Sguardo inquieto di Donatella Garitta Saracino

Aprire la porta e trovarsi di fronte un uomo, seduto su una poltrona e legato con scotch da pacchi sui braccioli, evirato, con un bel bisturi piantato nel petto, in una pozza di sangue.
E’ l’inizio da brividi – soprattutto un incubo per ogni lettore al maschile - di Sguardo inquieto, appassionante giallo, calato in una Torino misteriosa, conturbante, oscura. Un brutto e complicato caso per il commissario Cantamessa e l’ispettore Raimondi.

La vittima è Sergio Masselli, pediatra affermato dell’ospedale Regina Margherita, benestante, sposato con una figlia eppur - tuttavia - gran cacciatore di belle donne, tanto ambizioso inoltre da essersi lanciato in politica e ricoperto la carica di sindaco di Monteverso, comune della provincia torinese.
Il caso appare subito piuttosto difficile e, per venirne a capo, la coppia di investigatori dovrà scavare nella vita del medico, facendo appello a tutte le proprie capacità intuitive e deduttive.

La vita privata di Cantamessa invece è allietata dalla relazione con Emma, donna piacevole, sensuale, dal carattere indipendente, una che non sta lì di continuo a chiederti di mettere su casa insieme: sogno inconfessabile della maggior parte degli uomini.
Un giorno, in un centro commerciale della città esplodono delle bombe: un grave attentato al quale la donna del commissario scampa per puro caso.
Tra vittime e feriti, viene rinvenuto un corpo mummificato in un muro sventrato dalla potenza della deflagrazione.

La storia si aggroviglia in un fitto intrigo di misteri che rendono sempre più indovinato questo libro.
Tanti i personaggi che si susseguono, tutti accuratamente pennellati a dovere sotto l’aspetto psicologico per poi apprezzarne meglio, nel corso della lettura, sguardi, parole, sensazioni, sentimenti, fragilità, punti di forza.

La scrittura di Donatella Garitta Saracino è ordinata, attenta, precisa, pulita, di chiara impronta giornalistica - infatti l’autrice è giornalista -, senza inutili infiorettamenti narrativi.
La scansione del racconto, la sequela delle scene, oltre a non accusare tempi morti, – come si richiede a un giallo degno di essere definito tale -, presentano una certa originalità perché non si segue la consueta suddivisione dei canonici capitoli, bensì si alternano date significative per il racconto ad ambientazioni degli avvenimenti collegati alla vicenda. In tutto questo, mi sovviene lo stile di Quentin Tarantino

Tanti gli spunti sottotraccia da evidenziare: amore, odio, passione, erotismo, politica, malattia, terrorismo. Una storia a tutto tondo, dunque.
L’inatteso finale potrebbe persino generare in chi legge un sottile impulso di comprensione e indulgenza nei confronti del colpevole. E che colpevole, poi!