Storia della mia ansia
- Autore: Daria Bignardi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2018
Solo alla fine di “Storia della mia ansia” ho scoperto che la scrittrice e conduttrice Daria Bignardi avesse combattuto da poco per un tumore. Non ne sapevo niente; meglio così. Questo mi ha permesso di leggere il libro come un romanzo sulla malattia, la morte, la felicità o l’infelicità coniugale.
Lea, 49 anni, scopre un nodulo; fa gli accertamenti del caso e si scopre che un linfonodo si sta espandendo. Bisogna ricorrere alla chirurgia e dopo alla chemioterapia.
Lea è sposata con un uomo ebreo, Shlomo, tarchiato ma pieno di muscoli, che accetta la notizia senza disperarsi troppo, uno di quei mariti che finché trovano la cena calda non si preoccupano troppo se il mondo intorno a loro sta andando in rovina. Una roccia granitica che Lea giudica in modo negativo. Come se si fosse trasformata, con la malattia, in Emma Bovary, Lea si guarda intorno per cercare un uomo più fragile, più buono d’animo.
Lo trova in Luca, ragazzo bellissimo di 35 anni, ammalato di tumore. Anche lui. Ma fa finta di niente: Scherza sulla chemioterapia, flirta con Lea, sempre più lusingata. Quindi si lascia andare in considerazioni ciniche sul matrimonio, sul perché si accettino uomini anaffettivi ma sicuri, sia psicologicamente sia economicamente. Lei si è sposata con Shlomo per amore ma il matrimonio è stata una costante ricerca di spazi liberi. Una stanza per lei, una stanza per lui, senza la necessità di confidarsi troppo. La vita sessuale non è stata mai un problema ma è la condivisione che Lea e il marito faticano a realizzare: ognuno ha i suoi lavori, le amicizie lavorative e non e va bene così.
Nel frattempo trovare una vena per poter fare le trasfusioni diventa sempre più difficile, Lea alla fine decide di far entrare un ago nella giugulare perché non ha più vene da offrire. I cicli di chemioterapia sono quattro ma già dal primo inizia a perdere i capelli e ad avere tutti i sintomi della cura: la nausea, la mancanza di appetito, la stanchezza. Quanto dovrà durare il calvario? Nessun medico si sbilancia.
Una notte Shlomo le chiede di fare l’amore: tutto è bello, naturale e Lea dimentica la loro incomunicabilità.
Certo non si sente adeguata, con quello sciarpone che ha messo tra i capelli e quindi decide finalmente di andare da una parrucchiera speciale che le confeziona una parrucca con capelli veri.
Perché il titolo? Perché Lea è una artista che ha combattuto sempre coi suoi stati ansiosi per andare avanti come musicista, perché a volte il talento non basta se lo stato ansioso diventa paralizzante.
Alcuni lettori troveranno Lea respingente, coi suoi vezzi e la sua ricchezza materiale è figlia della borghesia che non conosce il problema dei soldi; poi, forse, è atea o solo disperata ma curandosi non cerca libri di Padre Pio da leggere, men che meno va a messa. Se non fosse malata si potrebbe benissimo definirla una “un po’ stronza”. Anche per come si comporta con i suoi tre figli, con regole ferree da istitutrice tedesca.
Intanto affronta gli altri cicli di chemioterapia; Lea sostiene che non c’è niente di eroico in questa cura, fa schifo, ti fare stare male: il mal di denti, il rifiuto del cibo, l’incapacità di sopportare i figli che urlano, perché vorrebbe solo stare su un divano, senza neanche leggere.
“Storia della mia ansia” arriva dopo tre anni, ora che sappiamo della malattia di Daria Bignardi è facile pensare a un memoir ma a un libro del genere lei ci pensava anche prima di ammalarsi. Un libro bello quasi quanto “L’acustica perfetta” che resta il suo libro più bello, anche se questo è più commovente.
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