Spaghetti western Vol. 3. Il mezzogiorno di fuoco del genere (anni ’68-’71)
- Autore: Matteo Mancini
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
Il mezzogiorno di fuoco del genere (anni ’68-’71)
MILLEDUECENTOSESSANTAQUATTRO pagine: lo scrivo in caratteri cubitali, così rende meglio l’idea. Quanto a spessore, il volume 3 sullo spaghetti western di Matteo Mancini (“Spaghetti western Volume 3. Il mezzogiorno di fuoco del genere (anni ’68-’71), Edizioni Il Foglio 2016) fa mangiare la polvere persino ai tomi 1 e 2, che già non scherzavano di loro (420 pagine il volume 1 e 270 il 2). Considerato inoltre che corpo del testo e interlinea non fanno sconti e che a sostegno della mole non viene in soccorso una foto che sia una, la monumentalità dell’opera di Mancini assume connotati apodittici e si commenta da sola. Come i due libri che lo hanno preceduto, questo “Spaghetti western” scaraventa il lettore nella Disneyland bossoli & polvere del Sessantotto in salsa cowboy (rimando al piombo e alla polvere di un’Italia alle prese con le sue prove tecniche di rivoluzione): lo fa con lo zelo ed il coraggio tipici degli sceriffi, tassonomia e imparzialità di giudizio al prezzo di uno. Centosettanta film di pistoleri all’amatriciana del tempo prologo degli anni di piombo, dal 1968 al 1971: dai tortilla-western ai fagioli western di Bud Spencer & Terence Hill, dai rimasticamenti seriali di Sartana e Django alle lande desolate di "Corri uomo corri" (Sergio Sollima). Dal confine messicano de “Il grande silenzio” (Sergio Corbucci) ai titoli - e ai contenuti - più improbabili, che annunciano il declino del genere (“Prima ti perdono…poi t’ammazzo”, “Quei disperati che puzzano di sudore e di morte”, “Quel caldo maledetto giorno di fuoco”, e così via a discendere) è comunque un abbaiare di pistole e scalpitare di cavalli, un reiterato misurarsi con analisi e sinossi, con la “poetica” disincantata di un filone sgangherato e muscolare, esportato/emulato in tutto il mondo. Prova ne sia la lunga disamina di Jan Vabenicky che apre “Spaghetti western”, focus sul modo in cui finanche i paesi a est della Cortina di Ferro furono sedotti e aprirono al genere, buttandosi nel western-movie. Alla faccia della tendenza a guardarsi in cagnesco, secondo diktat da guerra fredda, un punto di contatto tra oriente e occidente, socialismo e capitalismo, in nome del cinema-cinema, epico, sgangherato, sognante e crudelissimo dello spaghetti western. C’è bisogno di aggiungere che anche quest’ultimo di Mancini è un volume imperdibile, e non soltanto per gli aficionados del genere?
Spaghetti Western. Il mezzogiorno di fuoco del genere (anni '68-'71) (Vol. 3)
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