

Risorgimento
- Autore: Walter Maturi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Treccani
- Anno di pubblicazione: 2024
Risorgimento è la voce che fu redatta dallo storico professor Walter Maturi (1902-1961) per l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana tra gli anni 1934 e 1936. Questa nuova edizione (Treccani, 2024) ripropone quel testo, con l’ampia introduzione del professor Alessandro Campi.
Il nome di Walter Maturi ormai, ai più, non dice assolutamente nulla, anche se è stato tra i risorgimentisti di maggiore rilievo nei decenni a cavallo del secondo conflitto mondiale. Egli fu una specie di ponte intellettuale tra gli interpreti del primo ‘900 (Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Gioacchino Volpe) fino ad arrivare ai nostri giorni con Rosario Romeo. Ed è proprio l’incontro con Gentile, con cui il Maturi conseguì la seconda laurea in Filosofia nel 1926 (discutendo una tesi sul pensatore politico Joseph de Maistre), e quindi la preziosa collaborazione con Gioacchino Volpe nella Scuola di Storia Moderna e Contemporanea di Roma, e soprattutto seguendo la sua matrice ideologica nazionalistica con la lettura dell’Italia come nazione culturale antica storicamente in cammino verso la meta (raggiunta sicuramente dalla statualità e dall’indipendenza), che gli diedero spinta ai suoi studi.
La tesi enunziata dal professor Maturi era che la genesi, o meglio l’origine, del Risorgimento andasse ricercata nei processi o fenomeni convergenti e concatenati che sono le riforme settecentesche, che emersero con l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese, quindi sul piano retorico-letterario grazie anche ad autori come Vittorio Alfieri e Vincenzo Cuoco. Infatti il Cuoco accolse tutto l’insegnamento che si poteva cogliere dalla rivolta delle plebi italiane e predicò come dovere morale l’opera di colmare l’abisso tra popolo e minoranze intellettuali. E un altro grande contributo portò lo storico napoletano al concetto di Risorgimento: il culto del Vico.
Già alla fine del ‘500, col Rinascimento e soprattutto con le profonde riforme che il Duca Emanuele Filiberto di Savoia apportò allo stato sabaudo, si puo’ iniziare a parlare appunto di Risorgimento. Quindi ecco le ulteriori riforme del Regno di Vittorio Amedeo II, captate da Vittorio Alfieri ma anche da Ugo Foscolo. Fu quindi l’Alfieri a dare per primo una forma vigorosa al Risorgimento, e lo considera
un mito etico-politico-nazionale, consistente nell’attesa fiduciosa in un giorno in cui l’Italia “inerme, divisa, avvilita, non libera impotente” sarebbe risorta “virtuosa, magnanima, libera e una”.
E anche un po’ Alessandro Manzoni con la poesia “Marzo 1821” quando recita
Una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor
e ciò seicento anni dopo Dante Alighieri.
Ma è anche in questo spirito che l’Italia partecipa al fervore di rinnovamento che percorre l’Europa intera: vi partecipa con i suoi uomini migliori. L’inerzia degli italiani si scuote. Un’avanguardia di pensatori e di uomini di azione si mette in testa del movimento, e ciò nelle grandi città che formano i centri più attivi della vita italiana.
Ecco, a Milano, Cesare Beccaria (1738-1794), filosofo, giurista, letterato, che ispira con il suo libro più famoso Dei delitti e delle pene la riforma del diritto penale; e Pietro Verri (1728-1797), economista e storico, che lascia una profonda impronta, con i suoi studi e con la sua opera sul terreno filosofico e finanziario.
Ma non di meno è quanto accadde a Napoli, centro di questo risveglio: con Gaetano Filangeri (1753-1788), giurista e filosofo, il quale espose un pensiero frutto della grande cultura napoletana antecedente l’Unità d’Italia, rappresentata da Giovan Battista Vico (1668-1744) e da Pietro Giannone (1676-1748), i quali interpolarono la dottrina di Charles-Louis de Secondat, barone de la Brède et de Montesquieu (1689-1755); Antonio Genovesi (1713-1769), il quale, anch’egli, seguì le lezioni del Vico e, ordinato sacerdote, insegnò metafisica ed etica all’Università di Napoli, ma dopo l’incontro con l’economista Ferdinando Galiani (1728-1787), si dedicò all’economia, di cui tenne nel 1754 la prima cattedra in Europa. Nelle Lezioni di commercio o sia d’economia civile (1765-1767) il Genovesi trattò del valore (connesso, utilitariamente, alla soddisfazione dei bisogni) e anche di politica economica, combinando tra loro posizioni mercantiliste, liberiste e fisiocratiche, al fine di conciliare l’etica con il lusso generato dallo sviluppo economico; e tanti altri, che sarebbe lungo ricordare, filosofi, giuristi, economisti, tutti, si può dire, operai della costruzione della nuova fabbrica, se mi sia permesso di denominare così la nostra Penisola.
Sono tutti personaggi che hanno posto in evidenza quel “lumen rationis” delle idee illuministe di fine secolo XVIII e che ispirarono la Rivoluzione Francese, come scrivevo poc’anzi. Gli eserciti della repubblica francese discendono dalle Alpi come un torrente devastatore; e man mano che spazzano via, con le loro vittorie, gli eserciti degli antichi dominatori, spazzano via anche unitamente i vecchi Stati, i vecchi ordinamenti, le vecchie classi dirigenti. Ed è veramente un mondo nuovo che nasce, in quei giorni.
Il saggio in esame, dopo il Risorgimento, riporta anche altri concetti scritti dal professor Maturi, e precisamente: “Restaurazione”, “Questione Romana”, “Neoguelfismo” e “Savoia” (pubblicata solo la parte al nostro attribuibile, e cioè quella che tratta dal periodo rivoluzionario in avanti). Scrive il professor Alessandro Campi a conclusione dell’Introduzione:
E dunque a quel periodo – alla conoscenza e comprensione dei suoi attori e princìpi – forse sarebbe necessario tornare a cercare di affrontare la condizione di crisi e smarrimento in cui versano, ormai da anni, la società e la politica italiane. Per questo rinnovato e auspicabile nuovo esame collettivo, la lettura del saggio di Maturi potrebbe rappresentare un buon punto di partenza.

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