Quando amavamo Hemingway
- Autore: Naomi Wood
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2016
Nella biografia romanzata “Quando amavamo Hemingway” (Bookme, 2016, titolo originale Mrs Hemingway, traduzione di Isabella Vaj) l’autrice inglese Naomi Wood dà voce ad Hadley Richardson, Pauline Pfeiffer, Martha Gellhorn e Mary Welsh, le quattro mogli di Ernest Hemingway (Oak Park, 21 luglio 1899 - Ketchum, 2 luglio 1961), scrittore e giornalista statunitense, Premio Nobel per la Letteratura 1954.
Antibes, giugno 1926.
“Ormai fanno tutto à trois. La prima colazione, poi una nuotata; il pranzo, poi il bridge; la cena, poi qualche bicchiere la sera. Dovunque vadano, Hadley ed Ernest sono accompagnati da una terza persona; una donna che si insinua tra loro come un’anguilla. È Fife, l’amante di lui”.
Nell’assolata e festosa Costa Azzurra, il giovane Hemingway, la generosa moglie Hadley e il loro figlioletto di tre anni Bumby dividevano la loro vita insieme alla redattrice di Vogue la risoluta ed elegante Pauline Pfeiffer, chiamata Fife dai capelli neri, corti, magra e piccola di statura. I tre adulti, pur consapevoli di essere infelici, non erano disposti “a suonare la ritirata”. Hadley sapeva che la bellezza del marito attirava gli sguardi di tutte le donne e avrebbe preferito trovarsi a Parigi nel loro appartamento e non nella calda e rutilante Antibes. La donna si chiedeva come aveva fatto a perdere il marito “anche se non è detto che l’abbia perso, non ancora”. Infatti, le due donne stavano studiando la situazione chiedendosi chi delle due avrebbe scelto Ernest. Spesso Hadley non sapeva cosa pensare di lui; se considerarlo un bambino o un uomo.
“È la persona più intelligente che abbia mai conosciuto, ma talvolta le viene istintivo trattarlo come fosse un figlio”.
Hadley avrebbe perso la partita, perché Fife ed Ernest si sarebbero sposati con rito cattolico nel 1927. L’incostante Hemingway avrebbe lasciato anche Fife, dalla quale aveva avuto due figli: Patrick e Gregory, per convolare alle sue terze nozze nel 1940 con la scrittrice e reporter di guerra l’inquieta Martha Gellhom. L’ultima consorte di Ernest fu la corrispondente di guerra Mary Welsh, sposata a Cuba nel 1946, con la quale condivise la tenuta di Finca Vigia, una costruzione di fine Ottocento di architettura coloniale spagnola, a qualche chilometro a est de L’Avana.
“Davanti a lei si ergeva una magione bianca, immensa, candida come un ciottolo al sole dei Caraibi”.
I coniugi Hemingway sarebbero rimasti insieme fino a “lo sparo di quella mattina”. Il tratto comune che univa le donne era che ognuna di loro era certa di poter donare al proprio marito la giusta miscela di conforto ed ebbrezza per alimentare l’estro creativo del proprio consorte.
“Sono una fan di Hemingway dai tempi della scuola. Amavo i suoi romanzi e soprattutto il suo linguaggio, il suo stile semplice, quasi in economia”
ha recentemente dichiarato Naomi Wood in un’intervista, alla quale l’idea per scrivere il libro è venuta dalle “Lettere d’amore” scritte alle donne della sua vita, in cui
“il tono narrativo cambia totalmente rispetto ai romanzi: qui la prosa è
sentimentale, sensuale”.
Per la stesura del volume, basato in buona parte su avvenimenti reali e narrati dal punto di vista di ogni moglie, la scrittrice si è documentata in archivi e biblioteche e ha visitato le case, da Parigi a Cuba, dove lo scrittore ha vissuto, per ritrovare l’atmosfera in cui si muovono i personaggi e capire come i luoghi hanno contribuito a formare i loro caratteri.
“Quando amavamo Hemingway”, accuratamente scritto, offre uno scorcio inedito del grande autore americano visto attraverso gli occhi delle sue mogli, affascinate dalla sua intelligenza e avvenenza, le quali nonostante tutto, avevano intuito quanto Ernest avesse bisogno di loro.
“Un album di fotografie delle mogli dove dietro ogni coppia si libra lo spettro della moglie precedente”.
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