Teatro
- Autore: Elias Canetti
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
Il nome di Elias Canetti non è fra quelli che risultano subito familiari al “grande pubblico”, malgrado si tratti di un Premio Nobel. Bulgaro naturalizzato britannico, ma in sostanza “cittadino d’Europa” per avere abitato in varie capitali del Vecchio Continente, Canetti fu autore di saggi, aforismi, di un testo di antropologia, di un’autobiografia e di un unico romanzo, Auto da fé.
La sua produzione teatrale consta invece di tre testi, che Einaudi ha riunito, nel 1982, in quest’unico volume: Teatro. Un’opera sicuramente pregevole che oggi, purtroppo, non può essere reperita in catalogo ma solo a livello di commercio dell’usato. Un vero peccato, sia per la sua importanza in termini di bagaglio culturale che per l’indubbio interesse dei tre scritti che vi sono contenuti.
Non è frequente, oggigiorno, vedere rappresentate le opere teatrali di Canetti. Il motivo per tale disattenzione si potrebbe individuare, a livello di ipotesi, in due fattori. Prima di tutto l’abbondanza di personaggi, che mal si concilia con le attuali esigenze di compagnie teatrali sempre più ristrette; in secondo luogo, diverse difficoltà tecniche di messa in scena, come ad esempio molti e veloci cambi di scenografia, che obbligherebbero a trovare soluzioni sceniche estremamente semplificate.
Eppure, le tematiche delle tre opere sono quanto mai attuali, tanto che la seconda e la terza potrebbero tranquillamente ancora oggi essere definite distopiche, avendo conservato intatta la freschezza e l’importanza degli argomenti trattati. Quanto alla prima, che cosa ci potrebbe essere di più universale, trasversale e senza tempo dell’avidità, unita, oltretutto, alla lascivia?
Le nozze è il primo testo che questo libro ci propone. Si tratta delle nozze fra la giovane Christa, figlia del sovrintendente Segenreich, e il timido e quasi incantato Michel. Nozze che, però, appaiono più come una farsa, almeno alla luce del comportamento degli sposi, che non fanno mistero con nessuno, tranne che fra di loro, della loro promiscuità. Del resto, questo sembra essere il modus vivendi di tutta la famiglia, gli amici e i vari invitati, che intrecciano relazioni di ogni tipo come se collezionassero farfalle, curandosi di nasconderle solo al legittimo coniuge.
Sull’altro piano, la Gilz, proprietaria dello stabile, è tormentata da sua nipote Toni che non le nasconde la volontà di ereditare la sua casa alla sua morte. Ma Toni non è l’unica ad avanzare pretese verso la casa. Si tratta di un testo dall’esposizione quasi elementare, dove i personaggi, che sembrano tutti percorsi da una certa nevrosi, espongono i loro pensieri più reconditi senza alcuna vergogna.
Diversi i testi successivi, che tendono, come si diceva, alla distopia. La commedia della vanità, estremamente attuale, dipinge un mondo in cui, per distruggere il culto del sé, ogni immagine è stata proibita: foto, registrazioni video e cinematografiche, e, soprattutto, specchi. Il popolo accoglie con gioia la norma, predicando la liberazione dall’immagine, ma ben presto l’istinto ha il sopravvento, e nascono traffici segreti di specchi e foto, fino all’esplosione finale. Dulcis in fundo, Vite a scadenza presenta un mondo in cui le persone, al momento della nascita, conoscono esattamente la loro aspettativa di vita, che si rispecchia nel loro nome. Sono convinti, così, di essere liberi dalla paura della morte: ma si tratta di vera libertà, o non piuttosto di una prigione più buia?
I testi teatrali, per loro stessa natura, normalmente non si prestano alla semplice lettura, ma a essere rappresentati. In questo caso, però, gli argomenti risultano talmente interessanti e stimolano tali riflessioni da poter essere fruiti anche da chi sia essenzialmente abituato a frequentare romanzi o racconti.
La commedia della vanità
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Un libro perfetto per...
Ammesso di riuscire a reperirne una copia, ovviamente a chi ama il teatro e a una persona di cultura, che sicuramente amerà ricevere un regalo "prezioso".
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Teatro
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Non posso che condividere il pensiero di questo scritto.
Lo scorso anno ERT (Emilia Romagna Teatro Fondazione) , prima a Modena e poi a Bologna e con poche altre date, ha dedicato alla fine del 2019 una vera e propria retrospettiva a questo autore troppo spesso dimenticano non solo nel suo teatro, ma anche nella sua opera letteraria .
Una fortuna per me assistervi sia a " La commedia della vanità" con la regia di Claudio Loghi - non nuovo a questi omaggi - che a "Nozze" con la prima sorprendete per lungimiranza e sensibilità direttiva regia di Lino Guanciale .
Fu un omaggio doveroso a questo autore che molto ha detto e dice molto di noi e a noi del nostro tempo passato, presente e direi anche futuro...speriamo si ripeta presto...Un Grazie all’autrice...