Spigole di Tito Faraci

Ettore Lisio, il protagonista di Spigole di Tito Faraci (Feltrinelli, 2020), è uno sceneggiatore di fumetti – ne scrive le storie, non li disegna – che ha avuto in passato un grande successo in termini commerciali con una serie di cui adesso quasi si vergogna, e che oggi vivacchia continuando a raccontare le gesta del Ranger, una specie di Tex Willer sempre a caccia di cattivi, le cui scene campali avvengono invariabilmente “in una valle lunga e stretta”.

Il Ranger gli garantisce una vita tranquilla e monotona, e tuttavia l’età avanza e la creatività comincia a latitare, cosicché diventa sempre più arduo farsi venire nuove idee per mantenere vivo l’interesse dei lettori e, prima ancora, dell’editore.
Perciò un giorno Ettore, passando per una via di Milano di malferma reputazione, si sofferma a guardare la vetrina di una pescheria che ha ormai cessato l’attività e su cui campeggia il cartello “affittasi” e gli viene in mente un’idea, questa sì davvero originale: e se mettesse da parte una volta per tutte il suo lavoro e s’improvvisasse pescivendolo? In fondo a vendere spigole e quant’altro non c’è bisogno di una grande fantasia, non c’è necessità di spremersi le meningi per farsi venire in mente, giorno dopo giorno, qualche trovata geniale, lo spunto per una trama che non sia una strada già battuta in precedenza, o dialoghi sempre all’altezza della sua fama.

Il fatto è che rilevare una pescheria – quella pescheria in particolare – non è affatto semplice ed Ettore dovrà ricorrere a tutta la sua inventiva di sceneggiatore per riuscire ad avere la meglio, insieme ai suoi amici più fidati, sul losco personaggio in cui s’imbatte e per salvare la giovane donna che è finita nelle grinfie di quest’ultimo (una donna “non bella, ma neanche brutta”, e vivaddio: nei romanzi la donna di cui s’invaghisce l’eroe di turno è sempre, immancabilmente bellissima).

Tito Faraci, fumettista, confeziona una storiellina (in parte autobiografica?) leggera leggera, che a tratti ci strappa qualche sorriso, ma che stenta a decollare per davvero, lasciandoci la sensazione di uno spunto narrativo che avrebbe meritato uno sviluppo meno improvvisato e più credibile.
Sullo sfondo vi è una Milano molto attuale, che in alcuni passaggi del romanzo ci parla in prima persona, come fosse un personaggio essa stessa, dandoci l’impressione di muovere dietro le quinte le vite dei suoi cittadini, anche quelli più sempliciotti e ordinari come Ettore Lisio, riservando alle loro esistenze svolte imprevedibili.
Se vi accontentate di una lettura gradevole e senza pretese, per passare qualche ora canicolare su una sdraio o su un prato di montagna in compagnia di un libro, questo romanzo fa per voi.