Quella notte a Saxa Rubra
- Autore: Maurizio Mannoni
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2024
Sono numerosi i quartieri di Roma a vantare un nome curioso, dall’etimo trasparente, ingannevole o enigmatico, eco del passato, di aneddoti, leggende, persone e luoghi. C’è Fonte Meravigliosa che deve il suo nome fiabesco a una sorgente e Dragona a evocare scenari pericolosi. Grottaperfetta che nulla c’entra con una caverna e Infernetto che, invece, un tempo pare fosse davvero un piccolo inferno. Ci sono Centocelle e la Garbatella di origine dubbia perché non siamo certi della natura delle celle, né tantomeno che la seconda fosse una bella locandiera. E Ponte Mammolo, Monte Sacro, Torpignattara a ricordarci l’antica storia di Roma. E poi c’è Saxa Rubra.
Situato sulla via Flaminia nel grande raccordo anulare a nord della capitale, il quartiere si chiama così per il tufo rossastro del terreno che avrebbe battezzato anche Grottarossa. Secondo la tradizione nei dintorni si sarebbe svolto lo scontro decisivo tra Costantino e Massenzio, ma per i romani e non solo per gli addetti ai lavori dagli anni Novanta questo nome latino equivale al centro di produzione radiotelevisiva Rai.
È ambientato qui il romanzo Quella notte a Saxa Rubra (La nave di Teseo, 2024), il debutto narrativo di un maestro del giornalismo: Maurizio Mannoni. Per anni giornalista del Tg3, ha condotto Tg3 Linea notte fino al 2023 e curato programmi di informazione e approfondimento giornalistico di grande successo, tra cui "Ultimo minuto", "Primo piano" e "Un giorno per sempre".
Capitanati da Giovanni che si impone in assenza, i personaggi sbarcano, salpano, transitano, tornano negli uffici e negli studi televisivi di questo microcosmo dell’informazione pubblica che ha la forza di uno spazio fisico e simbolico. In questa storia dove non tutto è di fantasia e “tante cose impossibili sono avvenute”, a tenerci con il fiato sospeso è un’inchiesta doppia, perché la trama è attraversata da due linee narrative.
Come nella migliore tradizione noir alla Simenon, fin dalle prime pagine incombe il peso di una disgrazia dai contorni sfumati riguardante la morte di Giovanni, brillante giornalista e conduttore televisivo all’apice della carriera. A seguire la ricostruzione delle circostanze che l’hanno preceduta condotta a posteriori da un collega, deciso a scavare nel passato dell’amico che di tracce ne ha lasciate, ma nessuno ha voluto vederle. Non furono avviate inchieste e la dirigenza sembrò ansiosa di dimenticare il "fatto". E gli amici, i colleghi, i collaboratori? Non è facile rintracciare le persone coinvolte nella vicenda di Giovanni.
Frasi carpite qua e là, ricordi di fedelissimi, documenti personali fanno emergere il profilo di un professionista stimato, benvoluto, molto riservato. Sembra un paradosso che un giornalista del suo calibro, esperto a trasformare un fatto in notizia, di sé non parlasse mai.
In parallelo si svolge la ricerca di Angela, bella, enigmatica, elusiva (poteva chiamarsi diversamente una donna che fugge?). Sono indirizzate a lei le lettere di Giovanni, di quelle vergate a mano quando la tastiera non aveva sostituito il piacere e la fatica di scrivere. Ci restituiscono il ritratto commovente di un uomo pronto a dare una svolta alla sua esistenza con quella fermezza che suggella una decisione a lungo meditata. Rare confidenze aggiungono la timidezza di chi ricorreva alla letteratura per esternare i propri sentimenti. Ecco allora in aiuto quello scombiccherato di Pessoa per imbastire un corteggiamento o quella vecchia volpe di Balzac a dare consistenza all’imponderabile. Però ripercorrendo a ritroso la strada fatta dall’amico, i dubbi si infittiscono e la scoperta della verità sarà il primo passo di un’indagine in salita-
Più andavo avanti e più mi convincevo che nella storia di Angela e Giovanni ci fosse anche qualcos’altro. Che forse era vicino a me. E che adesso dovevo assolutamente scoprire
Quella notte a Saxa Rubra è un noir radicato nel mondo giornalistico che Maurizio Mannoni ama, conosce, ritrae con onestà e tanta nostalgia verso un mestiere che forse ha smarrito il suo slancio vocazionale. Alcuni riferimenti più o meno scoperti a persone reali - compagni di viaggio di una lunga carriera - strizzano l’occhio ai boomer che ricorderanno il coraggio di Ilaria Alpi, l’avventura al Tg3 di Sandro Curzi, l’evoluzione del modo di fare informazione, il passaggio dal monopolio Rai alla concorrenza delle emittenti private, l’infiltrazione di logiche commerciali e sensazionalistiche. E il vincolo strutturale tra giornalismo televisivo e politica, perché è in questo terreno arbitrale che Giovanni ha deciso di giocare con disperato coraggio. L’autore scrive una storia incalzante a cavallo tra ieri e oggi che gli consente di togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa:
Potrei fare un campionario straordinario di vicedirettori. In tanti anni ne ho visti di ogni genere. C’erano quelli che avevano scalato quel gradino soltanto in nome della lottizzazione e nella maggior parte si accontentavano di godere dei benefici economici [...] Negli anni della prima Repubblica lo schema era ineludibile: un vicedirettore per ogni partito della maggioranza e uno all’opposizione. Quest’ultimo, schiacciato dal potere degli altri, poteva scegliere: o ergersi a eroico belligerante, ma era molto faticoso e quasi sempre improduttivo. O difendere strenuamente la posizione e accontentarsi di piazzare in ogni edizione del telegiornale un pezzettino, una notizia che gli venivano richiesti dal partito di appartenenza. In genere finivano nel TG della notte. C’erano poi vice che aspiravano a diventare direttori e osservarli all’opera era forse lo spettacolo più affascinante [...] costantemente in contatto con il partito di riferimento.
Però lo sguardo si apre anche a una riflessione sul trascorrere del tempo, la giovinezza e la maturità, sulle responsabilità verso l’utenza da parte di chi sceglie di fare informazione, sulle occasioni perdute o sfiorate, sugli affetti e l’amicizia. Tanto basta per arricchire la narrazione di quei timbri malinconici, amari, intimisti che nella memoria, nel ricordo, nel paesaggio trovano i colori più veri.
Quella notte a Saxa Rubra
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