Psicologia dei fenomeni occulti
- Autore: Carl Gustav Jung
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
Psicologia dei fenomeni occulti è un testo scritto da Carl Jung nel 1902, nel quale, attraverso un processo descrittivo e particolarmente esplicativo riguardante le patologie del sonno e della veglia, vengono analizzati con perizia e con causa numerose patologie il cui nome inizialmente può davvero spaventare, ma che poi si rivelano molto più comuni di quanto si possa pensare.
Il sonnambulismo, ad esempio, è frequente ed è quasi sempre affrontato in modo molto superficiale, fino a quando esso non provoca problemi molto gravi come quelli che vengono raccontati dall’autore a proposito di S. W., una paziente considerata da tutti una bravissima medium. Il concetto di sonnambulismo è nel suo caso collegato a quello di spiritismo, in quanto la donna cadeva frequentemente in uno stato di sonno nel quale poi si risvegliava parlando ed interpretando altre persone, ovviamente defunte, oppure conservando la propria identità e conversando semplicemente con loro. Tanti sono i film e i libri che ci hanno raccontato di questi fenomeni e siamo quindi a conoscenza delle modalità con cui queste “comunicazioni” con un presunto Aldilà avvengono, ma Jung cerca di spiegare questo fenomeno in termini esclusivamente psicologici. Egli stesso assiste in prima persona alle fasi attraverso cui S. W. abbandonava lo stato di veglia per immergersi nel suo strano sonnambulismo, nel quale non solo parlava con persone che non c’erano e che chiaramente vedeva solo lei, ma assumeva un linguaggio forbito ed un atteggiamento elegante, ostentando una certa sicurezza che durante lo stato di veglia non le apparteneva assolutamente. Inoltre molto spesso parlava il tedesco in modo naturale e scorrevole pur sapendo che non lo aveva mai imparato. Un altro aspetto inspiegabile era la sua capacità, sempre nello stato di sonno, di imitare talmente bene le persone che conosceva da indurre chiunque assistesse a quelle scene a riconoscerle di essere un’ottima attrice. Inoltre sottolineava quanto queste perdite di coscienza fossero assolutamente non volute testimoniando l’impossibilità da parte sua di controllarle. Il sonnambulismo, quindi nel caso della paziente S. W. è strettamente collegato allo spiritismo come ella stessa dichiara:
“Non so se quello che gli spiriti m’insegnano e dicono è vero, né so se sono veramente quelli che dicono di essere, ma non c’è dubbio che i miei spiriti esistano.”
Altri casi vengono descritti con la stessa perizia e cura di particolari, come quello della Signorina E, vedova, che colpita da grave isterismo, vedeva morti al lavoro e mentre era casa, soprattutto quando decideva di coricarsi, il suo letto si popolava di cadaveri. Ma questo non deve lasciar credere che ella avesse paura, anzi, la sua tranquillità e acquiescenza rendevano quelle terribili visioni un momento assolutamente normale nella sua quotidianità.
“Stanno venendo, ma non ci sono ancora tutti. Venite, la stanza è abbastanza grande e c’è posto per tutti. Quando ci saranno tutti verrò anch’io.”
Sconvolgente anche il caso di un bambino di nome Albert che per intere settimane, a causa di profondi attacchi di isterismo, dimenticava come si legge e come si scrive, perdendo anche l’uso della parola come se mai avesse imparato a parlare.
Jung racconta dei suoi pazienti attraverso una serie di appunti che evidenziano il suo approccio assolutamente scientifico, teso ad evidenziare le caratteristiche fisiche e psicologiche dei pazienti, accompagnate dai contesti ambientali e dalle esperienze di vita e familiari. Le patologie sono tutte analizzate e messe a confronto con i più importanti studi del passato, tutto per testimoniare la sua idea di fondo: non esiste lo spiritismo, come non esistono gli spiriti, al contrario di quanto invece credevano i popoli primitivi del passato. Ciò che avviene in alcuni momenti del nostro stato di veglia, che ci porta a cadere in improvvisi stati di sonno, portandoci a vedere o sentire cose solo apparentemente “soprannaturali”, non è altro che produzione del nostro stesso inconscio, di quell’io onirico che solitamente appare durante la notte, mentre dormiamo e che si oppone al nostro io della veglia.
Conclude il saggio sottolineando quanto sia importante per la nostra salute mentale usare sempre l’intelletto per rapportarci al mondo, nonostante ciascuno di noi abbia fortunatamente anche delle percezioni subliminali che limitano la validità della ragione. Ma per non incorrere in errore dobbiamo sempre “ragionare” prima di tutto, almeno fino a quando non avremo trovato una prova inconfutabile che dimostri il contrario.
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