Seguendo Garibaldi. I luoghi dell’epopea garibaldina
- Autore: Riccardo Baudinelli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2011
Garibaldi è stato qui, sia pure per poco. Se nella grande lapide sulla facciata di Palazzo Alliata a Palermo si legge “In questa illustre casa il 27 maggio 1860 per sole due ore posò le stanche membra”, da un vecchio palazzo a Dormelletto (Novara) campeggia spiritosamente “In questa casa non visse mai persona illustre nemmeno Giuseppe Garibaldi”. Dagli ultimi decenni dell’800 fino alla neo camicia rossa Bettino Craxi, è stato un fiorire in Italia di cippi e lastre dedicate all’eroe dei due mondi, un percorso devozionale puntualmente ricostruito in un volume del tipico formato della collana Viaggi nella Storia della casa editrice fidentina Mattioli 1885, Seguendo Garibaldi. I luoghi dell’epopea garibaldina, a cura dell’archeologo spezzino Riccardo Baudinelli (edito nel 2011, 122 pagine, 16 euro).
È una guida pubblicata nel centocinquantenario dell’Unità d’Italia, illustrata con tantissime fotografie, disegni e cartine a colori, che riprende gli itinerari del generale in Italia: la campagna per la Repubblica romana nel 1849, con la fuga successiva fino alle Valli di Comacchio dove perse l’amata Ana Ribeiro, Anita; la partenza dallo scoglio di Quarto per l’impresa dei Mille; lo sbarco a Marsala; le battaglie di Calatafimi e Palermo; i vari ritorni a Caprera.
Musei, sacrari - con gli orari di apertura e le indicazioni per una visita - luoghi curiosi e particolari in Italia e altrove, oltre a suggerimenti dove soggiornare, assaggiare eccellenze enogastronomiche tipiche ed anche sostare con un camper.
Per oltre un secolo, Garibaldi è stato un mito fondativo per gli italiani e un simbolo dell’Italia nel mondo, prima che la damnatio memoriae iconoclasta caduta su Garibaldi lo rendesse un personaggio “deteriore” nella storia nazionale, secondo la lettura revisionista dei valori del Risorgimento di moda oggi. In un articolo degli ottimi Rizzo & Stella ancora rintracciabile su Corriere.it si può leggere del sindaco siciliano di Capo d’Orlando che ha spaccato a martellate la targa di Piazza Garibaldi, considerandolo “un feroce assassino” al servizio della massoneria e degli inglesi.
L’agile guida Mattioli è un prodotto riservato evidentemente ai, non pochi, che non si fanno fuorviare dalla rilettura filo borbonica dell’unificazione che trova tanto spazio oggi, senza giustificazioni storiche - il prof. Barbero le va smontando sistematicamente - ma certamente con forti basi “politiche” e un grande battage propagandistico ad uso della saggistica che sostiene le tesi del sacco del “ricco” Mezzogiorno a vantaggio dell’avido Nord.
Senza uscire fuori tema – basterà ricordare, sempre con Sergio Rizzo, che checchè ne dicano i neoborbonici, le Due Sicilie erano un paese arretrato, anche se l’Italia unita non fece nulla per colmare il divario – restiamo all’interno di questo libretto, che si sofferma rapidamente sulla “componente geografica”, sul “cammino” avventuroso in Italia del guerriero e condottiero, su alcune delle incalcolabili ed anche curiose testimonianze del suo percorso, “che, mettendo in collegamento luoghi ed edifici ad avvenimenti e personaggi, ci raccontano un pezzo di storia importante del nostro paese e non solo”.
Per esigenze oggettive, il curatore ha voluto seguire solo alcune tappe dell’itinerario garibaldino, scegliendo quelle a suo avviso più importanti dal punto di vista storico e con le migliori testimonianze turistiche del passaggio.
Si comincia dalla fine, dalla morte di Garibaldi il 2 giugno del 1882 a Caprera (era nato a Nizza il 4 luglio 1807), dove si era ritirato, rifiutando titoli, onori e soldi, anche per i figli, ma senza trascurare di portare il suo “tesoro”: una cassa di maccheroni, qualche sacchetto di semi e una scorta di merluzzo essiccato. Era il buen retiro del marinaio, maestro di scuola, commerciante, corsaro, massone, anticlericale, generale, dittatore, affrancatore di popoli e scrittore, che aveva vissuto e combattuto per la libertà in più parti del pianeta.
Lasciava in mani incerte, scrive Baudinelli, un paese unificato ma deluso e pieno di contraddizioni, abitato da milioni di italiani solo di fatto, che non parlavano la stessa lingua.
A fargli conoscere l’isola sarda era stato il fedele amico Giovan Battista
Culiolo, il maggiore "Leggero", originario di La Maddalena. Vi si erano fermati nel 1949 dopo la drammatica pagina nelle paludi ravennati. Quando il generale decise nel 1855 di acquistare un terreno per stabilirsi con la famiglia, la scelta cadde proprio su Caprera, Piana della Tola, dove ora riposa.
A proposito di “riposo”, curioso quanto si legge del Mausoleo Ossario Garibaldino sul Gianicolo, a Roma. È un monumento imponente, in chiaro stile fascista, in località Colle del Pino, dove dal 30 aprile al luglio 1849 si consumò la sfortunata difesa della Repubblica Romana. Nel retro, una doppia rampa di scale porta al Sacrario, in cui 36 loculi sono coperti da lapidi coi nomi di 1600 caduti, ma ne contengono in effetti le spoglie di una ventina appena, quasi tutti non riconosciuti. Se non altro, in un sarcofago in porfido sul fondo, riposa Goffredo Mameli, il poeta e patriota genovese ventunenne, autore dei versi dell’inno nazionale. Le spoglie vennero trasferite nel 1941 dal cimitero del Verano, dove resta un monumento funebre in suo ricordo.
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