Teddy di Jason Rekulak

Teddy di Jason Rekulak (Giunti editore, 2022, traduzione di Roberto Serrai) è un romanzo inquietante capace di fare battere il cuore a mille.

Come ogni bambino di cinque anni che si rispetti, Teddy ama disegnare e giocare con Anya, la sua amica immaginaria. Si è appena trasferito con i genitori in una nuova città, dove trascorrerà gran parte dell’estate con la sua giovane babysitter, Mallory, un’ex-tossicodipendente pulita ormai da molto tempo. Tra bagni in piscina e giochi di ogni tipo, Mallory si accorge però che i disegni di Teddy hanno iniziato a cambiare, diventando sempre più macabri e dettagliati, rappresentazioni che un bambino non dovrebbe nemmeno immaginare o essere in grado di rappresentare. Lui sostiene che sia Anya a spiegargli come muoversi sui fogli. Quando la babysitter lo fa notare ai genitori, questi si convincono che lei abbia ricominciato a drogarsi, e non le credono. La babysitter sa però che è tutto vero e tra fantasmi e strani cigolii toccherà a lei fare qualcosa prima che un mistero sfoci in tragedia.

Uno dei personaggi che ho maggiormente apprezzato è stato Adrian. È un ragazzo caloroso e comprensivo, ha sempre fatto di tutto per aiutare Mallory anche quando non era perfettamente a conoscenza della verità. Le ha permesso di conoscere la propria famiglia e ha chiesto persino ai suoi genitori se fossero in grado di dare una mano alla ragazza, senza mai svelare troppo.
L’insegnamento principale contenuto in questo libro che, come dice uno dei protagonisti, è parola di Sherlock Holmes, è questo:

"Se elimini l’impossibile, quello che rimane, per quanto improbabile, dev’essere la verità".

Secondo me questa è un po’ la frase chiave del romanzo. Per quanto tutto ciò che accade nello chalet di Mallory e nella casa lì vicino possa sembrare assurdo, lei dovrà capacitarsene. Per quanto sembri incredibile che un bambino di cinque anni possa disegnare in un certo modo, non ci sono molte alternative. Per quanto possa sembrare strana l’influenza che può avere un’amica immaginaria, bisogna rendersene conto.

Questo romanzo mi è piaciuto molto. L’autore è in grado, con le sue parole, di fare rabbrividire e di fare temere il peggio, di terrorizzare e indurre il lettore a temere cosa potrebbe accadere nella pagina successiva. Consiglio questo romanzo a chiunque, non solo a chi è amante degli horror o dei romanzi tragici, perché nemmeno io lo sono e questo libro mi ha affascinato comunque.

"Te l’ho detto, Mallory. Anya mima la scena e io devo disegnarla. Tutto qui. Il gioco è questo."