Proust a Grjazovec
- Autore: Jòzef Czapski
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2015
Ci troviamo nel gulag di Grjazovec, a 400 chilometri a nord di Mosca, nel 1940 e nel 1941. Già vivere in un gulag deve essere atroce, quando la guerra impazza e tu sei lontanissimo anche da Mosca e sei un ufficiale, ma per non impazzire devi condividere le tue conoscenze con gli altri internati: chi parla di musica, chi di opere d’arte, chi di giardinaggio, un ufficiale conosce l’opera di Proust, mai pubblicata ancora in Russia perché "esempio di decadenza borghese".
Parlare di Proust ad altri ufficiali non è facile e dunque il Nostro toglie riferimenti all’omosessualità dello scrittore che parla di questa condizione in Sodoma e Gomorra.
Quindi fa molto ridere, pur nella tragedia del posto, che Czapski si inventi di sana pianta un Proust che
"potrà comunque concedersi qualche incontro galante con una bella ragazza, e che non farà la fine di quel cavallo della mitologia antica che si cibava solo di rose"
Che bisogna inventarsi, parlando ad un gruppo di ufficiali. Czapski normalizza la condizione sessuale dello scrittore, perché l’omosessualità, nel 1940, era ancora vista come un vizio innominabile e quindi la Recherche diviene un libro di passioni eterosessuali.
Si sofferma molto sulla parte prima del romanzo quando si scrive dell’amore di Swann per Odette, donna bellissima e maliarda, che non riesce ad essere fedele a nessun uomo, per superficialità e voglia di mondanità.
L’ufficiale, però, si ricorda pure che fine Proust fa fare a Odette nell’ultimo libro della Recherche, Il tempo ritrovato, una donna avvizzita, invecchiata, non accompagnata da nessuno proprio durante la festa della figlia.
Il barone di Charlus non viene nominato perché rappresenta il caposaldo della pederastia nell’opera di Proust.
In compenso, l’ufficiale si ricorda a memoria la parte del libro dove viene descritta la morte di Bergotte, l’unica parte del libro che si può non celare.
Per presentare l’opera ai commilitoni, Czapski si inventa di sana pianta la vita di Proust. Restano veri l’amore per la madre, i viaggi in Normandia, le sue malattie ed idiosincrasie e poco altro. Nondimeno, il libro è ricco di fascino e nella parte finale c’è un capitolo che descrive chi fosse Czapski, a prescindere dal suo amore per l’opera proustiana.
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