Respirare. Caos e poesia
- Autore: Franco Berardi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Franco Berardi, più conosciuto come Bifo (Bologna, 1949), saggista, filosofo e agitatore culturale, è stato protagonista della rivoluzione studentesca, operaia e alternativa che dal ’68 si è protratta fino al movimento del ’77. Militante di Potere Operaio, fondatore dell’emittente libera Radio Alice e di numerose riviste di opposizione, ha vissuto per molti anni all’estero (soprattutto a Parigi e in California), e oggi, tornato a Bologna, si occupa prevalentemente di didattica e del rapporto tra movimenti sociali e nuove tecnologie di comunicazione.
Contro il lavoro è stato il suo primo libro, uscito nel 1970 da Feltrinelli: da allora ha continuato a impegnarsi culturalmente per la riduzione al minimo del lavoro salariato, per il pieno sviluppo dell’automazione, per un ampio incremento del tempo libero, della cura solidale, dell’arte.
La pubblicazione più recente, Respirare. Caos e poesia, edita da Luca Sossella (2019), risulta piuttosto anomala nella sua produzione. In essa infatti si demanda alla creazione poetica la funzione di riscatto e liberazione una volta affidata alla lotta di classe.
Partendo dall’emozione suscitatagli dalle ultime parole pronunciate dall’afro-americano Eric Garner (“I can’t breathe”, non riesco a respirare), mentre un poliziotto nel 2014 gli stringeva la gola fino a strozzarlo ‒ parole ripetute poi per mesi da migliaia di dimostranti americani ‒, l’autore attribuisce a quel grido di protesta una indubbia pregnanza contestativa contro il soffocamento esercitato dal potere economico, politico e ideologico a livello mondiale.
Uomini e donne che non riescono più a respirare (a causa dell’inquinamento globale, dello sfruttamento lavorativo, della precarietà occupazionale, della ferocia delle guerre, della persecuzione razziale, delle troppe ingiustizie sociali) in che modo possono riprendere coraggio e speranza, dirigendo autonomamente la propria esistenza verso l’indipendenza e la felicità, individuale e collettiva? Quale può essere, oggi, il soffio vitale che ridia fiato a un’umanità sull’orlo dell’apocalisse, invasa da “flussi di infelicità e di violenza”, in cui “la scena sociale si oscura progressivamente, declinando verso il buio della demenza”?
Se nel 1977 si urlava “la fantasia al potere”, anche oggi per Bifo deve rimanere intatto il desiderio utopico di una creatività redimente, sprigionante energia e gioia. L’unica terapia salvifica non è politica, né va cercata nel progresso tecnologico o economico: soltanto la poesia può creare frizione nella regolarità meccanica della storia, ribellione contro il tecnicismo e la funzionalità produttiva.
Il ritmo poetico:
è la vibrazione più intima del cosmo, e la poesia è un tentativo di sintonizzarsi con la vibrazione cosmica, con la vibrazione del tempo che viene e ritorna.
Un mantra capace di suscitare immagini, colori, suoni, caos, e ‒ appunto ‒ respiro.
La poesia è l’eccezione che rompe il limite e che sfugge alla misura… è la rivelazione di una sfera di esperienza possibile ma non ancora esperita
Lavorando con l’inconscio e l’indicibile, è per sua natura eccessiva e irriducibile al senso comune. Essa sa farsi grimaldello scardinante l’ordine delle convenzioni sociali, del linguaggio scontato e prevedibile dei rapporti di interesse, poiché promette gratuità, amicizia, invenzione, ricerca, libertà.
Secondo Berardi, è stato Friedrich Hölderlin (poeta quanto mai raffinato ed elitario, chiuso in una torre che lo escludeva dal mondo, prigioniero della sua stessa follia) colui che ha saputo opporre la logica della poesia alla logica del concetto. Lo stesso Hölderlin che scriveva “Bisogna abitare poeticamente la terra…”, nelle sue liriche era così allusivamente criptico che nemmeno Heidegger, in lunghi anni di esegesi critica, riuscì a sviscerarne completamente la molteplicità riverberante dei significati (mi pare però arduo attribuirgli la valenza destabilizzante di un Rimbaud o di Baudelaire…).
Comunque, la poesia apre varchi, sempre. Schiude un “orizzonte di possibilità”, indicando una luminosa linea di fuga cui si oppongono (sempre!) gli ancoraggi brutali e asfissianti del reale.
Franco Berardi ripercorre, con intelligenza e ironia, la storia culturale dell’umanità, nelle sue varie ramificazioni disciplinari – letteratura, lingua, musica, religione, scienza, filosofia ‒ sottolineando come tutte siano fondate sulla istituzione di limiti performanti e produttivi, di codici da rispettare. Solo l’immaginazione poetica può riuscire ad abbattere i muri costruiti da ogni ideologia di potere, permettendoci di tornare a respirare. Un compito gravoso, quello affidato alla più negletta delle arti: poco riconosciuta, per nulla ricompensata, pragmaticamente inutile. Ma generatrice di domande e desideri non appiattiti su un presente da amministrare, aperti invece al sogno e alla creatività.
Respirare. Caos e poesia
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