Techno Vintage. Storia romantica degli oggetti tecnologici
- Autore: Elena Paparelli
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Tunué
- Anno di pubblicazione: 2012
Per avviare i ciclomotori “Ciao” della Piaggio (1967) ci volevano polpacci da ciclisti, adusi alle salite. Le proto-versioni di telefoni cellulari (1983) sembravano avveniristiche pistole per sceriffi metropolitani (e i più kitch tra i possessori proprio come gli sceriffi ne sfoggiavano uno per lato, fianco destro e fianco sinistro). Ascoltata attraverso gli altoparlanti del registratore Geloso (1966), la voce di Fred Bongusto più che da una “rotonda” (sul mare) sembrava venisse fuori da una caverna. La mitologia vintage è canaglia più che mai: ci fa scordare santi & madonne tirati giù dal cielo come se piovesse (“maledizione ma perché non funziona!?") e - complici il tempo che passa e il recupero della “Rete” (vedi E-Bay) - sublima la merceologia tecnologica che fu; ne fa un cult, alla faccia del (plus)valore effettivo.
Jukebox, cabine telefoniche, cineprese del protozoico (o giù di lì), commodore antidiluviani (primi anni ottanta), radioline portatili, caffettiere (Bialetti, naturalmente) e molto altro di quanto fa madeleine del ricordo elettro-tecnico diventano adesso anche “materia da romanzo” in “Techno vintage. Storia romantica degli oggetti tecnologici” (Tunuè, 2012). Un libro confezionato dalla giornalista Elena Paparelli con perizia didascalica, un velo di rimpianto e passione autentica, il tutto per la salivazione pabloviana del nostalgico e/o del collezionista di oggettistica fossile (il libro annovera anche le foto, se no che album di ricordi sarebbe?). Per dirla con le parole della curatrice:
“Con Techno Vintage (…) si indica (…) quella specifica quanto affollata famiglia di prodotti tecnologici che ormai hanno fatto il loro tempo, ma a cui la storia ha però dedicato uno spazio nient’affatto trascurabile nella memoria collettiva. Questo libro è una sorta di piccolo inventario di alcuni modelli che hanno segnato – per ragioni diverse – l’affascinante percorso di ciascuno di questi prodotti”.
Spazio allora all’identikit della Polaroid (la macchina fotografica con sviluppo in tre minuti, ricordate?), della Lettera 22 della Olivetti (la madre di tutte le macchine da scrivere a venire), della Vespa 50 (c’è bisogno di dire altro? E’ finita anche dentro una canzone), dei walkman (sgargianti antesignani dell’I-pod). Per farla breve: poco più di cento paginette per diversi amarcord trasversali (anche di costume) che piaceranno soprattutto ai reduci delle generazioni che hanno varcato - consumatori tecnologici felici e contenti (?) - la soglia degli anta.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Techno Vintage. Storia romantica degli oggetti tecnologici
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