Solaris parte seconda
- Autore: Sergej Roić
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mimesis
- Anno di pubblicazione: 2020
Mi sia concesso di sconfinare nel cinema. Il salto di genere non è fine a se stesso, cercherò di dimostrarlo tra le righe. Comincio dunque a scrivere di Solaris parte seconda di Sergej Roić (Mimesis, 2020) muovendo da 2001 Odissea nello spazio di Kubrick.
Tenete a mente una cosa: tra il reiterato schermo nero che anticipa L’alba dell’uomo e la fiammeggiante deriva sapienziale che precede la genesi del Bambino delle stelle, si consuma la speculazione (scopica) su essere e tempo di Stanley Kubrick.
2001 Odissea nello spazio si pone come chiave di accesso allo sguardo-tramite di senso: in assenza di immagini (lo schermo nero di inizio film), nella caleidoscopia sapienziale dell’astronauta Bowman e nel finale ubiquo, sospeso tra aperture e circolarità possibili che rimandano all’inconoscibile.
Quando il russo Andrej Tarkovskij dirige Solaris è il 1972, sono passati più o meno tre anni da Odissea nello spazio di cui, secondo i flani dell’epoca, costituisce “la risposta sovietica”. Aldilà dell’enfasi propagandistica, alcune affinità risultano evidenti: entrambi i film occhieggiano alla metafisica, entrambi si misurano con l’immanenza dell’ignoto, entrambi sono dunque anomali per essere soltanto dei film di fantascienza.
Il romanzo di Stanilaw Lem da cui Solaris è tratto con una certa infedeltà (lo scrittore non ne apprezzò la trasposizione cinematografica) è della stessa tempra filosofica: l’oceano gelatinoso che si estende per quasi tutta la superficie del pianeta Solaris, è oggetto di indagine da parte degli scienziati terresti. Alcuni fra loro lo pensano un’entità ingenerata, un essere senziente-pensante, in grado di condizionare il moto del pianeta, o di generare incomprensibili strutture, rappresentazioni multidimensionali di strutture umane.
Nel tentativo di stabilire un contatto col pianeta e comprenderne la natura, le missioni terrestri su Solaris si susseguono invano. Tanto il pianeta quanto il suo oceano restano un mistero: Solaris è un archetipo, un motore immobile che sfugge alle possibilità della conoscenza umana. È a partire da queste basi che lo scrittore svizzero Sergej Roić organizza il capitolo secondo del romanzo di Lem. Non il suo sequel pedissequo, come il titolo potrebbe lasciare credere, piuttosto un trip, un’intrigata divagazione intorno alla tracce e ai sotto-testi filosofici avanzati da Solaris.
Che ne è stato, per esempio, del cervello “a forma di oceano” che in chiusura del romanzo di Stanislaw Lem rende pazzi gli astronauti che lo avvicinano? E di Kelvin, lo psicologo sopravvissuto alla morte dei compagni, che ha deciso di rimanere sul pianeta?
In Solaris parte seconda, Roić osa risposte, instaurando un’ulteriore epopea solariana. Un romanzo nel romanzo. Una partitura per libere speculazioni. Un’avventura sapienziale lisergica, filosofica, umana, sbieca, profonda, onirica, intrapsichica. L’ulteriore faccia-a-faccia con l’oceano-dio.
Stavolta è uno scrittore ad assumersi l’onere della nuova storia solariana. Per riuscirvi dovrà prima alienarsi da sé, ritrovarsi e perdersi in una dimensione sfrangiata, misurarsi coi fantasmi e i terrori dell’inconscio, infine accettare il contrappasso dell’impossibilità di conoscere.
Destino migliore toccherà, invece, a un pilota solariano che, accompagnato dal gatto Schrödinger (un vetero-Stregatto del mondo al rovescio di Alice?) e dalla fantasmatica Maria (una vetero-madre di Dio?), interpellerà tempo e materia, non a caso, precipitando piuttosto che volando.
“Sognando, il demiurgo – ma la sua mente ha attributi divini? ha già la facoltà di creare mondi? – nutre il suo oceano di idee, parole, fatti e cose, della memoria di infinite combinazioni che, spinte da una forza impensabile, saranno pronte a creare e ricreare. Accogliendo in sé ciò che è ancora niente ma che potrebbe diventare tutto l’oceano dormiente, sognante arriverà a trasformare la materia in coscienza?” si chiede il pilota Petar Bogut, il mortale che ha scorto l’orizzonte delle forme perfette – l’UNO – cadendo dentro la memoria dei fatti e delle cose su un razzo in fiamme”.
Solaris parte seconda è un romanzo filosofico prima ancora che fantascientifico, attestato sui confini (e oltre) della conoscenza umana, tra le cui pagine è facile smarrirsi come all’interno di un labirinto. Una lettura forse non per tutti, ma di indubbio fascino intellettuale.
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Ho appena terminato anche io la lettura di "Solaris parte seconda". Ciò che più mi ha colpita, al di là della narrazione di fantascienza, sono le dissertazioni filosofiche, i richiami a Hegel, a Kant, a Platone e all’inconoscibile rappresentato dall’oceano, che è come un dio impossibile da comprendere da parte dei mortali legati alle percezioni sensoriali e all’antropocentrismo.
Ho trovato molto affascinante anche la commistione tra passato, presente e futuro, tra mondi così distanti eppure in fondo così simili, tra esperienze e ricerca della conoscenza che si manifesta in forma di sogni e di memorie in un susseguirsi di corsi e ricorsi.