Qui staremo benissimo
- Autore: Cristian Liberti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
Una vertigine temporale, un ritorno al futuro dove l’interpretazione è l’unica logica di una storia quasi onirica. “Qui staremo benissimo” (frase attribuita allo storico Tito Livio: “Hic manebimus optime”) è un romanzo multitemporale dove i protagonisti sembrano avere un unico obiettivo: la ricerca. Della verità, del successo, della felicità, della vita. Non si tratta di un romanzo storico e lo stesso Tito Livio, che dialoga con il suo liberto, Pallante, non è altro che un personaggio inventato da Cristian Liberti. Il suo personaggio, il suo Tito Livio.
Essendo un romanzo multitemporale c’è anche una storia ad un tempo diverso, ai giorni nostri: quella di Carlo, giornalista precario di una piccola rivista, alla ricerca di un senso da dare alla sua vita, ed Eleonora, la sua fidanzata, fotoreporter, alla ricerca del successo professionale. La storia è affascinante e avvincente e lascia scivolare facilmente il lettore tra le pagine del libro, accompagnandolo nei vari salti temporali tra il famoso storico e i due giovani. Ma c’è altro: ricerca storica per la cura dei dettagli, dialoghi intenti ad aiutare lo svolgimento della narrazione, idee e concetti esposti sempre in una forma positiva e propositiva, plot e sub-plot sviluppati con ispirazione quasi petriana. Tutto sin dall’inizio dell’opera e senza prestare il fianco alla dietrologia che, in alcuni punti, potrebbe forzare il testo. Il punto d’incontro o meglio d’ingresso, tra la storia di Tito Livio, quella dei giovani e di tutti gli altri personaggi, è la famosa opera dello storico patavino: “Ab urbe condita libri”. Ognuno cercherà la propria interpretazione, intesa come possibilità di poter scegliere, intesa come libertà.
Carlo è sicuramente il protagonista, che rincorre, per tutto il libro, il mistero dei documenti recuperati e salvati dalla censura, o meglio ancora dalla critica, dai poteri forti (La sintesi della storia è l’alternanza tra la volontà di alcuni ed il potere di altri, come l’autore spiega nella premessa). Ma ci sono anche altri personaggi che a volte risultano avere esposizioni più meritevoli. Pallante, lo schiavo liberato, il liberto che prende sempre appunti, scrive e parla solo ed esclusivamente per riordinare i concetti. Arturo vecchio impiegato, da Russia post-zarista, che da figura buona e paciosa si tramuta, quasi in un assassino, in una produzione romanzesca alla Stevenson. E poi ci sono le donne: la professoressa Astori, Eleonora, Magia sempre pronte a sostenere le debolezze degli uomini. Anche se sono dei prodi combattenti sanniti. Sullo sfondo la vicenda delle Forche Caudine, episodio del quale si conosce pochissimo, che lascia appunto al lettore la possibilità dell’interpretazione, della libertà.
Qui staremo benissimo
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