagnini, già dal titolo mostra la sua verve e una forte componente surreale.
Si tratta di 24 racconti brevi, densi di immagini allusive che rivelano i nessi nascosti del tessuto della vita, sia essa reale o immaginaria. Ma il mondo immaginale è autentico, è Shakespeare ad affermarlo in quella nota sentenza tratta da La Tempesta, la sua commedia forse più stupefacente: "Noi siamo della stessa stoffa di cui sono fatti i sogni".
Ed effettivamente per la scrittrice il confine tra immaginazione e realtà è sfumato. Se aggiungiamo che si tratta di un’amante dei gatti, gli animali magici e chiaroveggenti per eccellenza, presenti nel libro, guardiani dell’inconscio e della nostra profondità, il quadro è completo: scrivere, per l’autrice, è un esercizio di trasfigurazione con cui dare senso e volto autentico al mestiere di vivere. Subito ci ragguaglia nel primo racconto-poesia, anche rimato:
"La signorina M tolse da uno scatolone / l’immaginario su una varia umanità. / Non le piaceva il color del girasole che / contrastava con la sua grande sobrietà.”
Per avvisarci che siamo tutti raccolti in una stessa barca, come dice una frase idiomatica, ma qui la barca diventa invece uno scatolone. Siamo parte di un tutto e di uno stesso destino. Viviamo e moriremo. La signorina M è seria ma i colori dell’esistenza sono accesi ed espressionistici. M perché? Ogni parola e ogni lettera racchiudono un segreto, tanto più se la brevità è il tratto distintivo della scrittura. M è la lettera della madre, del contenitore accogliente, del femminile per eccellenza. Ma si tratta di una signorina non ancora madre, giovane, molto fresca, sebbene non ami il colore arancione, forse la spaventa? Nell’estrarre è molto presente. Tutto il libro le assomiglia, nel senso che tutto accade ora, con una vivacità che conquista. Leggere piccole storie riconcilia con i grandi drammi, li minimizza e ridimensiona, fa spuntare un sorriso sulle labbra. E queste pagine sorrisi ne strappano diversi, anche quando in gioco sono i sentimenti, i più fragili quelli di adolescenti inesperti che esigono baci e a "lei" "sembrava di avere mangiato una lumaca" in una situazione tragicomica. O se al cimitero qualcuno piange ricordando un "lui" morto da sei mesi che suonava la fisarmonica, o in un caffè il violinista si mette un dito nel naso. Grottesco e arte si sposano in un ritratto.
Tutto è detto cogliendo l’attimo, e in quell’attimo per alcuni innocuo, osserva l’autrice, altrove potrebbe essere stata dichiarata una guerra. L’apparente futile è imparentato con il dramma e "l’estate dura sempre troppo poco". Frase lapidaria che racchiude una filosofia, la precarietà e la sua accettazione, il "memento mori", ricordati che devi morire. Vita e morte si mescolano.
Gli ultimi racconti più lunghi sono noir che aggiungono un brivido al fluire.
Perini invita a leggere i simboli, a comprendere il substrato usando il registro della leggerezza. La si ascolta, poiché sono racconti detti "a voce alta", come recita il sottotitolo del libro, con l’aspettativa di sapere cosa succederà, catturati dal molteplice e dal frammento, che dice come tutto scorra in un girotondo di short stories che lasciano un sapore di nostalgia, di incompiuto, di desideri inappagati.
"Condizionale" è una prosa poetica sull’ipotetico che in realtà è reale, immagine del disagio, della perdita, dell’angoscia, teatro dell’assurdo e della malinconia:
"L’acqua potrebbe essere gialla / evidenziando, nei tubi, della ruggine. / (a farla scorrere, quindi, non un semplice disuso. / E potrei supporre che sia una cosa grave).
Potrebbe piovere, e non piove. / Potrebbe fare immensamente caldo, / senza condizionatore. / Potrei avere l’orticaria, / un’allergia ereditata da un parente, / insieme a soli debiti.”
Per superare i disagi occorre sbarazzarsi dell’inutile come nel racconto "Carico e scarico", saper buttare via due paia di stivali (metaforici) e proseguire coraggiosamente nel cammino.
I frammenti sono una sintesi. Per arrivare dove? Esiste un punto fermo nello scrivere-vivere? Una certezza? Un punto d’appoggio?
L’amore è spesso abbandono, impastato di lacrime, o disatteso da chi vive murato vivo, incapace di empatia, come in Lenot, un personaggio anaffettivo, staccato dalla realtà, a causa, si suppone, di una madre fredda. Il discorso da giocoso si fa grave, scava nei perché pregressi, nei meandri della psiche, secondo l’interpretazione psicanalitica.
Ed è proprio l’amore, scopriamo, il filo conduttore delle storie, l’amore per cui si può uccidere ma per cui si vive, si lavora, si attende. Così accade a Genoveffa in Almost an angel:
"Poi le chiese: - Che impressione hai avuto della relazione tra la vittima e la pasticcera?
[…] – Che avessero trovato ciascuno nell’altro una parte mancante – rispose Elena, senza esitazione. - Che, in una vita di sacrifici, fossero finalmente un reciproco approdo.”
Questo amore si rivela impossibile. Ma non importa, l’importante è viverlo credendoci.
Perini è maestra di contraddizione, tutto ha una doppia valenza e rendersene conto è saggezza. Questa la "morale" del condizionale, l’espressione del dubbio, una sospensione tra bene e male, ma pure status mentale della speranza. Dobbiamo credere all’irrealizzabile, o quanto meno ipotizzarlo sapendo che è tale; credere nell’utopia che non sta in nessun luogo. Tale è pure l’insegnamento di Leopardi in molte pagine dello Zibaldone.
Però tra Elena e l’ispettore che indaga sui delitti vediamo realizzarsi un’amicizia complice e scanzonata, residuo di un loro legame. Questo solidale capirsi è possibile e sembra durare, rappresenta quel punto fermo di cui tutti abbiamo necessità per stare al mondo. E che si trovi proprio dove si contempla la morte è certamente una consolazione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Potrei avere l’orticaria
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