Qualcosa che somiglia al vero amore
- Autore: Cristina Petit
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
A Parigi, in un pomeriggio di settembre la ventisettenne Clémentine Poli visitava per la prima volta l’appartamento ricevuto in eredità al numero 14 di rue Le Monde al centro della città. Dopo aver superato l’androne “c’era odore di tabacco e pioggia” la ragazza si stava avviando verso l’ultimo piano quando aveva incontrato il portiere dello stabile Hector Duval “un omino piccolo e grazioso” che indossava un gilet verde e aveva delle rose in mano. L’uomo aveva la passione per i fiori “amava prendersi cura del suo giardino” di cui aveva compreso la lezione: il fiore perde la freschezza ma la memoria del suo profumo rimane. Appena Clémentine aveva aperto la porta della sua casa, aveva avvertito una sensazione positiva. La vista che si godeva era bellissima “entrava Parigi in un lampo. Era lì, con i suoi tetti, le strade e le guglie, gli alberi che provavano a farsi vedere”.
Oltre a una camera con le pareti dipinte di celeste come il cielo, vi era uno studio le cui pareti erano ricoperte di scaffali di legno fatti su misura che andavano fino al soffitto, in un angolo un piccolo scrittoio con una sedia. La cucina custodiva il tesoro dell’appartamento: un terrazzino, con tavolino e due sedie, sui tetti della Ville Lumière. Clémentine, capace di entrare subito in relazione con le persone, possedeva una laurea in psicologia clinica e una specializzazione sui disturbi dei bambini. La ragazza aveva avuto l’idea di curare i suoi piccoli pazienti con l’aiuto dei libri, cercando di aiutarli a superare le loro paure con la terapia delle parole.
“Bisogna vedere i libri come persone di carta”.
Lo studio sembrava alla giovane il luogo più appropriato per iniziare la sua nuova attività. Il padre di Clémentine, Neri professore e scrittore “toscano verace” le aveva trasmesso l’amore per i libri. Dalla madre Blanche, Clémentine aveva ripreso il naso all’insù e l’attitudine francese di essere naturale ed elegante.
Nel condominio la giovane donna aveva fatto amicizia con il piccolo rubacuori Remy di otto anni “capelli chiari e un po’ rossi” e lentigginoso. Il bambino l’aveva subito invitata nella sua casa dove ogni mercoledì “mettiamo su il tè e chiacchieriamo”, si mangiava la ciambella al cioccolato “un piccolo rito che facciamo da anni”. Oltre a Clémentine, che aveva subito amato questo appuntamento, “c’era una boccata di aria fresca, di altri tempi”, partecipava anche Hector e l’affascinante e misterioso figlio Christophe. Nella città dell’amore, per la dolce e sensibile Clémentine, la quale serbava un dolore segreto nel suo grande cuore, c’era un uomo che la stava cercando.
“Ogni donna dovrebbe sapere aspettare la felicità”.
Leggendo Qualcosa che somiglia al vero amore è semplice rimanere affascinati dalla “magica” Clémentine e dall’amore che prova per i libri “sono uno dei rimedi salvavita” le cui pagine possono avere un effetto terapeutico.
Cristina Petit, già autrice di libri per bambini, è all’esordio nella letteratura femminile con questo coinvolgente romanzo nel quale i libri assumono un ruolo centrale, che viene pubblicato non a caso proprio oggi, 23 aprile, Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore. L’autrice, alla fine del libro rivela che scrivere è una delle tante uscite d’emergenza. “Clémentine e tutti gli altri abitanti del 14, rue Le Monde saranno sempre con il lettore, perché questa è la potenza della parola scritta” precisa la Petit che insegna a Bologna in una scuola primaria.
“Dei bambini mi attraggono i loro discorsi segreti, parlano con gli oggetti e con i loro amici immaginari”.
Una storia che trasmette ottimismo “la felicità è volere tutto ciò che si fa” e che fa sognare. Quindi un libro speciale per un giorno speciale “#ioleggoperché”, in cui la lettura è protagonista.
“I libri spalancano orizzonti di speranza”.
Qualcosa che somiglia al vero amore
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