Rovi
- Autore: Alma Spina
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2018
Eretica è una delle poche case editrici NO EAP che pubblica poeti emergenti e questo le fa onore. La collana è preziosa e accattivante, la copertina rossa con l’eretico stampato da una parte, la scritta airesis in caratteri greci, che dà un tocco colto e raffinato e una delle liriche dall’altra, così è possibile assaggiare prima di comprare, sapere già cosa ci aspetta prima di aprire le pagine. Per cominciare ho scelto la silloge di una voce giovane, "Rovi" di Alma Spina.
"Rovi" si divide in tre parti (Rovi, Fuochi, Pietre foglie), ognuna delle quali è uno sfogo dell’anima, anzi, usando un gioco di parole, potremmo dire "uno sfogo dell’Alma". La giovane poetessa attinge a piene mani alla cultura classica da cui proviene, donando immagini e spunti che appartengono alla comune enciclopedia semiotica di tutti quelli che hanno compiuto gli stessi studi. Alcuni nominati a chiare lettere, come Narciso, la Sibilla, Ofelia, altri solo allusi, come la "virtute e canoscenza" dantesca, "verrà la morte e avrà i tuoi occhi" di Pavese che qui diviene "verrà la paura e avrà i tuoi occhi", le mense insozzate da parte delle Arpie e il triplice calembour "Io Casta" che mi ha fatto venire alla mente la troppo sfortunata Giocasta.
Le parole non sono modellate a musica, restano stoccate essenziali, quasi un lamento, un grido, ripetuto, ribadito, per questo la figura retorica più ricorrente è l’anafora, quella del triplice dantesco "per me si va". Anche Alma ripete come una litania parole e frasi, qua e là impreziosite da un termine inconsueto, come, opliti, priego, ghenos o addirittura un hapax. Accanto a tali termini troviamo anche espressioni gergali; nella lirica dedicata a Maria di Magdala, la donna stessa dice "tengo paura". Poi ecco tanti termini moderni, quali ferro, bulloni, autostrade.
Accanto alle citazioni classiche spuntano simboli religiosi, il Cristo compare a più riprese, soprattutto il suo corpo martoriato, la corona di spine, poiché il corpo, proprio e altrui, si fa per Alma ingombrante fardello. A volte intero, a volte sbriciolato nei nomi delle singole ossa, a volte addirittura cibo da divorare. E accanto al corpo ecco spuntare la natura, in tutte le sue sfaccettature, con piante, animali, rocce, mare, un pulsare panico e orfico che attira e spaventa a un tempo. La natura come creatura che ci riporta alla memoria il dialogo leopardiano della Natura e dell’Islandese, con quella orribile e indifferente creatura acquattata ai confini del mondo. "Sa di buono la faccia della terra".
Queste personificazioni generano diverse metafore, quando i giorni sono esseri monchi, con ali rattrappite e zampe infangate.
E, sopra tutto questo vorticare, domina la memoria, già annunciata nel brano di prosa che fa da introduzione al tutto, dove ogni capoverso inizia con "mi ricordo". Tanti ricordi di una bambina che ora è una giovane donna, alcuni apparentemente banali, altri capaci di segnare più a fondo un solco nell’anima. Tutto questo nello spirito di Alma messo nero su bianco da Giordano Criscuolo di Eretica edizioni.
Bello che i giovani scrivano poesie, credevo che non usasse più.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Rovi
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