Psiche
- Autore: Luigi Zoja
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bollati Boringhieri
- Anno di pubblicazione: 2015
Da quando Copernico e Darwin hanno ricondotto l’essere umano al suo relativismo ontologico, il nostro sistema psichico vacilla sulle gambe come il più sprovveduto degli sparring partner sul ring. Si è resa necessaria una presa di coscienza: l’antropocentrismo è stata una bufala bella e buona, la Terra gira senza alcun significato attorno al suo asse, in un lembo periferico dell’universo. Quanto all’uomo, è parente prossimo degli Orango, altro che immagine e somiglianza di Dio. Lo dice Freud, con parole di ben altro spessore, ma il succo è questo. Senza contare il colpo da knockout inflitto alle religioni dalla "scoperta" dell’inconscio. Come rimarca il prof. Luigi Zoja, nel suo recente “Psiche” (Bollati Boringhieri, 2015):
“(…) la psiche vera e propria fu, per Freud, l’oggetto della terza rivoluzione conoscitiva laica: la psicoanalisi. Essa insegna che l’io autocosciente, convinto di portare avanti libere scelte, non è che uno dei fattori all’opera nella mente, e solo a volte quello definitivo, attendibile, razionale”.
Capita l’antifona? Ci portiamo appresso il presunto “colpevole” delle nostre malefatte, ce lo portiamo “dentro”. Se Dio è morto, il Diavolo esiste meno che mai, così in materia di “tentazioni”, piuttosto che coi demoni (vedi le così dette possessioni diaboliche) occorre fare i conti con il Mr. Hyde che alberga in ciascuno, nonché con la nostra “pulsione di morte”, faccia opposta della libido secondo l’imprescindibile dr. Freud. In altre parole: l’inconscio è l’ospite inquieto che ci tampina da presso. Mai visto qualcuno potersene disfare quando gli conviene, lasciarlo a casa come si lascia un fardello ingombrante. L’inconscio è un coacervo intricato di bagliori nel buio (peraltro sede di potenziali “proiezioni”), con cui siamo chiamati a vedercela ogni giorno. Diciamocelo a bassa voce ma diciamocelo: l’inconscio ci condiziona in maniera subdola, ci determina, ci tiene in ostaggio e mica soltanto nei sogni. Ritorno al libro: come già nel poderoso “Paranoia”, l’analisi di Zoja si estende alle ricadute collettive che tutto questo “pulsare di energia psichica” trova nella società e nella storia, evidenziando, fra le altre cose, come
“per larga parte della vicenda umana è prevalsa una condizione partecipativa, fusionale, in cui - con l’aiuto di cerimonie collettive e di convinzioni profonde - i contenuti psichici inconsci venivano proiettati nel mondo circostante. La modernità invece, attraverso l’eclisse del sacro e l’espansione della coscienza, fa tornare lentamente le proiezioni nell’individuo. Uno spostamento titanico, previsto sia da Freud sia da Jung, che esalta la libertà personale, ma crea una nuova fragilità: rende solitarie le emozioni e alimenta le patologie della psiche postsociale”.
Come dire: finite le ideologie (laiche o religiose che fossero), esauriti gli alibi "esterni" ai concetti di colpa e redenzione, smarrito ogni collante di fede, per la nostra psiche - alle prese con nuovi "disagi" - sono iniziati i guai seri. Tra i più lucidi analisti junghiani della scena mondiale, Luigi Zoja riflette da (molto) vicino sulle dinamiche conseguenti a questo stato di cose, nel consueto stile amabile-puntuale che fa di “Psiche” un saggio stimolante, da non perdere.
Psiche
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Recensione molto interessante, che invita ad approfondire l’argomento, sulle orme indicate dall’illustre psicanalista junghiano Luigi Zoja. Ma forse ci si dovrebbe anche interrogare sui recenti sviluppi, e successi, della nuova psichiatria (DSM, riduzionismo), e sulle conquiste della neurobiologia, che circoscrivono il ruolo della psiche (e delle sue patologie, dei suoi incubi...) in un ambito puramente medico, e optano per soluzioni farmacologiche. Ridimensionando un secolo di analisi, e di scandagli junghiani o freudiani nell’inconscio. Chi avrà ragione? Ai posteri...