Silas Marner
- Autore: George Eliot
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2015
Da Jane Austen a Henry James, la letteratura inglese ci offre spaccati di società interessanti, ma descritti in modo prolisso, mellifluo e solitamente formale. Uno stile che ha in qualche modo formato e influenzato anche gli autori inglesi delle generazioni successive, ma che si presenta standardizzato, tanto che al suo interno la cura della psicologia dei personaggi non di rado fatica a riuscire approfondita. Non per questo gli autori hanno fallito nel descrivere personaggi di spessore umano significativo, basti pensare a Heathcliffe di “Cime Tempestose” o all’eroina “Jane Eyre”.
“Silas Marner” è un personaggio degno di particolare interesse.
Umile tessitore dall’animo semplice e dal cuore puro, egli è l’agnello sacrificale di una società ipocrita, povera di denari e di spirito. L’inizio della sua storia risulta particolarmente appassionante, in quanto l’anima di Silas pulsa forte di vita propria e coinvolge in maniera struggente il lettore, che partecipa facilmente al suo dolore, raccontato con poche, semplici ed efficaci parole attraverso il ritratto del personaggio stesso.
Poi però l’andamento della narrazione subisce un alternarsi di alti e bassi di tensione emotiva. La cittadina di Raveloe, divisa tra una classe sociale povera e superstiziosa e un’altra ricca e capricciosa, è un ambiente poco accogliente sia per l’ormai misantropo e disincantato Silas, che per il lettore; quest’ultimo si ritrova a navigare in descrizioni che, affidandosi alla sopra descritta formalità dello stile inglese, si perdono un po’ troppo in dettagli superficialmente mondani o ingenuamente prolissi, negando l’approfondimento di situazioni, che sarebbero invece interessanti e ricche di elementi di riflessione.
Ciononostante i personaggi dotati di grande umanità emergono e si fanno amare, facendosi portatori di messaggi profondi: il ricco Godfrey, dalla coscienza sporca ma responsabile, la sua aristocratica ma sensibile moglie, la semplice e bigotta signora Dolly Winthrop e naturalmente la piccola Eppie, orfanella che arriva come un angelo mandato dal cielo, ma che non per questo manca di essere una vera bambina, a tratti pestifera. La vicenda allora, via via che procede, dà a chi legge pennellate di vita reale e vissuta entusiasmanti che, malgrado potrebbero essere ulteriormente approfondite, riescono a dipingere un quadro luminoso e ben congegnato. In questo quadro il perno centrale è proprio il personaggio di “Silas Marner”, la cui ingenua onestà di sentimenti si fa punto di incontro tra due società contraddittorie e imperfette. I suoi sacrifici e le ingiustizie da lui subite, grazie alla purezza del suo animo, fanno di lui il Cristo del suo tempo e del suo luogo e portano a una vera e propria redenzione delle colpe commesse nel tempo dagli altri.
Il finale è pieno di luce, una luce limpida che viene dalla consapevolezza che la verità viene sempre a galla e che, se affrontata con onestà e responsabilità, porta alla serenità di tutti. Anche nel finale la narrazione non perde il suo stile formale e mellifluo, ma l’opera risulta lo stesso un piccolo gioiello della letteratura europea.
Silas Marner. Il tessitore di Raveloe
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