Televisione
- Autore: Carlo Freccero
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bollati Boringhieri
- Anno di pubblicazione: 2013
Non la tiro troppo per le lunghe, perché tanto, gira e rigira, tutte le speculazioni sul “mezzo televisivo” finiscono col riandare alla dicotomia di fondo: aveva ragione McLuhan a sostenere che la diffusione del medium causa la re-visione del modo di pensare del cittadino-spettatore? Oppure Daney, che individuava nella tv lo “strumento” capace di restituire - sic et simpliciter - lo spirito dei tempi? Certo che anche così fosse, saremmo messi male: basta farsi un giro tra i vuoti a perdere dei palinsesti pomeridiani per rendersene conto.
Sarò mcluhaniano e passatista pure, ma ammetto di rimpiangere la tv-pedagogica degli anni che furono (Cinquanta, Sessanta e Settanta), quella degli sceneggiati tratti dai classici della letteratura, della tv dei ragazzi, dell’umorismo fine di Tognazzi e Vianello (e ho volutamente taciuto sul “mitico” Carosello).
Coll’irrompere mediatico delle emittenti commerciali (discendenza mainstream delle prime e avanguardistiche reti “private”), la rivoluzione delle scalette televisive è stata copernicana, e il voyeurismo di massa - lacrime, gossip & sangue - ha fatto il paio coi format-saponetta (dalle fiction ai talk show, dove si discute di tutto per non discutere di niente). Ne discendono l’addomesticamento subliminale delle coscienze e l’alienazione dello spettatore-medio, non ci vuole Sherlock Holmes per scoprirlo, basta un qualsiasi Lapalisse, purchè capace ancora di intendere e di volere.
Se invece siete emuli di San Tommaso e, in merito, nutrite ancora qualche dubbio, ho sottomano, fresco di stampa per Bollati Boringhieri, il libro che fa per voi: si intitola “Televisione” ed è il saggio che Carlo Freccero dedica alla genesi e allo sviluppo del medium televisivo. Dentro potete trovare tutto quello che avreste voluto sapere su teoria e prassi della tv e non avete mai osato chiedere, oppure avete chiesto e vi hanno spiegato per sommi capi o per sentito dire.
Il libro è denso di significati, ma lo snodo storico/teorico che mi è parso portante riguarda l’individuazione del transito dalla “televisione d’èlites” (in tv ci stava solo chi meritava di starci, soubrette o opinionista che fosse) a un’altra “costruita intorno al consenso esclusivo ed escludente della maggioranza”. Leggete e riflettete su quanto scrive Freccero a pagina 101 del libro e, se il discorso non vi inquieta, penso che trent’anni e passa di televisione commerciale abbiano fatto ben più di qualche danno alla vostra coscienza:
“(…) nell’era del video si realizza la dittatura della maggioranza. La norma coincide con la media statistica. Si tratta di una democrazia, di un potere popolare filtrato attraverso il video, ma si tratta altresì di un potere che in nome della maggioranza rifiuta qualsiasi tipo di limitazione o controllo. Per la prima volta la verità e il potere vengono espressi in termini quantitativi anziché qualitativi”.
Per i soliti quattro che non lo sapessero, Carlo Freccero è un producer irreggimentato, un innovatore, uno degli addetti ai lavori più intelligenti & competenti che la storia mediatica italiana possa annoverare. In questo libro taglio e passo sono tipici suoi: acume da vendere e pochi peli sulla lingua al cospetto delle criticità bastano e avanzano per uno degli affreschi più compiuti sullo stato delle cose televisive in rapporto intrinseco e controverso con lo spettatore. Poiché la relazione - univoca o biunivoca che sia - è molto più complessa di quanto non appaia a prima vista (e in gioco - credo - ci sia anche buona parte della nostra facoltà di azione e di pensiero) conviene tenersi a portata di mano questo volumetto: hai visto mai possa tornare utile per l’uso corretto della televisione al tempo della sua deriva finto populista e, di fatto, neo-orwelliana.
Televisione
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