Song of Myself. Un viaggio nella varianza di genere
- Autore: Fabio Geda
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2024
Fabio Geda imbastisce un libro attorno al tema della varianza di genere. Il suo progetto lo porta a compiere numerose ricerche che poi filtreranno nel testo affinché il lettore possa essere pienamente consapevole del tema di cui si parla.
Nei primi capitoli del testo infatti sono numerose le “pause” dalla storia che consentono a coloro che non hanno particolarmente chiaro l’insieme delle definizioni di cui si sta parlando di ricevere quell’infarinatura necessaria affinché determinati termini o scelte linguistiche (e stilistiche) diventino comprensibili.
I nostri percorsi sono lunghi e prevedono una grande quantità di ore dedicate all’incontro e al confronto. Certo, loro soffrono e vorrebbero una soluzione veloce. È comprensibile. Perché quando stiamo male tutti vorremmo stare subito bene. Immediatamente. Con uno schiocco di dita. Poi però alla fine sono contenti del tempo dedicato, del fatto che non si sono mossi affrettatamente e in modo scomposto. La lentezza è necessaria per scendere in profondità.
Song of myself. Un viaggio nella varianza di genere (Feltrinelli, 2024) è la storia di un gruppo di giovani che all’ospedale Regina Margherita di Roma si ritrova per parlare del proprio “percepirsi”.
Sono le storie di ragazzi e ragazze che stanno maturando in un percorso volto a comprendere se la transizione sia per loro la scelta migliore per sentirsi a proprio agio col proprio corpo o se, invece, vi siano altre strade percorribili.
In parallelo ai discorsi dei giovani - che mostrano il dolore e le scelte compiute per stare meglio in, e con, sé stessi - ci sono le esperienze dei genitori che, radunati in un altro gruppo, si raccontano le difficoltà che i loro figli hanno dovuto superare per star bene.
"Star bene" è una frase che viene ripetuta spesso all’interno del libro.
Da un lato rappresenta un insieme di emozioni e nello specifico il rapporto con sé stessi che in una prima fase - per alcuni dei protagonisti lunga per altri fortunatamente più breve - li ha portati a sentirsi a disagio nel sesso con cui si manifestavano agli altri.
Ma questo “disagio” si è presentato sottoforma di depressione, di chiusura verso gli altri spesso incapaci di apportare aiuto o semplicemente di accettare la situazione e dunque non porre ulteriore peso sulle spalle di ragazzi e ragazze che avevano bisogno di tempo.
Per tutto il libro il lettore ha la sensazione di penetrare più a fondo in un viaggio che si manifesta su molteplici binari. Innanzitutto quello dei protagonisti veri e propri che si spostano in un percorso che esige un lavoro continuo su sé stessi; poi vi è il viaggio dei genitori, che è iniziato con il ricevere la notizia di come il proprio figlio si percepiva ed è sfociato in un percorso più ampio che li vede coinvolti in molte associazioni talvolta per i diritti della comunità Lgbt+ e nella crescita verso una comprensione maggiore di cosa comporta la scelta compiuta dai loro figli.
Infine, c’è il percorso di chi come l’autore, Fabio Geda, si trova catapultato in un mondo in cui non si è mai addentrato nel profondo limitandosi a conoscere la tematica solo in maniera superficiale.
Per tutti quindi si tratta di un testo che permette di essere al centro della storia, di un’opportunità di crescita per essere più in contatto con il presente e con una parte della propria società.
“Vi sentite in pericolo?” Rispondono in coro, e quando dico in coro non sto generalizzando per far capire che è una posizione dell’intero gruppo, no, intendo proprio all’unisono, e con le stesse parole e la stessa convinzione.
“Sì, molto.”
“La sensazione di pericolo è tanta ed è costante,” dice timidamente un ragazzo trans di diciassette anni [...].
“Non si tratta solo di incontrare per strada il transfobico ignorante e violento. A me capita di aver paura di essere attaccato anche dalle persone a cui tengo di più. Non sai mai da dove arriverà l’aggressione la prossima volta, potrebbe arrivare da un amico, o dalla tua famiglia...”
Il linguaggio di Song of Myself è quello tipico dell’autore: snello, rapido nelle situazioni e con una costituzione molto simile ai reportage.
Non siamo davanti a un libro che è completamente saggio - perché non ci sono solo meri studi o ricerche a mandare avanti pagina dopo pagina il tema - ma al tempo stesso non si può neppure parlare di “narrativa pura: se è vero che viene narrata la storia di un gruppo di persone, non è impostata sul più semplice svolgersi di una serie di eventi, si tratta di un unicum, una storia narrativo-saggistica che attraverso le storie personali di un gruppo di persone arriva a parlare del tema attualissimo della varianza di genere con un occhio attento al ruolo didascalico.
Il risultato quindi è una storia coinvolgente che, una volta giunta al proprio epilogo, ha lasciato nozioni, talvolta nuove, talvolta più precise e informate, riguardanti la comunità trans e le sfide che queste persone si trovano ad affrontare, spesso nel silenzio generale.
Ci sono storie di dolore, di comprensione e compassione, di apertura - mentale ma anche e soprattutto all’inclusione - che si fondono e possono mettere in crisi il lettore che affronta il libro.
Questa “crisi” è il risultato dell’affrontare più nello specifico una realtà che spesso si tende a non mettere davvero sotto i riflettori: non ci si preoccupa troppo di considerare la varianza di genere una realtà sociale a cui è necessario prestare attenzione.
Il libro di Fabio Geda quindi è senza troppe pretese un viaggio dentro la nostra società e dentro di noi, che non tralascia gli aspetti negativi tanto quanto non sminuisce i lati positivi. Un risultato brillante e un buon punto di partenza per capire, chiunque sia il lettore. Ci sono frasi che, per la loro capacità di entrarti dentro, sono devastanti e sono forse la parte meglio riuscita del libro, perché sono ciò che permette al lettore di sentirsi “chiamato in causa”.
Ed è brutto vivere dovendo stare sempre allerta.
Song of myself. Un viaggio nella varianza di genere
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