Tatty
- Autore: Christine Dwyer Hickey
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2017
Tenete a mente le accezioni irlandesi dell’appellativo Tatty, può servirvi. A enumerarle, la traduttrice Sabrina Campolongo in appendice al romanzo omonimo, “Tatty” di Christine Dwyer Hickey (Edizioni Paginauno 2017):
“Purtroppo intraducibile, l’accusa che il padre muove a Tatty è di essere una Tell-tale-tattler, una spia pettegola. Il soprannome di Tatty viene quindi dalla parola tattler, pettegola. Allo stesso tempo, tatty è anche un termine familiare per indicare la patata, Tatty Picker (raccoglitore di patate) è un modo gergale di chiamare un irlandese” (p. 177).
Come dire un modo di essere e il modo di essere di una nazione. Diamo allora per buono che “Tatty” si ponga come doppia parafrasi di libro-biopic e libro-mondo, polaroid di una famiglia sui generis nella Dublino (sui generis?) degli anni Sessanta/Settanta. Fatevi bastare questo accenno alla trama: di qualsiasi romanzo si scriva, meglio lasciare i dettagli alla zelante pertinenza degli uffici stampa. Ciò che più conta nella fattispecie è soffermarsi su alcuni dei perché questo di Christine Dwyer Hickey è un romanzo da cui non si viene fuori tanto facilmente.
Dunque: ho letto “Tatty” ed è stata una sorpresa. Fidatevi: l’ho trovato un romanzo senza artifici, vero, dialettico; drammatico e umoristico, implacabile e poetico insieme. Redatto in uno stile scorrevole quanto basta per risultare accessibile e intenso al punto da non deludere i lettori più esigenti. Un romanzo in bilico: da un lato il piano sdrucciolo della dipendenza alcolica e del disastro familiare annunciato (padre velleitario, madre tormentata, prole numerosa, parenti inadeguati), dall’altro la forza della vita e il rifugio nella fantasia come soltanto da bambini. “Tatty” è un racconto di formazione dai dintorni dell’inferno che riesce a non piangersi addosso. In quanto capace di variare i registri sentimentali e tonali della storia: ora leggeri e divertenti ora più partecipi e drammatici. In quanto, aldilà di tutto (la sorellina “speciale”, le bottiglie, i bisticci coniugali, le scommesse alle corse dei cavalli, i rovesci della sorte e, di contro, il mondo fantastico in cui a volte Tatty si rifugia), la posta in gioco è molto alta e ha a che fare col riso e il pianto, la perdizione e l’ostinazione: il possibile sfacelo di una famiglia disfunzionale e il futuro di una bambina decisa a farcela con le unghie e coi denti.
Salutato dalla stampa britannica come una delle prove narrative più convincenti degli ultimi anni, “Tatty” esce in Italia – lo ripeto - nella nitida traduzione di Sabrina Campolongo che restituisce in italiano lo stile frizzante e colorato di Christine Dwyer Hickey.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Tatty
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