Scarlet. Morire per vivere
- Autore: Chiara Casalini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2012
Scarlet. Morire per vivere (Loquendo, 2012), di Chiara Casalini, è un piccolo romanzo con una suggestiva copertina che non lascia dubbi sulla tormentata storia tra la vita e la morte della protagonista, il cui nome è proprio Scarlet. Un nome che racchiude in sé un legame profondo con il sangue, il rosso della passione e dell’istinto e con il nero della morte. Dirò subito che è una storia di vampiri ma non del genere al quale ci hanno tanto abituato ultimamente. Non assistiamo al processo di trasformazione dell’ennesima fanciulla di turno che entra a far parte del mondo dei non-morti. Qui leggiamo un diario postumo, scritto dopo quel terribile evento, realizzato con una tale calma e consapevolezza da rendere estremamente chiari i singoli passaggi di crescita e maturazione della protagonista.
Scarlet ci racconta, anno dopo anno, com’è cresciuta, il rapporto con i suoi genitori e soprattutto l’evento che ha sconvolto la sua esistenza: la morte improvvisa dell’adorata madre. Il legame che unisce i due genitori è perfetto, si amano di un amore intenso, che vibra negli occhi e nell’anima, e lei, sin da piccola, è cresciuta avvolta dal tepore e dal trasporto di quel sentimento così forte e vero da farla sentire parte di un universo caldo e protettivo. Con la madre ha un rapporto speciale, fatto non solo di un legame esclusivamente filiale ma basato soprattutto sulla conoscenza misteriosa e segreta che la donna le ha trasmesso sin da bambina, fatta di pratiche e rituali che le hanno permesso di acquisire uno sguardo diverso sulle cose e sul mondo. Quando la madre muore, cambia anche il rapporto con il padre che si chiude in un ostinato silenzio, opprimendo la figlia con le proprie manie di possessione e controllo. Da quel momento in poi su di lei prevale l’animo ribelle e non riconoscendo più alcuna autorità paterna, comincia una vita tutta sua, frequentando compagnie poco raccomandabili e legandosi sentimentalmente a soli sedici anni ad un ragazzo più grande di lei, dedito alle risse e all’alcool. Max è all’apparenza il classico bad boy, libero e sfrontato che la legherà a sé per tre anni, nei quali Scarlet scoprirà che dietro la corazza del duro, si nasconde un animo gentile, dolce e capace di amarla.
Il diario procede velocemente, tracciando le tappe più importanti della crescita della protagonista, concludendosi in parte nel momento in cui ella subirà il secondo abbandono, dopo quello involontario della madre. Anche Max sparirà, lasciandola senza alcuna spiegazione, dileguandosi dal giorno alla notte.
Sia nei momenti dedicati ai ricordi della madre, sia in quelli vissuti con Max, la scrittura si carica di malinconia. Una malinconia molto forte, che accompagna ciascuna frase dettata da una consapevolezza triste e per certi versi anche pacata, indice di rassegnazione. E’ chiaro che Scarlet sta raccontando del suo passato che appartiene a quel mondo in cui non si riconosce più ed è evidente la percezione di una velata nostalgia che fa apparire quei ricordi umani come bolle di sapone che stanno definitivamente per volare via. Esattamente come qualcosa di fragile che non può resistere contro la durezza e la freddezza di quella nuova non-vita. Tutto ciò che ricorda di Max è vivo, caldo, ma è lontano ormai da ciò che è diventata e la certezza che ciò che ha provato con lui, l’intensità di quelle sensazioni, non potrà più tornare, provoca un brivido in chi legge fatto di apprensione e tristezza.
“A pensarci ora rabbrividisco: eravamo veramente due animali fuori controllo, ma mai più nella vita avrei provato emozioni così intense, per cui forse, ne è valsa la pena.”
Quando Scarlet frequenta il college, decide di partecipare a quella vita fatta di denaro e feste, di alcool e soldi che diventano l’unica merce di scambio per divertirsi davvero. Ha indossato una maschera di convenienza che le permette di vivere la sua vita senza lasciarsi più coinvolgere da nessuno, prendendo solo quello che il compagno di turno può offrirle senza più rischiare di essere ferita. Un incontro cruciale che cambierà totalmente il corso della storia è quello con un uomo che aveva già conosciuto da bambina. Un amico del padre, bellissimo e misterioso, dai capelli lunghi e neri e gli occhi terribilmente verdi. Quando lo rivede, si rende conto che nonostante siano passati tredici anni, lui non è invecchiato minimamente ma questo pensiero passa subito in secondo piano, sostituito dall’attrazione che immediatamente prova per lui e dal piacere di potergli parlare. L’uomo di nome Alexander, è sensuale, ha un tono di voce ammaliante e a Scarlet sembra di conoscerlo da sempre, a tal punto da percepire una sorta di intimità che la spinge a volersi confidare con lui.
L’uomo la introdurrà lentamente nel proprio mondo fatto di notte e di conoscenze alquanto pericolose senza mai però rivelare la sua vera natura che è fin dall’inizio facilmente intuibile. Scarlet è attratta ma allo stesso tempo intimorita da Edward, una conoscenza di Alexander, la cui presenza è sempre come un’ombra pesante che determina irrimediabilmente le scelte dell’uomo, al di là del suo volere. La donna è affascinata da questi due personaggi misteriosi ed intriganti che si rapportano a lei in modo totalmente diverso, fino a quando capirà che Alex nasconde molti segreti che non vuole svelare. Ciò nonostante è profondamente attratta da lui, dal suo modo di nascondersi e dall’aria da predatore che lo circonda concentrata in quello sguardo famelico ed assetato.
Scarlet sente di perdere il controllo in sua presenza e nonostante i gesti gentili che ha l’uomo verso di lei, vorrebbe qualcosa di più che sia più reale e più tangibile. Alex è una presenza quasi evanescente che l’attrae proprio per quel senso di segretezza e di proibito, sempre ad un passo dall’oscurità, in un gioco silenzioso dove Scarlet sa che è lui l’unico a decidere, senza che lei riesca a resistergli.
L’autrice riesce molto bene a trasmettere il senso di inquietudine e nel contempo l’attrazione che la giovane donna prova per quest’uomo che ha qualcosa di selvatico, di indomato e terribilmente arcaico. Si respira, durante la lettura, un clima carico di suggestione fantastica e ombrosa che piacevolmente ricorda il mondo affascinante e tenebroso dei vampiri, quali esseri inquietanti e solitari che sopravvivono di notte e che ammaliano le loro vittime con la loro bellezza immortale. Alex cela un terribile segreto che ha a che fare con la madre di Scarlet ma non basterà a tenerla lontana da lui, perché i suoi sentimenti sono equamente suddivisi tra odio e amore.
Il ritmo narrativo è scandito da capitoli brevi e lineari che scorrono implacabili, raccontando gli eventi senza perdersi in inutili fantasticherie. Non c’è quell’alone di romanticismo gotico così familiare nei romanzi di questo genere. Non c’è nessuna atmosfera horror a rendere la lettura timorosa o titubante, piuttosto le parole, scelte e curate, sono avvolte da un profondo realismo. I personaggi non hanno nulla di fiabesco o di immaginario. Nonostante si parli di vampiri, essi non sono figli dei più tormentati incubi, ma esseri all’apparenza normali che sanno bene come nascondersi. Certo, la storia di Scarlet, è una storia al di fuori del comune, ma non per questo l’autrice la rende del tutto impossibile. Il suo modo di narrare rende credibile gli eventi e chi con essi, permettendo a chi legge di fidarsi senza temere una cocente delusione.
La copertina rappresenta uno splendido disegno che avrà un ruolo molto importante all’interno della storia. In esso si racchiude tutto il significato del libro espresso perfettamente dai tre colori di cui le rose sono impresse. La purezza del bianco, il rosso del sangue e il nero, testimone di oscurità e di morte. Questi sono gli elementi fondamentali sui cui il romanzo si basa, gli stessi che lentamente ci condurranno a scoprire ciò che anche Scarlet stessa brama da tempo: la verità sull’identità di Alexander, l’uomo dal quale non riesce a separarsi. I loro brevi incontri diventano sempre più intimi e sensuali, fatti di baci appassionati e di attimi in cui la percezione di lui è proprio quella di un animale elegante e delicato, che respira continuamente il suo odore, corteggiando il suo collo bianco e candido. E’ disposta a tutto pur di averlo e nonostante senta forte la pericolosità che lui rappresenta, non resiste al suo richiamo oscuro, fatto di promesse sussurrate e di eternità. Scarlet è di indole libera e ribelle, forte e determinata, ed è maledettamente spinta verso tutto ciò che è al limite ed Alexander rappresenta proprio tutto ciò che è off limits.
“Dovevo sempre andare oltre: oltre i miei limiti, oltre la ragione, oltre tutto quello che mi era concesso.”
Il loro legame diventerà sempre più tormentato, insidioso, inquietante, ma anche più forte ed indissolubile quando qualcosa li unirà per sempre.
“Sono io la tua rosa nera, e tu la mia rosa bianca.”
Alla fine del libro ogni tassello andrà al suo posto, ma molte domande resteranno irrisolte perché l’autrice ha già pronto il secondo capitolo di questa particolare ed intensa storia.
Vale la pena sottolineare che i vampiri presenti in questo primo libro sono soltanto due, Alex ed Edward. Le loro personalità si distinguono totalmente ed anche il loro modo di rapportarsi agli umani è agli antipodi. Edward è il Principe, l’unico vero capo, a cui anche Alex deve sottostare. Di entrambi sappiamo davvero poco e questo contribuisce a renderli più credibili, facendoli apparire esattamente come sono: fantasmi, ombre di uomini già vissuti un tempo e adesso morti, le cui emozioni sono solo piacevoli ricordi, fino a quando anch’essi si perderanno nell’oblio del tempo.
Ciò non impedisce ad Alex di essere attratto da Scarlet e non solo dal suo sangue. Egli la desidera quanto lei desidera lui, ma non intende averla fino a quando non capirà che è disposta davvero a tutto per lui, assecondando la sua vera natura, quella del vampiro.
"Scarlet. Morire per vivere" è dunque un romanzo d’amore ma anche di desiderio, di ribellione, della ricerca di una libertà dell’anima che difficilmente è possibile raggiungere senza liberarsi delle proprie paure e ferite. Ho avuto la sensazione che i vampiri presenti in questo romanzo siano soltanto una scusa adottata dall’autrice per raccontarci di un desiderio di affermazione, di conoscenza oltre ogni limite, di evasione oltre la gabbia in cui ci siamo ostinatamente rinchiusi, perché siamo figli di questo mondo e perché tutti prima o poi vogliamo scappare.
E’ un percorso di maturazione quello di Scarlet e la sua forza e il suo coraggio la condurranno a rischiare qualsiasi cosa per quell’amore dannato. L’autrice riesce ad impregnare l’aria che avvolge le pagine di una sottile evanescenza che ha il sapore della morte. Si è avvolti da un’inafferrabile sensazione che tutto debba condurre ad un passo dalla fine. Una fine tanto desiderata quanto attesa e che non lascia alcuna scelta.
“Voglio morire tra le tue braccia.”
La morte, dunque, è la vera protagonista che appare chiaramente sulla scena solo al termine del romanzo e ad essa si accompagna la consapevolezza che ormai quella rosa così bianca si è tinta di rosso, sporcata da quell’amore impuro e maledetto senza tregua e senza tempo. L’eternità diventa l’unica solitaria compagna di questa nuova e terribile vita fatta di fame e di sangue, immersa in una notte senza fine nella quale, dopotutto, non si è mai abbastanza soli perché un patto di sangue e morte legherà Scarlet ad Alexander, oltre le memorie del tempo, in quell’infinito cupo e tetro che è l’esistenza di un vampiro.
E nonostante, chiudendo il libro, ci si chieda cosa succederà, la risposta è contenuta nel prossimo libro nel quale forse, capiremo, se per lei ne è valsa davvero la pena sacrificare qualunque cosa in nome di un amore immortale. Perché Scarlet lo sa, ha scelto di morire proprio per iniziare a vivere, vivere davvero.
“Mai abbastanza lontana da lui per poterlo dimenticare, incapace di recidere questo filo di sangue che a lui mi lega. Per l’eternità.”
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scarlet. Morire per vivere
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