Ritorno a quale origine. Homing
- Autore: Ginevra Bottini
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
A un certo punto sembra di trovarsi in un borderline-movie di David Linch. Ginevra Bottini ha studiato sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia e spero mi farà passare il cine-neologismo. C’è anche da dire che Ginevra Bottini è giovanissima e che “Ritorno a quale origine. Homing" (Parallelo45, 2015) è il suo romanzo d’esordio. Un thriller interiore con un buon senso del ritmo. Obliquo quanto basta per spiazzare le prospettive del lettore e inchiodarlo alla poltrona, non foss’altro che per sapere come andrà a finire. Mica male per una scrittrice alle prime armi.
Della trama posso dire molto poco, perché mai come nella circostanza rischierei di rovinare la sorpresa. Dunque vediamo: Andrea Miller è, come si dice, una ragazza come tante. Una di quelle famiglia-scuola-computer-amici-pub - che ti capita di incrociare di continuo per le strade. Ah sì: scrive, anche. Ed è proprio per il giornalino a cui collabora che comincia a interessarsi dei fenomeni inspiegabili che da qualche tempo succedono nella cittadina dove vive (animali domestici che scompaiono all’improvviso, terremoti di magnitudo sempre più devastante). Ottimo materiale per un’inchiesta-scoop, non fosse che gli eventi non sembrano trovare alcun riscontro nel resto degli abitanti.
In altre parole: sono cose (e a un certo punto anche figure persecutorie) di cui si accorge solo lei. Il timore che possa trattarsi di allucinazioni (la ragazza ha un nonno afflitto da schizofrenia) si insinua giocoforza come un veleno nella mente di Andrea, precipitandola in un vortice di situazioni-prodromo, da interpretarsi in senso duale: come il precipitare definitivo nell’abisso della follia oppure come un salvifico disvelamento interiore.
Mi rendo conto, in questo modo, di accennare a tutto e a niente ma molto della resa di “Homing” (il titolo in inglese è più incisivo, significa “tornare a casa”, “ritrovare la via di casa”) sta, in fondo, proprio nel non-detto, nel suo mantenersi sapientemente in bilico tra piani inclinati - vero/falso, sogno/realtà, salvezza/perdizione -. In un succedersi di situazioni che l’autrice sfrangia e ricompatta di continuo, con discreto controllo degli espedienti narrativi.
Fossi stato l’editor di questo romanzo, alla capacissima Bottini avrei solo suggerito un’ambientazione italiana e personaggi pure (piuttosto che americani), e un utilizzo del gergo giovanilistico (nei dialoghi) meno accentuato, in funzione della letterarietà di una prosa per il resto puntualissima. Come risulta essere, d’altro canto, il congegno del plot. Un plot che mi fa salutare Ginevra Bottini come una delle promesse del thriller psicologico all’italiana. Si vede a occhio che è arrivata a questo romanzo attraverso buone letture (probabilmente non soltanto di genere).
Personalmente mi auguro di rileggerla in una nuova storia quanto prima. Brava davvero.
Ritorno a quale origine. Homing
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