Quaderni di un terrorista
- Autore: Giano Corte Moschin
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
La verità su venticinque anni di bombe in Italia contro gli innocenti? Tutto sulle firme diverse degli attentatori, tra il 1968 e il 1993? No, è solo narrativa e non ha la pretesa di emettere sentenze. Il punto di vista è soggettivo, ma ugualmente interessante. È giusto perciò andare a rileggere quegli eventi, nella loro sequenza temporale, ricostruiti narrativamente da Giano Corte Moschin, poeta oltre che scrittore, sebbene di poesia ce ne sia davvero poca negli anni di piombo raccontati nei “Quaderni di un terrorista”, romanzo pubblicato nel 2016 da Biblioteca dei Leoni, casa editrice di Castelfranco Veneto (268 pagine, 17.60 euro).
Un sedicente Lorenzo, solo in parte alter ego dell’autore, fa il “postino”, ma non lavora alle Poste. Diciamo che recapita bombe. Forse.
Terrorista? Più probabilmente, complice? O cinico responsabile? Di certo, dopo ogni consegna è successo qualcosa di tremendo.
Nel 1998, questo Lorenzo fa arrivare i suoi manoscritti alla donna ch’è uscita di colpo dalla sua vita. Sono dieci “quadernucci” a quadretti. Di fatto, glieli rovescia addosso, con tutto il loro contenuto. Li considera un “ordigno”: lo scrive, con un’assonanza sinistra rispetto agli “aggeggi” esplosivi che hanno causato dolore e morti, a cominciare da un pomeriggio di dicembre del 1969 in Lombardia.
Il primo rigo del primo quaderno reca la data del 21 agosto 1964, ma la nota di commento della donna che legge quelle memorie porta subito alla strage delle stragi: 12 dicembre 1969, Milano, piazza Fontana, Banca Nazionale dell’Agricoltura, ore 16,37.
Nel 1968 Lorenzo è a contatto con uno sgangherato gruppo sovversivo di estrema sinistra, che parla, anzi vaneggia, di rivoluzione e di napalm.
Poi incrocia un tale Gianni, di cui non conosce sede né indirizzo, ma per conto del quale accetta di compiere consegne, ad esempio quella borsa pesantuccia che un trafelato sconosciuto gli passa nella stazione di Milano, un venerdì di dicembre, nel primo pomeriggio. E lui l’ha trasferita fino al luogo dell’altro appuntamento concordato.
La costruzione del racconto è complessa, almeno a due voci. Gli appunti hanno una lettrice e l’autore degli scritti e il protagonista delle vicende finiscono per confondersi. E la trama prende corpo anche da una serie di interazioni epistolari.
Nel giro di presentazioni del libro, Giano ha tenuto a suggerire, in modo tutto sommato sibillino, che una parte di sé ed una di Lorenzo si possono considerare copiate con la carta carbone, non quella però che vede questo “terrorista per caso” effettuare le consegne. L’autore non si trova a suo agio nella parte del correo e marca la sua estraneità attraverso i commenti della donna che legge.
È chiaro, per un altro verso, il tentativo di Lorenzo di capire quanto è accaduto e di assolversi. Si manifesta nella stesura delle memorie e soprattutto nel passaggio degli scritti alla donna, che si verifica il 12 dicembre 1998, nel 29º anniversario della strage di piazza Fontana.
La lettrice chiosa le fasi temporali indicate nei quaderni, commentando le vicende raccontate da Lorenzo, puntualizzando, osservando, contestando. Lo fa nelle lettere al compagno, che si trova in carcere, accusato di crimini collegati agli episodi del diario. È in questo insieme che si va costruendo una possibile e comunque puramente narrativa ricostruzione degli eventi.
Lorenzo non è neofascista e nemmeno “rosso”, sebbene si faccia vedere nel ‘68 accanto a un gruppo rivoluzionario collocato ideologicamente a sinistra e agisca poi come sherpa di una formazione che persegue obiettivi d’ordine (ai nostri occhi, quindi, un soggetto della peggiore destra antidemocratica). Ma il “postino”, un po’ disinformato un po’ disincantato, non aderisce all’uno o all’altro, si muove come un cane sciolto della sovversione. Più che ad un rovesciamento politico, aspira ad un “rinnovamento sociale”, non ben definito.
Cosa faccia in effetti, ogni volta, non è poi tanto chiaro. E nemmeno che parte abbia negli eventi. Di certo, interviene in quattro episodi, altrettanti attentati: nella banca milanese, sul treno rapido 904 Napoli-Milano nel dicembre 1990, l’autobomba sotto la Torre del Pulci in via dei Georgofili a Firenze (maggio 1993) e le esplosioni a Roma nel luglio successivo.
Intanto, si passa attraverso tutti gli eventi bombaroli di un trentennio durissimo della storia nazionale: il folle episodio alla Questura di Milano nel 1973, la bomba sul treno Italicus l’anno successivo, la strage neofascista in piazza della Loggia a Brescia e il tragico 2 agosto 1980 nella stazione di Bologna, 85 morti, 200 feriti, il più grave atto terroristico in Italia.
Quanto alle bombe in via dei Georgofili e a Roma, è certa la matrice di mafia, ma non c’è traccia nelle pagine del romanzo. Se dunque si volesse stabilire come siano andate le vicende più oscure della seconda metà del ‘900 italiano, non è da questo lavoro che si riuscirà a farlo. Dopotutto è solo un romanzo e che romanzo: non ha concorso a caso all’assegnazione del Premio Strega nel 2016.
Quaderni di un terrorista
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