Quelle mani di Carmela Cammarata

Ho letto Quelle mani di Carmela Cammarata (Del Vecchio Editore, 2012) con la consueta avida attenzione e penso sia un bel romanzo, intrigante e a tratti anche molto inquietante.
Nella sua semplicità, la copertina è di grande effetto, con quella foto di candele accese che ci riportano immediatamente ad una chiesa, in un ambiente silenzioso, oscuro, un po’ misterioso. Va anche sottolineata la grande qualità del prodotto "libro", dalla carta all’impaginazione, ai colori utilizzati.

LA STORIA

Zlata, il cui nome significa oro, o d’oro, e non alluminio o peggio ancora stagno, è una donna avanti con gli anni che convoca il sacerdote della sua parrocchia, don Carlo, per una sorta di "confessione" o meglio "resoconto" della sua vita come figlia, moglie, madre, nonna.

Una vita di sacrificio, di impegno nei confronti della famiglia e tanta fede dimostrata nel modo tradizionale:

“In chiesa io ci sono sempre andata, ma ho smesso esattamente da quando hanno scambiato le sedie con le panche, non mi è mai piaciuto sentirmi il respiro degli altri accanto, la gente è impicciona, e se ti parla è perchè poi vuole sapere.”

E cosa mai vorrebbe sapere la gente? Che Zlata è una persona che vive di pregiudizi, che odia profondamente il marito e le di lui sorelle, che chiama "la storpia" la sua fedele serva, che vive un rapporto malato con il cognato ed il proprio figlio maschio, che considera "quella negra" la nuora, la moglie di colore del figlio. Il tutto in un crescendo di bassezze e riprovevoli pensieri e comportamenti, che vanno al di là della fantasia del comune lettore, credetelo.

“E rapido l’artiglio aveva afferrato il prete, non solo era freddo e ben saldo intorno al polso, ma presentava fra le dita chiari segni di scabbia.
Don Carlo non voleva essere lì, si chiedeva perchè il Signore lo tormentasse dilaniandolo con quelle situazioni. La sua umana compassione non bastava a non fargli desiderare di essere altrove. Lontanissimo da lì.”

Leggendo queste pagine ho ripensato al contenuto di alcune novelle siciliane della nostra tradizione letteraria e per questo mi sento di inserire il romanzo in una sorta di "verismo contemporaneo" molto intenso ed efficace.

Carmela Cammarata è al suo secondo romanzo, dopo aver pubblicato "I santi padri" sempre per l’editore Del Vecchio, nel 2010.
Inutile dire che sarà d’obbligo seguirla nelle sue produzioni letterarie.