Sangue nero
- Autore: Stéphanie Hochet
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Voland
- Anno di pubblicazione: 2015
“Con quale immagine, con quale frase profani la tua pelle? Cos’è che varrebbe la pena di far durare tanto quanto il tuo stesso corpo, di far decomporre con te?”
Può un tatuaggio diventare un’ossessione? Può un grumo di inchiostro che si allaccia alla pelle, diventare l’ago della bilancia, il veicolo attraverso il quale si decide della vita o della morte di un uomo?
Secondo Stéphanie Hochet e il suo ultimo Sangue nero (Voland, 2015, pp.98), sì, si può.
Se il tatuaggio, per il protagonista del breve ed intenso romanzo della Hochet, diventa la parte più intima di sé, la parte più profonda del suo vissuto, che affiora, chiaro e preciso, sulla sua pelle, così, per il lettore, il testo della scrittrice parigina assume quasi i lineamenti di una confessione intima anch’essa, fatta del medesimo inchiostro, ma dalle sfaccettature multiple, cangianti.
Questa è la storia di un uomo con la passione per i tatuaggi, dei quali subisce il fascino in modo totalizzante. Ed è anche la storia di Dimitri, il tatuatore, colui che trasformerà un’ossessione in realtà concreta, tangibile. Il protagonista disegna tatuaggi per Dimitri, ne immagina le linee, ne delimita confini, colori e forme, ma stenta ad offrire la sua carne in pasto all’ago.
Quando, alla fine, si piegherà alla seducente magia dell’inchiostro, sceglierà una frase latina – Vulnerant omnes, ultima necat - da apporre al centro del torace, sul suo plesso solare, come marchio di garanzia della sua stessa esistenza. Esistenza che verrà irrimediabilmente compromessa e influenzata proprio da quelle profetiche parole, ormai indelebili.
È un romanzo dilaniante quello di Stéphanie Hochet, perché conserva, nascosto sotto l’apparente entusiasmo della vita, un germoglio di morte e distruzione, che si propaga nelle vene attraverso l’inchiostro del tatuaggio. È il tatuaggio stesso, quindi, a seminare la fine dove c’è l’inizio, la crudeltà dove c’è l’armonia, e tuttavia il tatuaggio è anche scudo, è protezione – fatiscente e quanto mai vulnerabile – che, esattamente come la scrittura, custodisce segreti e confessioni. Reca in sé un’inquietudine viscerale, poiché ingabbia per sempre il tatuato – e, quindi, anche lo scrittore – nel recinto del ricatto, quasi a voler ammonire: “Io so cose che nessun altro deve sapere”.
“Quel tatuaggio sarebbe diventato dunque la parte più interessante del mio corpo, quella che offro all’altro sesso? (…). Se solo una di loro potesse vederlo per quel che è: il mio io profondo, la parte più intima della mia persona”.
E se un giorno quell’inchiostro, con la promessa dell’eternità, decidesse di scivolare via? Se decidesse che la sua permanenza, in quel luogo buio e fragile della pelle, non dovesse più avere motivo di esistere? Cosa potrebbe esserne dell’infausta vittima, della sua affannosa ricerca di eterna stabilità nel ricordo del mondo?
Il tatuatore – Dimitri, in questo caso – diventa un dio che dona all’essere umano la materia di cui alimentarsi per potersi definire in modo compiuto e, al contempo, assume i tratti del diavolo, l’angelo tentatore a cui il tatuato ha venduto l’anima, nonché il segreto della propria vita e della propria morte, morte che si ascrive nel cielo del destino con il venir meno della frase stessa, sbiadita, ambasciatrice di un triste messaggio finale:
Ultima necat.
Sotto le mentite spoglie di confessione a cuore aperto, Sangue nero rivela un substrato profondamente antico: poche pagine ricche di un romanticismo ottocentesco che sconfina, inevitabilmente, nella grandezza dei classici latini e greci. “Vulnerant omnes, ultima necat” recita quello che potremmo certamente definire epitaffio sulla lapide pulsante del protagonista: la morte contenuta nella vita, che si ciba della vanità dell’uomo di voler lasciare una traccia del suo passaggio su questa terra, credendo – meschino – di poter, così, contrastare l’ineluttabilità della fine.
Il tatuatore è il demiurgo che plasma la morte ad immagine e somiglianza di chi la morte chiede, accelerando il passaggio dalla vita all’eternità, con quella stessa antica intensità che abbiamo trovato, già, negli eroi della Grecia classica.
Un romanzo contemporaneo, ma che di moderno ha ben poco, lacerato com’è dal pathos dei grandi maestri del Passato. La Verità e il Mistero dell’Esistenza vanno ricercati nel corpo umano: tutto ciò che vi transita da fuori a dentro e da dentro a fuori (tanto il sangue che viene prelevato durante le analisi, quanto il “sangue nero” – appunto – che viene iniettato sotto pelle) è in stretto legame con la vita e con la morte, col destino e con la Fortuna, la Tuche greca.
Ogni parola, ogni frase, ogni espressione - anche la più breve, la più insignificante - rimbombano nell’asciuttezza delle pagine di Sangue nero , colpiscono, senza tentennamenti, come una stilettata, imprimendosi nella coscienza del lettore, lasciandone un segno profondo. Indelebili, come un tatuaggio.
Sangue nero
Amazon.it: 12,35 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sangue nero
Lascia il tuo commento