Qualcosa capiterà, vedrai
- Autore: Christos Ikonomou
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2016
Negli ultimi anni, economisti, politici e addetti del settore hanno indagato sulle cause della grave crisi economica che la Grecia ha dovuto fronteggiare, tentando di spiegare nei programmi di attualità e nei talk show numeri, trattati e strategie politiche. Ma non dobbiamo dimenticarci che al di là dei tecnicismi ci sono nomi, volti e storie di uomini e donne che in poco tempo hanno assistito impotenti al crollo delle loro certezze, scivolando nell’inferno della povertà, della disoccupazione e della precarietà.
È a loro che Christos Ikonomou sceglie di dar voce nei sedici racconti raccolti nel libro Qualcosa capiterà, vedrai (Elliot, 2016, trad. A. Gabrieli). Sono storie di grande impatto emotivo, ambientate nei quartieri popolari del Pireo, dove uomini e donne appartenenti perlopiù alla classe media operaia trascinano la propria vita a fatica tra bollette scadute, sfratti imminenti e l’impossibilità di soddisfare anche i più semplici desideri, come quello di un padre affamato e senza soldi che vorrebbe comprare un ovetto kinder al proprio bambino il giorno di Pasqua. Persone defraudate della loro dignità, che vedono sciogliere i loro sogni "come cubetti di ghiaccio" e si trovano a:
"essere come quei pinguini che mostrano alla televisione che vedono sciogliersi i ghiacci intorno a sé e non sanno a che cosa aggrapparsi e come fuggire a una smisurata follia e per la paura si scagliano l’uno contro l’altro per mangiarsi".
Padri, madri, figli, mogli e mariti, senza soldi, senza una casa, senza dio, immortalati nell’attimo in cui la disperazione della loro vita si mostra in tutta la sua ferocia tanto che neanche la dolcezza di ricordi felici riesce a lenire il dolore.
"Ho voglia di bestemmiare. Ma non ce la faccio. E non riesco neanche a parlare di queste cose, capisci? E dato che non riesco a dire quello che provo ho paura che smetterò di provarle. Che andranno perse. Mi spaventa molto questo silenzio. Una cosa disumana. Quanto silenzio può portarsi dentro una persona?"
Eppure in questi frammenti di disperazione non c’è mai una resa definitiva alla morte e all’ineluttabilità del destino. In ogni racconto si avverte un anelito di speranza, spesso nascosto dietro dettagli che solo in apparenza appaiano insignificanti. Elli, per esempio, prepara un chalvàs con semolino, miele e cannella il giorno in cui apprende, con una scritta di rossetto sullo specchio del bagno, di essere stata abbandonata dal suo compagno, scappato via con i suoi ultimi risparmi. Aris ha perso il lavoro ed è sul punto di mettere fine alla sua vita, ma alla fine desiste e fa ritorno a casa. Un amico di Aris, anche lui disoccupato, lotta con tutte le sue forze per liberare dal cappio una bitta su cui una donna ha dipinto l’immagine di un bambino, perché quel cappio deve essere tolto. E ancora, Niki che teme di perdere la casa, non riesce a togliersi dalla mente l’immagine di due giovani che, pur di non essere separati, si sono letteralmente incollati le mani e sente che anche lei e suo marito inventeranno qualcosa.
È questa la Grecia di oggi. È un Grecia che soffre, ma che non si piega. È una terra abbandonata dagli dei, ma che pullula di eroi nelle periferie delle città, uomini logorati che, pur vivendo la notte più buia della loro esistenza, tengono stretta la vita e sono ancora capaci di guardarsi e dirsi:
"Non voglio che tu perda coraggio. Qualcosa capiterà, vedrai".
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