Se fossi postumo sarei (ba)ricco
- Autore: Vincenzo Trama
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
Non mi perdevo una puntata di Che tempo (che) fa (o come diavolo si chiamava a quel tempo): dopo nemmeno un anno non ce l’ho fatta più. Adesso non guarderei un programma di Fazio & Co. nemmeno sotto tortura. Olezzano di snobismo radical-chic a chilometri di distanza. L’Italia che scrive (ma solo per editori del giro buono), che incide dischi (ma solo per le major), che recita e/o gira film (ma solo per i produttori bene ammanicati) ne ha fatto la sua chiesa, il tempio dove si officia (si perpetra, si perpetua, si conclama) il rito finesettimanale del successo dei soliti noti di successo. Non è che mi sgomenti più di tanto, funziona così anche nei giornali che contano, nei festival, nei premi, nei teatri, nell’altra tv.
In un Paese intellettualmente cristallizzato, Vincenzo Trama può toglierselo dalla testa di fare il salto di qualità con un’editrice con più santi in paradiso di quelli che ha Il Foglio Letterario che lo pubblica oggidì. A maggior ragione se continua a scrivere cose sulla falsariga di quelle che ha scritto in “Se fossi postumo sarei (ba)ricco” (Il Foglio Letterario, 2017). La fiumana di aspiranti scrittrici e scrittori - incompresi e/o sfruttati e/o frustrati e/o misconosciuti e/o non pubblicati e/o non pubblicabili e/o indecisi sul da farsi e/o rosiconi per via di come vanno le cose - ha trovato insomma il suo Zorro e il suo Robin Hood messi assieme.
Vincenzo Trama spara a zero sul gotha della letteratura contemporanea, e quando spara non lo fa a salve, facendo nomi e cognomi. Vabbè che stempera con l’ironia, ma il suo è un pamphlet velenoso mascherato da romanzo (la parabola tragicomica di un aspirante scrittore che vorrebbe ritagliarsi un posto al sole nel dorato mondo delle patrie lettere. Campandoci per giunta!). A p. 42, per esempio, ne ho trovata una (tra le tante) sui “poveri” - si fa per dire - Baricco, Vitali e Gramellini (a proposito di Che tempo che fa):
“Baricco che ormai scrive ‘caccapiscio’ in times new roman corpo 89 e la casalinga di Voghera è contenta, Vitali che è una delle piaghe che gli ebrei si sono dimenticate di scagliare sugli egizi, Gramellini che altro che ‘Fai bei sogni’, gli incubi ti fa venire, gli incubi”.
E poco dopo - p. 44 - un’altra per il venerato maestro Raymond Carver, giacché
“noi merdosi italiani incensiamo ‘Cattedrale’ di Carver che, dai, perché si chiama Raymond Carver dall’Oregon, si fosse chiamato Marco Succhiaspippoli da Pontremoli chi lo cagava? Te lo immagini uno che in Italia pubblica short stories, cioè raccontini, che ha lo stesso successo di Carver? No, ovviamente no”.
Sta dunque tutto in questa vocazione sanfedista “Se fossi postumo sarei (ba)ricco”? A parte che alla luce dei trend gialli/ombelicali/paludati della narrativa italiana il sanfedismo non mi sembra un merito da poco, ma poi - tranquilli - che il romanzo si regge anche su svariati espedienti sardonici di contorno, inquadrature in campo lungo di una nazione (di un mondo, letterario e non) raccontabile e raccontato sulla falsariga di un ilare de profundis.
Se fossi postumo sarei (Ba)ricco
Amazon.it: 11,88 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Se fossi postumo sarei (ba)ricco
Lascia il tuo commento