Settembre nero
- Autore: Sandro Veronesi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2024
Settembre nero, il nuovo romanzo appena uscito per La Nave di Teseo del due volte Premio Strega Sandro Veronesi, racconta la storia di un bambino di dodici anni, la voce narrante, che rievoca la sua estate del 1972 al mare in Versilia, quando con il padre, avvocato penalista di Vinci, celebre per aver dato i natali a Leonardo, sua madre Elizabeth detta Betty e la sua sorellina Gilda, di appena sette anni, trascorsero l’ultima estate felice della loro vita familiare.
In quel settembre nero del titolo ci fu l’orribile attentato agli atleti israeliani che insanguinarono le Olimpiadi di Monaco di Baviera, mentre già si addensavano nubi altrettanto nere sulla vita di Gigio Bellandi e che segnarono dolorosamente la fine della sua infanzia.
C’erano stati già molti segnali che annunciavano un periodo della storia italiana piena di misteri e di delitti, in particolare la tragica fine di un bambino, Ermanno Lavorini, rapito e ucciso misteriosamente e del cui caso lo stesso penalista Bellandi, il padre del narratore, si stava occupando. Ma nelle righe del romanzo di Veronesi si respira l’aria che aveva vissuto Gigio e soprattutto il suo affetto straordinario per i genitori da cui si sentiva amato e protetto. Da una parte la madre, irlandese dai capelli rosso fuoco e dalla pelle bianchissima piena di efelidi, ammirata in silenzio da tutti i vicini di spiaggia; dall’altra il padre, quarantenne provetto velista, che sulla barca di legno chiamata Tivatu esercitava il suo ruolo di mentore insegnando al figlio dodicenne i segreti della navigazione a vela, in anni in cui Straulino si affermava come il campione italiano più amato; infine la piccola Gilda, chiamata così per i capelli rossi ereditati dalla madre, proprio come Rita Hayworth che aveva dato vita al personaggio fascinoso del film omonimo.
In quell’estate così significativa, Gigio si innamora della vicina di ombrellone, la tredicenne Astel Raimondi, figlia del più ricco imprenditore di Fiumetto, che aveva ereditato dalla bella madre etiope il colore della pelle e o capelli raccolti in treccine colorate piene di nastri che facevano impazzire il giovane Gigio, ingenuo, ancora bambino, affascinato dall’esuberanza, dalla curiosità, dalla ricchezza che la bellissima Astel esercitava su di lui.
Mentre Gigio aveva ricevuto in dono dal padre un mangiadischi, oggetto prezioso, con un solo 45 giri, arricchito poi dall’aggiunta di altri quattro dischi regalati da uno stravagante zio americano, Astel nella sua villa enorme e lussuosa aveva un apparecchio stereo e una massa di dischi tutti in inglese, che voleva che Gigio, bilingue, le traducesse. Ecco allora i due ragazzini ballare al ritmo dei successi di quegli anni, fra i tanti titoli soprattutto A whither shade of pale dei Procol Harum, successo straordinario, una sorta di colonna sonora che accompagnava amicizie e amori dei giovani che vivevano adolescenze e giovinezze che si riveleranno problematiche.
A rompere l’incanto di giornate lunghe e felici avverrà un fatto gravissimo che scompaginerà per sempre le vite dei protagonisti di questa storia dolorosa.
Sandro Veronesi con la voce del ragazzino di allora ricostruisce con sensibilità, empatia e intelligenza la personalità in fieri di Gigio, che legge Linus, scopre i Peanuts e il gioco degli scacchi seguendo le imprese leggendarie di Bobby Fischer, il ciclismo tifando per Gimondi e Merckx, raccoglie le figurine dei calciatori, incontra la musica leggera anglofona di cui capisce un po’, ma non tutto, malgrado la padronanza dell’inglese, e scopre l’amore e le prime pulsioni sessuali. Ma soprattutto scopre che i suoi genitori non sono quelli che credeva, che nascondono segreti e personalità oscure e che agli occhi di un adolescente appaiono deludenti e incomprensibili.
È molto bello il romanzo di Sandro Veronesi, pieno di riferimenti a luoghi, modi di essere, costumi, oggetti e abitudini che ricostruiscono un clima sociale e direi politico, negli anni della tv in bianco e nero e della fine della sbornia del boom degli anni Sessanta, mentre ci si avvicina pericolosamente alla fine del decennio di sangue che saranno gli anni Settanta.
Gigio, Astel e la piccola ma sveglissima Gilda ci raccontano un privato che diventa pubblico, un’atmosfera nella provincia italiana più modaiola (siamo nella Versilia di Mina, di Gianni Agnelli, della musica, della voglia di vivere e divertirsi che sta per rompersi), intessuta dai segnali di una fine come il crollo del ponte sull’Arno del 1966, il processo drammatico contro i presunti rapitori del piccolo Ermanno, i pugni alzati degli atleti neri sul podio della premiazione olimpico e la stessa strage dell’aeroporto di Monaco, tutti elementi che ci raccontano anni difficili che si identificheranno anche con quelli privati delle famiglie Bellandi e Raimondi.
Lo stile serrato della prosa di Veronesi riesce a tenere tutto insieme, musica e sport, radio e televisione, amori e tradimenti, Italia e Irlanda, ragazzi e adulti, pubblico e privato. Una rivisitazione accurata e partecipe di anni trascorsi e spesso quasi dimenticati, ricostruiti attraverso una vicenda esemplare, romanzesca ma a tratti molto realistica.
Settembre nero
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