Racconto grosso
- Autore: Paola Masino
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Dire Paola Masino significa dire innanzitutto corpo. O meglio: lingua corporea. Lingua che esplora e che sorseggia, lingua pingue e calorosa, capace di esplorare territori familiari creando intorno a loro dei gangli inaspettati, dei legami di terra e di sangue.
Dire Paola Masino è dire riscoperta, tanto dell’introspezione del primo Novecento quanto di una scrittrice messa a tacere ora dal fascismo e ora da un’impronta di canone patriarcale e con l’occhio poco attento alle mutazioni sotterranee ed enigmatiche della narrativa.
Nonostante questo, la raccolta di storie brevi Racconto grosso è sopravvissuta alla prova del tempo e riappare adesso in libreria grazie a Rina Edizioni: dieci racconti composti fra il 1935 e il 1938, in un periodo a dir poco cruciale per l’Italia del XX secolo, e poi pubblicati da Bompiani nel 1941, in piena seconda guerra mondiale.
A leggerli ora, con i loro dialoghi disinvolti e magnetici, sembrano sprazzi su un destino che ci ha sfiorato appena, tanto a livello collettivo quanto a livello personale: sono infatti vicende di violenza, di delicatezza, di orrore, di tenebra che si schiude, e che soprattutto sfuggono a ogni definizione "di genere" per andare a adagiarsi sul ventre molle della letteratura in senso lato.
Ogni "cataclisma funesto", infatti, si sviluppa all’interno di piccoli nuclei familiari, di modesti centri abitati, oppure di interiorità troppo larghe da esaminare, di rapporti che non reggono il confronto dialettico davanti alla differenza di punti di vista — e nonostante questo, ogni storia si porta dentro il seme della tragedia, microscopica o globale che sia, di uno slancio all’azione che carsicamente si snoda tra cadute e rivolte, tra miserie e dolcezza.
Per di più, come fa notare Marinella Mascia Galateria nella prefazione al volume,
“Chi legge questi racconti non potrà più guardare nemmeno un vasetto di basilico o un orcio di latte come oggetti qualunque. Non potrà pensare all’aborto senza rivedere gli occhi biancastri e gelatinosi del “Rosso”, o sua madre che silenziosa trascina il cadavere di Secondo; non potrà contemplare l’idea dell’amore assoluto senza che gli appaia il palazzo sulla laguna di Albo e Melania – trasfigurazione mitica dei luoghi di Paola e Massimo a San Samuele: quel palazzo Contarini, affacciato sul Canal Grande, all’angolo con la piccola e oscura calle Mocenigo – non potrà pensare alla morte senza che gli appaiano le immagini alla Savinio della fantasmatica signora Pada, del racconto Famiglia, o dimenticando le scenografie dei sogni in cui il principe Orazio rincorre il suo segreto.”
Se restano impressi i nomi, infatti, ancora di più colpisce la sontuosa abilità dell’autrice di suggerire sottotraccia degli attacchi al sistema, di denunciare a bocca (semi)chiusa una società basata sul superomismo, e nella quale lo spazio per la natura, per l’evoluzione, per la condivisione e per l’umanità nel senso più nobile del termine è circoscritto, per non dire rubato, a ogni piè sospinto.
La lente di ingradimento che fa brillare racconti come Viaggio con panorami, Commissione urgente o Allegoria prima e Allegoria seconda, quindi, rivela molto non soltanto dell’estro elegante e pragmatico di Paola Masino, ma pure della crudeltà palpabile all’epoca nell’aria, in grado di insinuarsi nella mente e nelle abitudini di tutti i giorni e poi pronta a sprigionarsi nelle frasi più imprevedibili, negli oggetti più comuni, nei momenti meno oppressivi.
Si fa carne, il malessere, e per essere esorcizzato ha bisogno di nuovi fiumi, di strade alternative, come accade per esempio in Latte o in Rivoluzione, se vogliamo perfino in Terremoto e nello stesso Racconto grosso: 224 pagine fra le quali si ascoltano "desolati suoni" e li si trasforma in una "lotta contro tutte le cose", da intendersi come "il solo possibile atto d’individuazione". Come il solo possibile atto di scrittura autentica.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Racconto grosso
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