Slender man
- Autore: Non disponibile
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2019
C’è qualcosa sulla copertina di Slender man ancora più inquietante della figura spettrale rappresentata: manca il nome di un autore. In alto, c’è il vuoto, neanche un laconico “Anonimo”. Non è un romanzo come gli altri questo horror pubblicato a ottobre 2019 da HarperCollins Italia (a cura di J. De Angelis). Non è convenzionale, non si sviluppa per capitoli, paragrafi, periodi sintattici. È un collage. Brani scarni di testo, note, appunti, frammenti di diari, riproduzioni di articoli di stampa, messaggi delle chat di WhatsApp e email. È un libro composito, una cosa nuova, una frontiera inesplorata della produzione editoriale.
Su tutto, spicca quell’assenza spiazzante, lassù in copertina. No autor riporta l’edizione originale Harper Voyager, collana di fantascienza horror e altre fantasie, anche perverse, della casa madre britannica HC. L’edizione originale inglese ha preceduto di un anno quella italiana, che si deve alla traduzione di Juliana De Angelis. Gran lavoro, non c’è che dire, per cui avrà dovuto superare non poche difficoltà.
Chi ha sudato le proverbiali sette camicie è anche il pool di grafici che si sono misurati con un testo tutt’altro che semplice da rendere in forma di stampa.
Il risultato è considerevole, qualcosa di mai visto prima. Può spiazzare, ma può anche attrarre, come quella sagoma che campeggia, alta, allungata (slender man si traduce “uomo snello”), senza lineamenti. Il volto è totalmente bianco, gli arti sproporzionati, le mani somigliano ad artigli, sebbene siano stese in basso in atteggiamento apparentemente rilassato. Tutto intorno, un groviglio di rami scuri, spaventosi e una luminosità offuscata, un effetto controluce che quasi spinge la sagoma dell’uomo snello verso l’osservatore.
Lo Slender man è un personaggio dell’immaginario collettivo horror piuttosto recente. È nato poco più di un decennio fa, nel 2009, dalla fantasia dell’illustratore Erik Knudsen. Dal sito web dov’era apparso per un concorso fotografico, l’uomo snello schizzò rapidamente in tutto il pianeta, nel mondo creepy dei filmati YouTube, nei videogiochi, nei fandom che gli sono stati dedicati. È passato poi anche dal cinema.
Knudsen ha spiegato d’essersi ispirato alle opere dell’horror classico, da Lovercraft a Shelley, alle terrificanti ambientazioni di Stephen King (soprattutto il romanzo La nebbia, con le creature mostruose nascoste-rivelate dalla densa foschia) e ai dipinti del surrealismo. Ha poi innestato tutto sulla tradizione inquietante dell’uomo nero, lo spauracchio più famoso di tutti i tempi, ed è nato questo protagonista moderno degli incubi delle nuove generazioni.
Il suo Slender man è un essere antropomorfo, spettrale, alto poco meno di due metri e mezzo, col volto privo di naso, orecchie, bocca. Due braccia interminabili finiscono ben oltre le ginocchia con lunghe dita che somigliano ad artigli, si è detto. Quanto basta e avanza a terrorizzare. Indossa un abito nero e il pubblico stesso gli ha attribuito una cravatta rossa, dissonante col resto dell’immagine in bianconero (tanto nero, soprattutto, eppure è la parte bianca a dare i brividi).
Ovviamente, è capace di spostarsi come se non avesse peso e tuttavia dispone di una forza tentacolare. Diciamo che si teletrasporta, anche attraverso reti elettriche e connessioni telematiche. Interferisce con gli apparecchi di trasmissione e attira chi entra in contatto con lui, oltre a provocare vertigini, stordimento, uno stato di debolezza e catatonia.
Da perfetto uomo nero, se la prende coi bambini e gli adolescenti, almeno fino ai 16 anni di età. Si dedica a sequestri, per diversi scopi, ognuno peggiore degli altri.
Lo Slender si materializza lentamente in questo romanzo-collage. Appare dapprima nei sogni, per poi concretizzarsi sempre più compiutamente.
Una studentessa della Riley School dell’Upper East Side newyorchese sparisce misteriosamente. Le ricerche della polizia non approdano a nulla. Matt Baker, compagno di scuola in quell’istituto tanto esclusivo, non si dà pace. I suoi sogni prendono a popolarsi di rovi, intrichi di rami, luci terrificanti. Non è il ragazzo di Laura Bailey, la trova carina, divertente, amata da tutti, ma crede d’essere l’unico della Riley a non avere una mezza cotta per lei. Non gli sembra la più figa e non sopporta i video che lei si ostina a condividere con lui, filmati di persone spappolate da treni in corsa, mentre attraversano un passaggio a livello.
È un ragazzo intelligente, ma certo non il più in vista, non tra i più popolari dell’istituto. Non è un campione sportivo, non fa parte delle squadre di football o basket, non si dedica ai giochi di ruolo che appassionano tanto gli altri. Legge molto, segue film e fiction, scrive racconti e storie, anche a fumetti. Disegna un sacco, fin da piccolo. Ha una grande immaginazione.
Gli incubi vanno e vengono. Si fanno sempre più ansiogeni. Angoscia pura. Avanza nella penombra una figura spaventosa in quegli scenari da spavento.
Cosa sarà necessario fare per riavere Lauren Bailey sana e salva, sapendo che per loro e per tutti, nessuno escluso, niente sarà mai più come prima?
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Slender Man (Harper Collins, 2019) è un romanzo di genere thriller/horror il cui autore è “Anonimo”. La trama è incentrata sulla scomparsa di Lauren Bailey, diciasettenne di New York, e sui pensieri frenetici di Matt Barker, suo compagno di scuola e amico “segreto”. A fare la propria comparsa, pagina dopo pagina, è una figura inquietante che inizia con l’invadere i sogni del giovane Matt fino a influenzare ogni aspetto della sua vita.
La spaventosa presenza che popola gli incubi del ragazzo non è altro che Slender Man, il personaggio da cui è tratto il titolo del romanzo. Viene quindi presentata una creatura nata nel 2009 per mano di Eric Knudesen durante un concorso fotografico indetto sul forum del sito web Something Awful. Probabilmente nemmeno Knudesen avrebbe mai potuto immaginare la portata virale della sua “creatura”, divenuta presente in numerosi film e videogiochi.
Il romanzo si caratterizza per un ritmo incalzante e per un espediente narrativo interessante. Seguiamo, infatti, gli eventi attraverso quelle che sono una serie di annotazioni, messaggi, email e registrazioni audio di Matt. A questi si aggiungono i serrati interrogatori della polizia e il navigare su forum di scrittura creativa in cui quella che è la realtà di Matt viene, paradossalmente, sviscerata e analizzata come un racconto qualsiasi.
La ricerca di Lauren Bailey è inframezzata da incubi e amnesie. Oltre all’apparizione di un essere alto, senza volto con quelli che sembrano lunghi tentacoli pronti a braccarti appena chiudi gli occhi. Pagina dopo pagina l’Anonimo autore è in grado di attirare il lettore in un vortice di dubbio e inquietudine che troveranno il perfetto epilogo nel finale.
Da certe esperienze è impossibile riprendersi. Alcune sensazioni persistono. Non ti lasciano andare. E questa è la verità alla base di tutto, quella che sono troppo spaventato per ammettere a me stesso.
Questa storia non è finita.
E so che non finirà mai.