Rochester di Andrea Carlo Cappi

XVII secolo. John Wilmot, al secolo secondo conte di Rochester, vive ogni giornata come se fosse l’ultima della sua vita. Avventuriero, amante focoso, uomo dedito all’alcool e a qualsiasi altra forma di divertimento che faccia rima con vizio.
Non crede in nulla, ama uomini e donne in egual misura, e loro amano lui.
Purtroppo non tutti lo vedono come un gioviale signore, anzi, qualcuno alla corte di Carlo II Stuart vorrebbe liberarsi per sempre di quell’allegrone scomodo.
E, quando in molti cominciano a pensare la stessa cosa, un piano diabolico s’insinua nella mente di un assassino che trama nell’ombra, un assassino che non esiterà a sfruttare le debolezze del conte, per arrivare a liberarsi di lui nel silenzio più assoluto…

La storia è narrata dal servitore del conte, Thomas Alcock, un uomo che nella vita ha sempre obbedito agli ordini. E questa storia non sarà un’eccezione.
Un servitore fedele, un uomo che seguirà Rochester in tutte le sue avventure e ce le narrerà con piacere ma anche con infinita tristezza.
Per la morte del conte di Rochester? Certo, ma anche perché sa qualcosa che il conte ignorava…

Andrea Carlo Cappi ci racconta, nelle poche pagine di “Rochester” (Felici Editore, 2012, collana Smart, pp. 54, euro 4,90), un inganno perpetrato attraverso vie infide e insospettabili, una situazione scomoda da risolver presto, prestissimo. A qualunque costo.
Ennesima prova della maestria di questo autore che, nel tempo di un battito di ciglia, imprigiona i nostri sensi in una sinestesia magnetica che ci donerà emozioni a profusione. E non è da tutti…