Scoop. La banda degli incappucciati tra Piacenza e Bassa Lombardia (1995)
- Autore: Ermanno Mariani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Ermanno Mariani, scrittore ma soprattutto giornalista di cronaca nera e giudiziaria per il quotidiano Libertà di Piacenza e redattore Ansa, in Scoop. La banda degli incappucciati tra Piacenza e Bassa Lombardia (Oligo Editore, 2023) narra fatti veri accaduti nel 1995.
Tra i saggi storici di Mariani, invece, è da ricordare Piacenza liberata, narrazione della sconfitta nazista e della fine della repubblica di Salò, ultimo baluardo difensivo di Mussolini. La sconfitta nazifascista al Nord è così ben spiegata che questo libro, drammatico ma aperto alla speranza, è andato più volte esaurito in libreria nel 2006, fino ad una terza edizione riveduta e ampliata edita nel 2016 da Parallelo45 edizioni.
Il fatto vero ricostruito in Scoop. La banda degli incappucciati tra Piacenza e Bassa Lombardia, riguarda inizialmente Borgonovo, una cittadina in provincia di Piacenza, appunto.
Il cronista di nera protagonista si chiama Antonio (nome di invenzione come tutti gli altri utilizzati dalla storia, Ndr), un giornalista che è solito prendere un caffè vicino casa. Un giorno la barista gli chiede cosa sappia della ragazza violentata a Borgonovo da dei ragazzi o uomini più grandi incappucciati. Si racconta che quando questa banda si accorge di una ragazza, di una donna, che sta tornando da sola in macchina, dopo essere stata in discoteca o a cena da amici, accosta la propria vettura all’auto di lei in modo tale che la ragazza sia costretta a frenare e, se esce dalla macchina, corre il rischio certo di essere violentata dagli sconosciuti incappucciati. La ragazza del bar è arrabbiata con Antonio, gli dice che, in quanto come cronista di nera, dovrebbe sapere questi fatti meglio di lei; ma lui replica che sono solo dicerie, che non può scrivere niente sul giornale, se non c’è la certezza della fonte.
In ogni caso, Antonio non riesce a togliersi dalla mente questa ultima violenza sessuale, avvenuta dopo altre tre situazioni simili. Una ragazza del basso lodigiano, un’altra che è riuscita a scappare dagli stupratori e ora un terzo caso.
Siamo al 31 di ottobre, il giorno dopo è festivo e Antonio si reca alla radio locale dove i giornalisti fanno brevi pezzi di cronaca per il foglio locale Parma e Piacenza mattina.
Antonio non ha dormito per la vicenda, si fa coraggio e chiama le forze dell’ordine, parlando direttamente col capitano Corbellini, scioccato che il giornalista sappia cose tenute in silenzio stampa, dal segreto istruttorio. Antonio capisce che c’è qualcosa che brucia nel territorio ma non se ne può parlare, sennò vengono annullate le indagini preliminari, ma il sacro fuoco del cronista brucia per dare la notizia.
Ritorna dunque alla radio locale, dove i suoi colleghi fanno un breve pezzo per Parma e Piacenza mattina e chiama Il Giorno, il quotidiano milanese che resta basito dalle quantità di notizie fornite da Antonio, il quale potrebbe firmare un pezzo in nazionale di centoventi righe.
Qualsiasi giornalista smania per non avere solo pezzi pubblicati sul territorio locale, ma avere la possibilità che siano letti in tutta Italia. Antonio potrebbe avere l’occasione di scrivere il pezzo della sua vita; ma il capitano Corbellini lo prega di non farlo. La verità è che il numero delle ragazze stuprate è già salito a cinque.
L’animo del giornalista fa dire al nostro protagonista: "E con questo so tutto" , ma il capitano lo supplica di non vanificare il lavoro di giovani reclute che hanno passato le notti in discoteca non per divertirsi, ma per capire quale ragazza si stesse allontanando da sola correndo il rischio essere tamponata dal gruppo e costretta, tra calci e pugni, a subire la violenza del clan.
A questo punto il capitano minaccia Antonio, lo potrebbe denunciare per diffusione di notizie, coperte dal segreto istruttorio, ma soprattutto né i Carabinieri né la Polizia darebbero in futuro materiale informativo all’uomo che sarebbe costretto a cambiare mestiere o di trasferirsi in un luogo lontanissimo.
Antonio ha recepito forte e chiaro il messaggio intimidatorio e quindi prega affinché il pezzo non venga pubblicato, altrimenti perderebbe il lavoro e dovrebbe fare altro in un’altra città. Troppo facile per loro, a Milano, divulgare il pezzo, mentre lui a Piacenza non avrebbe più informatori nell’Arma, niente più notizie, potrebbe essere un uomo trasparente, finito, cui nessuno dà più retta.
Ma il pezzo esce, anche se la scelta di non mettere il nome è balorda, tutti sanno che è un articolo di Antonio. Il titolo è A Piacenza il Ku Klux Klan degli stupratori. Articolo che sembra anche più lungo con una foto di una ragazza tratta dal film di Marco Risi Il Branco. I giornali finiscono dopo mezz’ora, alle nove del mattino tutti, tranne chi dorme, sa già quello che è successo. Le tre esse. “Sesso, soldi, sangue”. Ragazze violentate, picchiate e derubate. Tornato a casa, stanchissimo e avvilito, Antonio trova la madre turbata da milioni di telefonate, tutti che le chiedevano dove fosse suo figlio e quando sarebbe tornato.
Il resto è da scoprire da soli. Basti pensare quanto in quegli anni i cronisti di nera e giudiziaria, oltre che occuparsi di delitti o stupri o di collusioni Stato-Mafia, furono utili per capire come funzionava il sistema delle tangenti, chi se ne avvantaggiava, chi spendeva i soldi dei contribuenti riempiendo gli aerei di affiliati politici e di amiche devote alla Casta.
La parola “Casta” nacque alla fine del secolo scorso con il pool di Mani pulite, ovvero lo scandalo dei magistrati che presero su di sé anche il potere politico, mentre i politici “veri” finivano nei tribunali o si dimettevano dai partiti.
In quel bailamme poi cambiarono anche i giornalisti di cronaca nera, che andavano nel programma di Bruno Vespa a parlare e a vedere il plastico del caso di Cogne. Per non dire che oggi non esiste quasi più il cronista di nera e giudiziaria, ha perso molto appeal, ora i giornalisti devono tenere a bada il loro vero padrone: Internet.
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