Ricordo di Pasolini
- Autore: Dario Bellezza
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2009
Anni fa fu trovata una cassetta, datata 1983, di una conferenza-incontro di Dario Bellezza su Pier Paolo Pasolini, importante perché il poeta romano dice delle cose sul suo mentore, morto ammazzato otto anni prima, non sempre positive.
In seguito uscì questa trascrizione della cassetta, grazie al fondo Tordi, costituito da Alba Tordi, figlia dell’ attore Pietro Tordi e a Massimo Floquet, discendente dei Savinio- De Chirico.
Tordi ebbe un grande successo personale come attore di pellicole, dove erano presenti gli attori più prestigiosi dell’epoca, in Divorzio all’italiana a Il marchese del Grillo, ma Tordi aveva una passione per la scultura e le poesie.
Oggi è possibile leggere la trascrizione della conferenza nel libro In ricordo di Pasolini, edito da Via del Vento nel 2010 con la curatela di A. Mosena.
Si sentono arrivare, all’inizio, la voce della poetessa Maria Luisa Spaziani che presentava l’incontro e come ospite il poeta Elio Pecora.
Era prevista, a metà incontro, una pausa break anche per fare delle domande, ma Bellezza continuò spedito.
La cosa importante di questo incontro sta nel fatto che il poeta e romanziere Dario Bellezza che aveva pubblicato il suo primo libro di poesie, Invettive e licenze, nel 1971, con l’avallo di Pasolini che lo ritenne il poeta più significativo della sua generazione, il più sincero, che non era stato toccato dai proclami del gruppo 63 che inneggiava invece a una poesia "sperimentale" fatta di spezzoni senza nessun significato per far capire al lettore l’uso arbitrario e alienante dei versi che erano solo delle "manipolazioni".
Stranamente in quella conferenza Bellezza prende nemmeno tanto garbatamente in giro quelli che hanno studiato la vita e le opere di Pasolini in quel lasso di tempo, otto anni, dicendo che è vero che il rapporto con la madre è essenziale per capire la poetica di Pasolini.
La madre di Pasolini (Susanna Colussi, anche se Dario Bellezza non la cita per nome nel suo discorso, Ndr) fu una presenza costante nella vita del figlio, sempre. Una madre che viene con lui a Roma, nel 1950, che vive con lui anche quando diventa famoso, che aspetta tutte le notti, nella casa borghese dell’Eur, che lui faccia ritorno.
Una madre che aspetta un uomo adulto che avrebbe dovuto vivere per conto suo, ma qui Bellezza si fa aspro e dice:
Lui ci ha dato delle spie per capire che forse voleva più bene al padre, perché era una figura più spiazzante, più traumatizzante della madre, era una figura più tragica: è un uomo che è finito alcolizzato, che era stato fascista, che aveva visto il crollo di tutti i suoi ideali, era stato fatto prigioniero in guerra.
Bellezza ribalta il complesso edipico, o meglio: Pasolini era tutt’uno con Edipo, ma aveva anche il complesso di Telemaco, portato di recente in auge dallo psicologo e studioso Massimo Recalcati.
Un figlio che aspetta che il padre torni da lui per avere linee guida di comportamento che possono essere utili per la vita del figlio, che non prova nessun disprezzo verso la figura genitoriale paterna, piuttosto aspetta quello che la madre non può dargli a cuor leggero: degli abbracci leali, senza secondi fini, di cui il figlio ha disperatamente bisogno.
E poi, invece, da parte del poeta romano un giudizio tranchant su Pasolini, che spiazza anche il curatore del testo Roberto Mosena.
Bellezza disse che dopo il 1960 al poeta friulano resta solo il cinema, perché come scrittore era finito. Anche le poesie di Pasolini, per Bellezza, non hanno grande valore e Mosena, allibito, si chiede perché non vadano bene versi che hanno un chiaro messaggio politico e infine, un altro attacco a Pasolini, che a giudizio di Bellezza assomiglia nel modo di scrivere e nei contenuti, a Papini e Curzio Malaparte.
Quest’ultimo, Malaparte, che ricordiamo soprattutto per il romanzo La pelle, era per ideologia e comportamento civile distante anni luce dalla visione del mondo che aveva, invece, Pasolini, che certamente riservò una parte del suo grande talento nel cinema, soprattutto nei suoi primi film, da Accattone a Mamma Roma, anche se con Anna Magnani i rapporti furono molto tesi.
Lui pensava fosse una donna semplice, del popolo, e invece si ritrovò una star tornata da poco da Hollywood, dove aveva recitato con Marlon Brando.
Dario Bellezza lasciò tutti di sale, le domande del pubblico non arrivarono, non si fece un break e poi lui lanciò un ennesimo affondo, come se volesse quasi liberarsi di essere stato sempre un amico leale, disperatissimo per la morte all’Idroscalo di Ostia.
Nel finale del discorso registrato sull’audiocasetta Bellezza disse:
Anche alla fine della sua vita cercava di scrivere un romanzo, lui diceva di duemila pagine, però è rimasto un abbozzo e in ogni caso quelli che l’hanno letto hanno detto che lui voleva emulare I Demoni di Dostoevskij, ma è rimasto un abbozzo e si capisce che è un romanzo abortito, fallito, anche perché lui non aveva una capacità realistica.
Inutile dire che di quella conferenza incontro, Dario Bellezza, non ne volle più parlare, quasi come se ne vergognasse.
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