Tempo d’estate
- Autore: Vanessa Lafaye
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2015
Per Neri Pozza oggi 16 luglio in libreria Tempo d’estate (titolo originale Summertime, tradotto da Chiara Brovelli), splendido romanzo d’esordio di Vanessa Lafaye, nata in Florida e residente in Inghilterra dal 1987, che ha ottenuto un grande successo di critica e di pubblico.
Heron Key, Florida, USA, luglio 1935.
“Con quell’aria umida sembrava di avere acqua nei polmoni, come si stesse per affogare”.
Nonostante il caldo e la debole brezza, i panni stesi rifiutavano di asciugarsi, i temporali quotidiani non servivano ad abbassare le temperature anzi riuscivano solo a creare un vapore torrido e insopportabile. La giovane Missy Douglas, che lavorava a servizio presso la famiglia Kincaid prendendosi cura del piccolo Nathan, pensava che in quell’afa insopportabile fosse “come essere cotti vivi”. In quel momento non c’era in giro nessuno eccetto lo spaniel Sam che ansimava nella veranda. Mrs Kincaid era andata dalla sarta mentre Mr Kincaid si trovava al County club com’era consuetudine. Hilda e Nelson formavano “la coppia più stramba della città”, lei diventava ogni giorno più grassa, perché mangiava di nascosto, lui era un alcolizzato.
“All’apparenza avevano tutto il necessario per vivere una vita felice”.
Era bastato un attimo di distrazione di Missy per mettere in pericolo la vita di Nathan che aveva rischiato di essere mangiato da un alligatore, il quale, mimetizzato tra le mangrovie, con le sue fauci feroci dalla dentatura spaventosa aveva cercato di trascinare la cesta contenente il lattante verso l’acqua. Solo l’intervento di Selma munita di un fucile aveva salvato la situazione. Ora il pericolo era cessato, Missy poteva andare a casa a farsi bella per il tradizionale barbecue che celebrava la festa d’Indipendenza americana. Il barbecue del 4 luglio con lo spettacolo pirotecnico rappresentava l’evento più atteso del calendario sociale di Heron Key, l’unico evento nel quale fossero ammesse le persone di colore come Missy, ovviamente nella parte di spiaggia a loro riservata.
“Nessuno poteva dividere il cielo quando partivano i fuochi d’artificio”.
Missy aveva un motivo in più per essere felice, Henry Roberts, il fratello di Selma, era tornato. Impossibile dimenticare quando da ragazzina Henry ogni sera le raccontava tutte quelle storie che avevano trasformato Missy in un topo di biblioteca. Adesso il giovane era diverso, non era più il ragazzo che Missy aveva visto partire per la guerra tanti anni prima. Barba corta, ispida e grigia, una cicatrice lunga e curva sul collo simile a un grande punto interrogativo, Henry assomigliava a quei milioni di anime disperate che su al Nord si mettevano in fila alle mense gratuite dei poveri. La I Guerra Mondiale era terminata da diciassette anni, Henry era tornato a casa solo quando lo zio Sam l’aveva destinato, in compagnia di veterani “sporchi e affamati come lui”, a costruire il ponte che avrebbe dovuto sostituire la traversata in traghetto per Fremont. I reduci erano stati alloggiati in un campo, dove il passatempo preferito di questi uomini che avevano perso ogni speranza in attesa del bonus promesso dal governo, era bere e fare a pugni. Presto i reduci sarebbero entrati in conflitto con i “Conch”, i nativi che vivevano là da generazioni che si erano dovuti adattare a vivere con questi individui pericolosi. Inoltre nelle Florida Keys le tensioni razziali erano altissime, anche qui erano in vigore le leggi Jim Crow, leggi locali e dei singoli stati degli USA emanate tra il 1876 e il 1965 che avevano creato e mantenuto la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici. Eppure negli anni Trenta del XX Secolo, durante la Grande Depressione, la vita nelle Florida Keys appariva dorata, il cibo abbondava, gli inverni erano miti e i turisti in cerca di sole erano attratti dalle magnifiche spiagge, viaggiavano fino a Key West lungo la fantastica East Coast Railway.
“Questa dunque era la situazione quando il 2 settembre del 1935, festa del Labor Day, si scatenò l’uragano più potente che si fosse mai abbattuto sul Nord America”.
L’autrice si rivela bravissima nel tratteggiare una coinvolgente cronaca romanzata di eventi realmente accaduti, nella quale si staglia nitida e commovente la figura femminile di Missy Douglas che preferiva i libri ai giochi nella palude, troppo intelligente per gli uomini della sua età, “troppo orgogliosa per fingersi stupida”, che avrebbe dimostrato fin troppo presto il proprio coraggio e ardimento. “Fuori si era fatto buio”.
Tempo d'estate
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