Senso civico. Ricordi e pensieri di un giudice mantovano
- Autore: Giovanni Scaglioni
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Quanto rispetto incutono i giudici e che timore reverenziale, a meno d’essere un delinquente incallito o un intoccabile dalla giustizia (non mancano di sicuro). Ci siamo mai chiesti, però, se anche un magistrato alle prime armi non abbia dovuto affrontare un apprendistato, coi relativi risvolti, altalenanti tra motivi di soddisfazione o di rossore, perchè a volte imbarazzanti?
Soddisfa tante di queste curiosità il libro autobiografico di Giovanni Scaglioni, Senso civico. Ricordi e pensieri di un giudice mantovano (pubblicato dell’Editoriale Sometti di Mantova, 2023, 222 pagine). Rivelano uno spaccato piuttosto singolare dei primi passi di un futuro autorevole rappresentante del potere giudiziario.
Il percorso professionale del dott. Scaglioni è stato ispirato dall’antico detto nec spe, nec metu (non ambisco ad apprezzamenti né temo critiche). Una carriera retta da un alto senso del dovere, quella dell’autore degli aneddoti e dei “pensieri” proposti in questo ampio volume, tratti da una vita ex cathedra, sullo scranno di autorità giudicante.
Conterraneo con orgoglio del poeta latino Virgilio Marone, presenta il suo lavoro come una raccolta di vicende e di riflessioni. Da una parte, eventi della sua vita, del tribunale di Mantova, della città, dei mantovani. Dall’altra, considerazioni sul mondo politico e sulla nostra società, volendo strutturare:
“Il tutto senza presunzione, con modestia, ma anche con quella leggerezza che aiuta a rendere più accettabili le difficoltà che incontriamo nella vita”.
Certo, un magistrato è abituato a giudicare, per questo i giudizi etico-sociali possono risultare appuntiti, taglienti.
Sintetizziamo la sua lunga esperienza lavorativa in toga - conclusa con il collocamento in pensione nel 2010 - cominciando dal profilo biografico tracciato da una giornalista del “Corriere della Sera” per un’intervista su Mantova e i concittadini.
Classe 1937, mantovano da generazioni, in Magistratura dal 1965, ha cominciato la carriera a Milano nella Procura della Repubblica, che ha lasciato nel 1968 per tornare nella sua città come pretore, con funzioni tanto penali che civili.
Nel 1972 è passato al Tribunale, sempre a Mantova, giudizi civili, del lavoro e penali, poi è stato presidente della Sezione penale e dal 1997 del Tribunale stesso, fino al trasferimento nel 2008 alla Corte d’Appello milanese presidente della I sezione penale.
“Noi mantovani sentiamo l’orgoglio di appartenere a questa terra. Siamo attaccatissimi a Virgilio per il suo concetto di pietas”
Rispondeva all’intervistatrice. Per il poeta latino di Andes, l’eroe non è quello omerico, epico e forte, ma chi rispetta il vinto, chi ha un grande senso della morte, del mistero. Tolleranza, mitezza, amore per il bello, fedeltà alle proprie radici, sono i caratteri della migliore indole mantovana, a detta del virgiliano doc Giovanni Scaglione. Insieme a un insopprimibile desiderio di luce, che forse deriva dagli scenari della vita bucolica ai tempi di Marone, alla meraviglia del Mincio che scorreva lento fra le canne.
Nel presentare il volume, aggiunge di aver voluto svolgere la professione quasi per intero nella sua città, nell’arco di quarantacinque anni, con senso di appartenenza alla terra natale e agli abitanti, con tanto amore per la sua storia, i monumenti, le bellezze e rispettando le sue istituzioni. Insomma: con senso civico.
I primi tre capitoli del libro (“Aneddoti giudiziari”, “Cose mantovane”, “Magistrati”) sono seguiti da suoi testi, articoli, osservazioni e commenti sull’etica e sulla politica. In chiusura, ricordi e cammei di amici scomparsi.
Da giovane, è stato principiante, come tutti. Non c’è rosa senza spine e non c’è tirocinio senza batticuore. Nel 1965, venne destinato al Tribunale di Milano per l’apprendistato da uditore giudiziario senza funzioni, che una volta concluso positivamente avvia alle funzioni di magistrato. Le prime esperienze furono drammatiche e gli rivelarono un esercizio della giurisdizione piuttosto irrituale. Assegnato ad una sezione civile in piena estate, venne incaricato di andare in udienza al posto dei magistrati in ferie, tanto poi qualcuno avrebbe firmato i verbali. Una procedura per niente regolare, ma non ebbe il coraggio di opporsi e nessun avvocato sollevò rilievi. Si pensi che una sentenza sulla tutela del diritto all’immagine, scritta da lui ma firmata da altri, venne perfino menzionata dal Corrierone nella cronaca di Milano. Passato in Procura, non sapendo ancora come scrivere un capo d’imputazione venne dirottato verso udienze dove avrebbe potuto fare pochi danni, perché il parere del pubblico ministero può essere inutile, ove il collegio giudicante lo ritenga errato.
Il biennio da uditore terminava con un esame durissimo da aggiunto giudiziario, tanto arduo da ricordarlo ancora con apprensione a quasi sessant’anni di distanza.
Una prova selettiva di sbarramento - non superarla comportava l’esclusione - ora sostituita dalla valutazione attitudinale del CSM.
Tra le opinioni espresse dal magistrato decano, sono severi i giudizi sulla situazione precaria della sanità pubblica in Italia e sui disordini provocati dagli ultras calcistici. Quanto alla prima, l’impegno e la solerzia di medici e infermieri non si possono negare, ma le carenze delle strutture non rispettano la dignità dei pazienti. E che disastro la medicina del territorio e la prevenzione.
Gli ultras sono conosciuti o conoscibili dalle Forze dell’Ordine, si potrebbe ricorrere ad azioni preventive e repressive, imponendo brevi restrizioni della libertà personale in casa.
“La democrazia non è messa in pericolo quando si combattono violenze e soprusi”.
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