Segreta
- Autore: Daniela Cattani Rusich
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2010
Una poesia densa di atmosfere e di suggestioni. Questa, a un prima lettura, sembra essere l’intenzione comunicativa di Daniela Cattani Rusich che, nel tono rarefatto e ben orchestrato di questa nuova silloge suddivisa in due sezioni, sperimenta versi di varia lunghezza secondo moduli ritmici incisivi e vari. La caratteristica rilevante è la personale costante ricerca dell’Autrice, che tende invece a fondere scrittura e oralità in direzione di una ritrovata sinergia tra parola e segno, tra fonema e significato. Ne è riprova l’originale parentesi della prosa in versi, possibile sviluppo di una sperimentazione tutta in fieri, che sa dove cercare nuovi stimoli creativi: “E ne ho di parole pietre, di parole spilli da conficcare negli occhi...”. La citazione, riassuntiva del clima di Segreta come libro in continua evoluzione, multiforme e poliedrico, è una dichiarazione di poetica che tratteggia un intento riformulativo del linguaggio secondo schemi mai fissi o dati e che, come tale, rivela altro: ovvero un progetto di estensione del poetabile a ogni aspetto della realtà.
In tal senso la voce della Rusich si allinea a un movimento di scrittura contemporaneo che contempla altri nomi nuovi di spessore, con i quali l’Autrice condivide il gusto per la rottura-ricostruzione del tessuto poetico in forme liriche diverse e lo scavo delle potenzialità espressive insite nella sensazione del dolore-mancanza; infine rinascita o marchio impresso a fuoco.
“Vanno cercando l’ala dell’angelo/sotto un inferno di macerie" e ancora “Non sarai sponda/senza il mio naufragio”.
Ciò che la differenzia e la rende voce originale è soprattutto la varietas, da intendersi come analisi a tutto tondo dell’emotivo e, contemporaneamente, come forza di sintesi quasi epigrafica, attraverso cui molti testi chiudono in modo netto ma tremendamente dolce la situazione poetica.
“Ora mi dici: il vento è tornato/Io ti rispondo: le nuvole vanno...”; “Da carne a carne, da sangue a sangue:/ il filo reciso-ma-acceso aleggia infuocato nell’aria”; “E io sento la notte /che mi riempie e mi placa”.
Quando, in seconda analisi, il discorso generale si fa più complesso, con riferimenti colti a lingue arcaiche, a citazioni, a riferimenti letterari, il respiro dell’opera diventa più energico e il piano di lettura procede naturalmente per intuizioni e analogie. Esce allora l’anima del poeta, la sua predisposizione al sentire. È il dramma umano in atto che emerge, senza filtri o indugi lirici gratuiti, e con esso la grandezza della poesia vera, in cui l’io trascende in dimensione universale e si annulla proprio perché appartiene a tutti. È questo quanto affiora dalla seconda sezione del libro, permeata da una maturità espressiva densa, dalle forti connotazioni etiche. Una poesia, insomma, da leggere più volte e fatta per essere nostra, quella di Daniela, che cela sapientemente i suoi codici, rivelandoli via via con fare quasi sornione, lieve, sorridente (ma è un sorriso doloroso, una ruga amara), rendendoli così misura comune. La sua è una poesia-sfida per il lettore che vuole ferirsi e rinascere, oltre le banalizzazioni del presente e, nel contempo, dono e splendida minaccia, labirinto in cui perdersi alla ricerca di una via d’uscita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Segreta
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